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Roma 2024: no a colate di cemento, ma gli impianti da fare sono solo due

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Se non è sicuro, ormai è come se lo fosse. Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha deciso che non ci saranno più possibilità per il sogno dello sport italiano, che Roma non è in grado di organizzare i Giochi Olimpici del 2024. Al di là delle questioni etiche, contenutistiche e politiche di questa scelta, di cui abbiamo già parlato in un nostro editoriale che potete leggere qui, il dubbio maggiore parte sul fatto che chi ha preso questa decisione abbia veramente letto il dossier presentato dal comitato organizzatore.

Il dubbio era già sorto quando nella giornata di ieri Angelo Diario aveva sostenuto che i soldi promessi alla città di Roma per organizzare l’Olimpiade sarebbero arrivati lo stesso. Ma anche di questo abbiamo già parlato e anzi, vi abbiamo proposto l’audio che qui riportiamo per chiarezza.

 

L’insinuazione più grossa del dubbio sull’effettiva presa visione del dossier olimpico si è poi presentata nella maggior parte dei giornalisti quando il sindaco romano ha detto di essere contraria a nuove colate di cemento sulla città. A quel punto siamo tornati a rileggere il dossier proposto dal comitato per Roma 2024 e dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano, salvo trovare che le così dette colate di cemento dovrebbero essere sostanzialmente due legate a strutture sportive, una per il villaggio olimpico e una per gli studi televisivi. Per correttezza vi rimandiamo alla lettura del dossier (in lingua inglese), mentre qui di seguito ne riportiamo i dati più salienti ed interessanti tradotti e sintetizzati in italiano.

Al punto Q12 si parla proprio di strutture e subito si legge: “delle 35 strutture necessarie alle competizioni olimpiche, solamente 2 nuove verranno costruite ex-novo”. La prima è un centro per gli sport acquatici naturali, situato nella zona della fiera, sul fiume Tevere: il progetto punta anche alla creazione di itinerari ciclabili e percorsi pedonali per il futuro naturalistico post-Olimpico. La seconda struttura è un velodromo in zona Tor Vergata che nei progetti sarebbe poi diventato centro federale per l’allenamento: ad oggi non ci sono impianti di questo tipo nel centro e nel sud d’Italia. Proprio per il futuro utilizzo, questa struttura sarebbe finanziata interamente dal CONI, nell’interesse di creare un centro multisportivo per l’allenamento delle squadre e degli atleti di interesse nazionale.

Altre due nuove strutture che entrano nel dossier sono sul punto di essere cominciate, ma la loro realizzazione è indipendente dalla candidatura olimpica: il nuovo stadio della Roma (progetto privato), ed il complesso sportivo di Tor Vergata (pensato già in funzione di centro indoor necessario per la zona e per i 43.000 studenti dell’Università).

Proprio in funzione del progetto a lungo termine sulla creazione di un centro di ricerca, formazione e anche sportivo legato all’università romana, la scelta di Tor Vergata per il villaggio olimpico è stata pensata con un futuro utilizzo come campus universitario e come alloggio per i parenti dei pazienti ricoverati al vicino ospedale universitario. La struttura del villaggio olimpico è stata pensata per essere all’avanguardia nel campo dell’edilizia, in accordo con le più severe leggi a riguardo ed è pensato per essere autosufficiente (Near Zero Energy Building, NZEB).

Il nuovo centro IBC/MPC, ovvero sede della produzione televisiva e radiofonica, è stato programmato in accordo con i progetti di modernizzazione e miglioramento delle sedi della RAI e per questo progettato a Saxa Rubra. Il complesso si rifarebbe di strutture fisse e temporanee, con le prime sottoposte al controllo della RAI e le seconde per completare le necessità del Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

Per quanto riguarda i siti già esistenti, il comitato organizzatore ha pensato al rinnovo di strutture il cui recupero è necessario in una visione di eredità olimpica, mentre per molte competizioni ha ritenuto più consono l’uso di strutture temporanee o il riadattamento di luoghi solitamente usati per altri sport. Ne è l’esempio l’utilizzo delle strutture solitamente tennistiche del Foro Italico (stadio Pietrangeli e Centrale) per creare stadi all’aperto per la pallanuoto ed i tuffi, sicché gli sport dell’acqua siano tutti nello stesso luogo. Il tennis invece sarebbe riallocato a Tor Vergata in una struttura temporanea, dal costo ridotto poiché in situazione di condivisione di spazi e servizi con altri sport. La scelta di una struttura temporanea è spiegata proprio dal fatto che il Foro tornerebbe poi al mondo del tennis non appena concluso l’evento a cinque cerchi.

Tra i punti di forza della candidatura c’era poi l‘utilizzo di luoghi storici di Roma come teatro di diversi sport: il Circo Massimo come sede del beach volley, mentre via dei Fori avrebbe visto il percorso della marcia, la partenza della maratona e le finali di tiro con l’arco. Le competizioni di mountain bike sarebbero state organizzate nel parco di Villa Ada, le Terme di Caracalla per i turni preliminari di tiro con l’arco ed i Pratoni del Vivaro per le competizioni di equitazione. Il Colosseo verrebbe usato come centro per la rivoluzionaria idea della Parata degli Atleti, ovvero un luogo dove i medagliati possano incontrare i fan in un atmosfera di festa e una location affascinante.

Va inoltre specificato che nessuna delle spese, come spiegato dall’ultima pagina del dossier, sono a carico del comune di Roma, che altresì dovrà affrontare le spese relative all’organizzazione del Giubileo del 2025 come la riqualifica della viabilità stradale e del trasporto pubblico che invece sarebbero stati coperti con l’organizzazione dell’evento a cinque cerchi con l’apporto di fondi nazionali, di sponsor, la vendita di biglietti e merchandising, ed il supporto del CIO. Per dettagli rimandiamo alla lettura della pagina a riguardo, poiché una sintesi qui risulterebbe sommaria e più confusionaria che altro.

Insomma, la candidatura di Roma 2024 puntava a riproporre quanto fatto da Roma 1960, quando lo sport si aprì alla città, mostrando al mondo le bellezze della città e della cultura italiana, rilanciando il turismo, facendosi ammirare dal mondo con scene di bellezza unica nella storia olimpica come la ginnastica artistica alle Terme di Caracalla o l’arrivo in notturna di Abebe Bikila sotto l’arco di Costantino. Il no politico e incondizionato del sindaco Raggi ha quindi ufficializzato l’addio alla speranza di riportare lo sport alla semplicità del passato, di mostrare che Roma e l’Italia sanno organizzare grandi eventi, sanno guardare al futuro, non hanno paura di credere nei sogni e renderli realtà. L’incubo invece è quello che ancora una volta abbia vinto il nulla di fatto, abbia vinto la paura e nessuno di noi vedrà questo spettacolo di storia, sport e passione, mentre Roma resterà sempre la stessa e piani per il futuro rimarranno sempre lì, in attesa.

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