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“È importante fare una distinzione sul caso Schwazer: la giustizia italiana ha disposto l’archiviazione del procedimento penale a suo carico. Il diritto penale è una cosa, possono decidere quello che vogliono e questo fa parte della giurisdizione italiana. La giustizia sportiva, che è quello che ci riguarda quando si parla di antidoping, e non di giustizia penale, ha reso nota la sua decisione tempo fa, già a Rio”. Queste le parole di Olivier Niggli sul caso Schwazer. “Il signor Schwazer ha portato le sue istanze per contestare la decisione della giustizia sportiva in più sedi: dal Tas, il tribunale arbitrale dello sport, al tribunale federale svizzero, e la sua difesa è sempre stata respinta, è sempre stata ribadita la sua colpevolezza“, ha poi aggiunto il direttore generale della Wada, l’agenzia mondiale antidoping.
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“La giustizia ordinaria in questo caso guarda solo all’aspetto penale, analizza una parte molto ristretta delle prove: queste due strade non si sovrappongono. La giustizia sportiva ha lavorato in maniera molto scrupolosa: c’è stata un’udienza, sono stati sentiti testimoni, analizzato le prove, sono stati chiamati degli esperti e tutto questo ha portato alla sua condanna. La giustizia ordinaria si occupa solo del decidere se aprire o meno un’investigazione penale e il processo è molto diverso: non sono stati sentiti testimoni, alcuni esperti sono stati richiesti ma solo su temi molto specifici e possiamo dire che per molti aspetti non può essere considerato un vero giudizio quello che ne esce, ma solo una decisione di non procedere a un’investigazione. È molto delicato e per questo bisogna stare attenti a non confondere i due piani”, ha concluso Niggli. Che ha poi sottolineato: “Noi pensiamo che le prove portino in un’altra direzione e sfortunatamente non è più possibile avere con lui una conversazione razionale su questo argomento“.
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