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“Vincere l’oro ci ha cambiato la vita, ma voglio che cambi il meno possibile la mia voglia di competere e di andare in barca” ha aggiunto Tita. “Il successo nipponico è la conclusione di un cammino durato cinque anni” ha chiosato Caterina Banti. “Siamo molto diversi, ma abbiamo anche parecchie cose in comune – ha spiegato Tita sull’affiatamento in barca -. Il nostro è un rapporto innanzitutto professionale, ma è ovvio che se ne crea anche uno personale visto che passiamo più tempo tra noi che con i nostri rispettivi fidanzati“.
“Credo che l’equipaggio misto sia un punto di forza: siamo riusciti a sfruttare i nostri aspetti positivi per uno scopo comune” ha sottolineato Caterina. “È importante che ognuno di noi abbia i propri spazi e i propri ritmi: è una cosa che abbiamo imparato nel corso degli anni” ha aggiunto Ruggero Tita, che non nasconde le difficoltà di collaborare con un’altra persona: “Caterina per un periodo è stata molto permalosa. Poi vinto l’oro si è rilassata“. Banti invece ritiene che Ruggero “a volte è eccessivamente preciso“. I due velisti hanno anche rivelato un aneddoto simpatico sul loro allenatore: “In Giappone è riuscito a non cambiarsi le mutande per tutta la durata dei Giochi“.
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