Amarcord

L’angolo del ricordo: Asensio, 4-1… ma è davvero finita?

Massimiliano Allegri - Foto Antonio Fraioli

Nel 2017 l’ultima finale di Champions della Juventus e di un’italiana. La famosa notte di Cardiff compie già tre anni, una notte agrodolce in cui svanirono i sogni dei bianconeri, giunti all’atto conclusivo da vera schiacciasassi avendo la meglio di Porto, Barcellona e del Monaco di Mbappè in semifinale. Purtroppo per i ragazzi di Allegri, che già due anni prima si erano dovuti arrendere a un passo dall’obiettivo, l’avversario di quella finale era un Real Madrid più galactico che mai, e soprattutto Cristiano Ronaldo era ancora dall’altra parte della barricata. CR7 punì per due volte i bianconeri, e a nulla valse il gol meraviglioso di Mandzukic in acrobazia per il momentaneo pareggio. Tutti, però, si ricordano di un gol in particolare, quello di Asensio, ininfluente ai fini del risultato, ma portatore della definitiva certezza della sconfitta bianconera. Asensio, 4-1, è finita. Mezza Italia felice, l’altra metà nello sconforto.

PARTITA MAI FINITA – Ma quella partita, è davvero finita? Se si parla dei novanta minuti sul campo, sicuramente sì. I blancos, quella sera in Galles in tinta viola, alzarono la Coppa, i bianconeri persero la settima finale su nove. Ma a far rumore, e a farlo ancora oggi, fu quanto successo negli spogliatoi nell’intervallo del match, quando il punteggio era di 1-1 e tutto poteva ancora succedere. E tutto, stando a numerose voci, indiscrezioni, rivelazioni, accadde in quei quindici minuti.

TUTTO IN QUINDICI MINUTI – Partiamo dai rimproveri. E’ stato ricostruito che Bonucci – che pochi mesi prima era finito su uno sgabello, messo fuori rosa per via di alcune parole fuori posto contro il Palermo, che decisamente non piacquero ad Allegri – se la prese con Paulo Dybala, ammonito dopo pochi minuti e dunque un po’ condizionato in fase difensiva, ma anche un po’ spento in generale.”Svegliati, Paulo. Che ti prende?”, parola di Bonucci. Il numero 19, che l’anno dopo passò al Milan in quell’esperienza fallimentare di cui tutti si ricordano, ebbe anche da ridire qualcosa a Barzagli, preferito sulla corsia di destra e asfaltato da Marcelo e soci: “Se tu avessi messo il piede sul rasoterra di Cristiano Ronaldo il Real non avrebbe segnato”, edulcoriamo le parole del centrale all’altro collega di una BBC ormai pronta a sfaldarsi. E intanto Allegri era in tilt e già aveva il sentore che qualcosa sarebbe andato storto, così fu, visto che quei quindici minuti furono spesi decisamente meglio nello spogliatoio delle merengues, in cui Zidane parlò per alcuni minuti lasciandosi andare a un discorso motivazionale che spinse poi i campioni in carica ad aggredire letteralmente i bianconeri nella ripresa. Insomma, quella finale si giocò fuori dal campo, a metà tra i due tempi: e furono le parole a fare tutta la differenza del mondo.

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