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Cade anche il Brasile, e fa tanto rumore. E cade Neymar, metaforicamente e non. Cinque coppe del mondo pesano: i verdeoro vengono sconfitti da un Belgio cinico e spensierato, alla sua seconda semifinale nella storia. Con l’eliminazione dei sudamericani, è dominio Europa in Russia: le due semifinali dei Mondiali 2018 parlano la lingua del vecchio continente, con la Francia, i Diavoli Rossi e le altre due qualificate che scopriremo domani nei derby tutti europei. Non succedeva dal 2006, anno in cui fu l’Italia a trionfare. Ed è accaduto altre tre volte: in due occasioni (1934, 1982) furono ancora una volta gli azzurri ad alzare la coppa, mentre nel 1966 toccò all’Inghilterra, che da qualche minuto è dunque autorizzata a fare i debiti scongiuri.
LA STORIA SI RIPETE – Ancora una disfatta al Mondiale, dunque, per il Brasile, che dopo l’ultimo acuto nel 2002 non è più riuscito a centrare nemmeno la finale. I giocatori di livello non sono mai mancati, ma quel che è venuto meno negli ultimi anni è stata la personalità degli undici in campo (Neymar deve ancora lavorarci su) e dei ct che si sono susseguiti. Un Brasile molto più pragmatico rispetto alle precedenti edizioni, ma non per questo più solido: è bastato un Belgio ordinato e brutale per scardinare la tesi difensiva del professor Tite, che viene irrimediabilmente rimandato e messo in discussione nonostante il cammino trionfale nelle eliminatorie.
KAZANAZO E GEOPOLITICA – Ed è proprio per le aspettative altissime che si erano create intorno a questa squadra che si potrebbe (forse) parlare di Kazanazo. Non suona benissimo, ma il fil rouge con quanto accaduto quattro anni fa al Maracanà è forte: come allora, la sensazione di tutti era che, in un modo o nell’altro, il Brasile potesse arrivare fino in fondo; come allora, in fondo ci vanno le altre. E le altre sono tutte europee: dodici squadre UEFA al via, quattro si giocano i due pass per la finale. Sudamericane e resto del mondo prematuramente fuori dai giochi, ma sempre più centrali per la FIFA, che evidentemente prescinde dal risultato del campo e non dalla mera geopolitica. Nel 2026 Mondiale a 48 squadre, e la percentuale di europee ai nastri di partenza diminuirà ulteriormente (16 su 48, contro le 12 su 32 dell’attuale edizione in Russia): per il momento, ancora una volta, il centro del mondo, anzi, del Mondiale, resta il calcio europeo.