Calcio

Lotta alla pirateria: rimossa dallo store di Google un’app di streaming

Luigi De Siervo
Luigi De Siervo - Foto LiveMedia/Francesco Scaccianoce

Il commissario AgCom, Massimiliano Capitanio, ha reso nota la rimozione di un’app di streaming dallo store di Google: “La lotta alla pirateria sbarca anche su Google Store. È solo un primissimo inizio, ma è davvero significativo che in queste ore Google, a livello planetario, abbia rimosso dal proprio store l’applicazione pirata Live Football Tv HD, piattaforma illegale di streaming scaricata da oltre mezzo milione di utenti. L’applicazione era utilizzata per guardare un’infinità di eventi sportivi, tra cui ovviamente anche il campionato di calcio italiano“. Capitanio ha poi proseguito: “Questo risultato è il frutto delle sinergie tra Parlamento, AgCom, detentori dei diritti, compagnie telefoniche e Internet Service provider per debellare un fenomeno che fa perdere all’Italia 1,7 miliardi ogni anno e oltre 10.000 posti di lavoro. Migliaia di utenti non sanno ancora oggi che guardare una partita in modo illegale e clandestino è un reato e comporta una sanzione che può arrivare fino a 5.000 euro“.

Capitanio prosegue sulla possibile sanzione a cui si va in contro: “La sanzione può essere comminata a tutti gli utenti che usano applicazioni per guardare illegalmente partite di calcio e altri eventi sportivi coperti da diritto d’autore. Con la rimozione di questa applicazione, che portava con sé anche un carico importante di pubblicità, Google dimostra di collaborare alla lotta alla pirateria nell’ambito della legge 93/2023, che impone ai motori di ricerca il delisting dei contenuti pirata e tutte le misure tecniche utili a ostacolare la visibilità dei contenuti illeciti“. Il commissario AgCom ha poi concluso: “È sicuramente un segnale positivo, anche se negli store digitali continuano ad essere presenti altre decine di applicazioni che verranno segnalate nei prossimi giorni e che faranno la stessa fine. Naturalmente sappiamo bene che chi ha già scaricato l’applicazione potrà continuare ad utilizzarla, ma gli utenti sono sempre più consapevoli del reato che stanno commettendo e delle conseguenze che rischiano, e anche questa è una rivoluzione culturale“.

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