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INTERVISTA – Michele Serpilli: “A Legnano sono aumentate le mie responsabilità e sono cresciuto”

Michele Serpilli, Legnano 2018-2019 - Foto Ufficio stampa Axpo Legnano

“Quella che abbiamo appena concluso è stata una stagione complicata. Naturalmente andare ai playout non era ciò a cui ambivamo, però nell’ultimo mese quando abbiamo giocato per salvarci siamo scesi in campo con uno spirito diverso e abbiamo giocato una pallacanestro differente. Gli americani avevano meno il pallino del gioco in mano e ci siamo sentiti tutti protagonisti. Eravamo proprio un’altra squadra”. con queste parole Michele Serpilli riassume la stagione 2018/2019 dell’Axpo Legnano che ha ottenuto la salvezza nel campionato di Serie A2 passando per i playout. L’ala marchigiana al termine della post season ha raccontato ai microfoni di Sportface quella che per tanti motivi è stata un’esperienza inedita in quella che è la sua giovane carriera. Ero reduce dall’esperienza di Pesaro dove ero il giovane dell’A1, a Legnano invece ho giocato per la prima volta da senior a tutti gli effetti – racconta Michele – Quando entravo a Pesaro giocavo 5-10 minuti e potevo limitarmi a fare il mio, qua invece ho avuto subito più minuti e nel corso della stagione il coach mi ha affidato maggiori responsabilità. Inoltre ho avuto la fortuna di esser stato accolto bene in una società tranquilla e libera che non ha messo pressioni su un gruppo molto giovane come il nostro. Il bilancio generale dell’esperienza di quest’anno è più che positiva e sono contento di poter dire di esser cresciuto come persona e come giocatore”.

“Sapevamo ad inizio stagione che sarebbe stato difficile. Molte squadre si erano rinforzate e il format con cinque retrocessioni aumentava il rischio di scendere – spiega Michele che torna a parlare dell’annata sul campo che si è da poco conclusa – Inoltre sul piano personale ho provato delle sensazioni inedite perché a Pesaro avevo meno responsabilità nei confronti dei compagni e dei risultati della squadra. Quest’anno invece ho vissuto lo spogliatoio a pieno ed è pesante quando dopo una sconfitta si torna in palestra e sei obbligato a tirarti su anche quando l’umore è sotto le scarpe”. Come detto in apertura da Serpilli la sinfonia è cambiata con l’inizio dei playout. La svolta infatti è arrivata proprio quando i lombardi non potevano più concedersi passi falsi: Nei playout siamo stati una squadra diversa e non solo nei momenti belli. Anche dopo le sconfitte l’umore rimaneva alto e avevamo un atteggiamento positivo – afferma il cestista marchigiano che successivamente svela l’approccio personale a partite decisive per la stagione del club – Dal punto di vista emotivo non nascondo che ci sia stata un po’ d’ansia, le gambe tremano e per la testa ti passano in testa mille cose. Però il nostro capitano è stato importante in questi momenti perché ha tranquillizzato me e gli altri giovani del gruppo facendoci sapere che alla sua età viveva ancora con tensione impegni di questo tipo”. Proprio al capitano Michele Ferri è legato quello che per Serpilli è l’highlight della stagione: “In gara-5 contro Cento è stata bellissima la reazione del pubblico al canestro decisivo di Ferri. C’è stata un’invasione di campo nonostante dovessimo ancora giocare la finale playout con la Bakery Piacenza. Inoltre Michele si è ritrovato mezzo palazzetto sopra e ha riportato qualche ferita alle ginocchia”:

Il prestito a Legnano per Serpilli ha portato diversi cambiamenti anche fuori dal campo, su tutti l’abbandono per la prima volta in carriera della sua regione d’origine: “Io sono di Ancona e negli ultimi anni vivendo a Pesaro ero già abituato a vivere da solo o con compagni. Quest’anno ero più lontano dalla mia famiglia però mi sono subito adattato alla nuova realtà – racconta Michele che con il trasferimento in Lombardia ha preso anche una decisione importante sul piano accademico – Quest’anno ho preso un anno sabbatico e mi sono dedicato unicamente alla pallacanestro. A Pesaro ho fatto sempre il liceo pubblico nonostante la presenza dell’impegno sportivo che non ti aiuta con la scuola. L’anno passato però per via delle assenze ho avuto difficoltà a seguire il programma quindi ho preso questa decisione. Nei prossimi mesi vedrò se riprendere”.

