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Basket, Nba: Pau Gasol, rappresentare la “Roja”

Pau Gasol, foto Richard Giles, CCY BY-SA 2-0

La Spagna è molto simile alla nostra Italia: c’è una buona cucina, molti posti marittimi ed un grande amore per tanti sport. Sicuramente il più seguito è il calcio, ma negli ultimi decenni questo paese ha sfornato grandi atleti per tutti i tipi di competizione (vedi Rafa Nadal ad esempio), che ha avvicinato la popolazione ad altre discipline. Non è un caso, quindi, che quando si parla di basket il primo nome che viene fuori è quello di Pau Gasol.

Pau Gasol è nato il 6 luglio 1980 a Barcellona. Da ragazzino, come tanti altri suoi coetanei, si avvicina subito al “futbol”, ma ben presto le sue doti fisiche vengono alla luce e la pallacanestro sembra la scelta migliore da fare. La famiglia è sempre stata un punto di riferimento per Pau: il suo sogno inizialmente era quello di diventare medico, come sua madre, complice anche il ruolo di infermiere ricoperto dal papà. La palla a spicchi è un altro amore che ha fatto conoscere i suoi genitori e che da sempre fa parte dei Gasol. La sua carriera inizia con la dirigenza del Barcellona che lo mette sotto contratto per le giovanili a 18 anni. La squadra catalana ha un ottimo staff tecnico, che porta il ragazzo subito ad alti livelli e un anno dopo fa il suo esordio in prima squadra. É nella stagione 1999/2000 che Pau si afferma per quello che è: un cestista di 213 cm, molto rapido e abile nel farsi trovare libero dal compagno. L’errore che i “blaugrana” commetteranno sarà quello di non dare peso al contratto del giovane talento, considerandolo secondario. Negli Stati Uniti però, il suo nome era su tutti i taccuini degli scout NBA.

Il 27 giugno 2001, tra le incertezze della stampa europea, Gasol inizia la sua avventura nella lega più famosa al mondo. Nel draft NBA è la terza scelta assoluta, finendo tra le braccia degli Atlanta Hawks. In quella stagione c’era una squadra che voleva rivoluzionarsi: i Grizzlies. Il giocatore scelto per questo nuovo cammino era proprio lo spagnolo, ma la possibilità di poter accedere solo alla ventisettesima scelta glielo stava portando via. Grazie ad uno scambio che porterà Shareef Abdur-Rahim ad Atlanta, la squadra di Memphis si porta a casa Pau Gasol. La prima stagione lo incorona “Rookie of the year” ed il suo valore non farà che crescere. Nel 2006 partecipa agli “All-Star Game”, ma nonostante ciò, le uniche cose positive che arrivavano per la squadra del Tennesee erano causate da Pau. Il suo buon rendimento viene confermato dalla vittoria dei Mondiali con la Spagna, dove è protagonista assoluto (salterà la finale per infortunio, conquistando comunque l’MVP della competizione). Una chiamata importante non tarda ad arrivare: nel 2008 i Los Angeles Lakers si assicurano il centro spagnolo. Il club di Memphis si consola con l’acquisto del fratello Marc. La carriera californiana è sicuramente la più importante nel suo cammino americano. Non ci metterà molto a conquistare i tifosi e un ruolo chiave nel quintetto base. Se il primo anno va bene, arrivando in finale, il secondo è ancora più straordinario. Pau Gasol vince per la prima volta l’anello con i Lakers dopo una stagione pazzesca (ha registrato una “doppia doppia” di media nei play-off). L’anno succesivo è il momento del “back to back” e la squadra di Kobe Bryant vince di nuovo il titolo NBA, con lo spagnolo protagonista in gara 7. E’ proprio l’MVP della finale a definirlo come:”il più forte giocatore in pick and roll della lega, un giocatore fondamentale per la conquista dei due titoli”.

La carriera di Pau oggi è ancora ad alti livelli anche se sta vivendo un’altra avventura, distante da L.A. Ma tra tutti i riconoscimenti vinti da lui, sia nelle “squadre di club” che in nazionale, sicuramente gli va affidato il grande merito di aver avvicinato un Paese ad uno sport. Che sia il calcio, il tennis o la pallacanestro, questo è il momento (per lo meno a livello europeo) della penisola iberica. Forse è una delle cose di cui Gasol può andare più fiero, perchè insieme ad altri suoi “colleghi” è riuscito a far diventare la Spagna una realtà in cui convivono tanti sportivi che stanno scrivendo la storia delle competizioni internazionali.

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