Agganciandosi al discorso il giocatore di proprietà della VL Pesaro risponde ad una domanda sull’NCAA: “L’NCAA che io sappia non mi è stata proposta perché comunque è il mio procuratore a filtrare le richieste che arrivano. Però se devo essere onesto non sono mai stato affascinato dal college. Non tanto per il lato didattico o per il trasferimento negli Stati Uniti d’America, ma perché sono convinto che in età giovanile giocare un campionato di Serie A2 aiuti di più sul piano cestistico rispetto all’avventura oltreoceano dove giochi al massimo contro ragazzi di tre anni più grandi”. Michele chiude il cerchio sul basket giovanile dando la sua opinione sulla proposta della Lega Basket riguardante la creazione di un campionato giovanile Under 20 con i club di A1 protagonisti: “Il campionato Under 20 non lo reputo utile per i ragazzi. Ho visto diversi match della Next Gen Cup che era Under 18 e il format non mi è dispiaciuto, diventa invece diverso fare un campionato. Inoltre molte squadre forti a livello giovanile come Stella Azzurra e Bassano non hanno la squadra di Serie A1 – prosegue il discorso Serpilli per poi aggiungere – Credo che giocando contro gente più grande si possa solo crescere. Io stesso a 16 anni ho giocato la C Silver nelle Marche dove il livello non è così basso e devo dire che è una cosa che mi ha aiutato”:

“Le differenze tra A1 e A2 sono significanti sul lato tecnico dato che nella serie cadetta scendono in campo due americani mentre in A1 ce ne sono cinque o sei a seconda della squadra – racconta Serpilli che confronta l’esperienza di Legnano con l’assaggio di massima serie avuto con la maglia di Pesaro – In A2 ho trovato però tanto agonismo perché i giocatori italiani, giovani o meno, vogliono far vedere quanto valgono e hanno tanta fame”. In quel di Pesaro Serpilli ha condiviso per tre anni gli allenamenti con la prima squadra ed è stato per due stagioni aggregato al roster: “Gli ultimi anni sono stati difficili per tutto l’ambiente. Non nascondo che mi aspettavo di poter giocare di più, però capisco che per un allenatore che si gioca il posto in panchina far giocare il giovane sia l’ultimo dei problemispiega Michele che raccoglie però i lati positivi – Ad ogni modo vivere il clima della prima squadra, fare le trasferte e giocare con loro è una cosa che mi ha aiutato. Nel mentre poi giocavo con le giovanili e di Pesaro come ambiente posso dire solo belle cose”. Proprio al team biancorosso è legato uno dei momenti che l’ala ricorda con maggior orgoglio: Il secondo posto alle finali nazionali Under 15 è stato speciale. Il gruppo che è arrivato fino in fondo era frutto del lavoro del vivaio e abbiamo perso contro la Stella Azzurra che invece aveva già reclutato diversi giocatori anche all’estero. Questo ricordo me lo porterò dietro per tutta la carriera”.

“Io sono un ragazzo che si chiude abbastanza quindi non sono uno che si vanta molto dei risultati ottenuti – svela Michele riferendosi alla gestione della pressione derivante dallo status di prospetto che lo segue da diversi anni – Io dal canto mio ho sempre pensato ad allenarmi ben. Poi è naturale che sul campo ci sia un po’ di tensione, però con il tempo ci ho fatto l’abitudine e adesso gestisco bene la situazione”. Grazie alle doti sviluppate precocemente Serpilli è riuscito a svolgere la trafila delle nazionli under sin dalla giovanissima età: “Per me è stato bellissimo giocare con la maglia azzurra. Capisco chi non si è trovato benissimo a vivere quest’esperienza perché comunque in estate i raduni durano un mese e dopo 8-9 mesi in cui giochi sempre invece di fare le vacanze devi continuare a lavorare, però vedere il proprio nome sulla maglia della nazionale è una cosa unica. Inoltre lo staff e gli allenatori ti proiettano in una mentalità da giocatore senior nonostante tu sia in una squadra giovanile”.

In conclusione Serpilli parla del prossimo futuro: Adesso ho due anni di contratto a Pesaro però è presto per parlare con la società e onestamente non so cosa farò. Sul piano personale sono consapevole di dover lavorare molto sul piano fisico, in particolare sul lavoro delle gambe e sulla velocità di piedi. Tecnicamente invece mi dedicherò al palleggio e alla difesa”.

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