[the_ad id=”10725″]
Jelena Ostapenko ha conquistato per la prima volta l’accesso alle WTA Finals (al via il 22 ottobre) al termine della migliore stagione della sua carriera, che l’ha vista conquistare i primi due titoli Wta in carriera, tra cui naturalmente spicca il Roland Garros, e perdere una finale: a Singapore la 20enne di Riga si presenta da numero 7 del seeding, ma con tutte le credenziali per ben figurare in una cornice così prestigiosa.
Data la giovane età della lettone, non sono molti i precedenti con le altre qualificate: la più affrontata è Caroline Wozniacki, battuta 4 volte su 4, seguita a ruota da Garbine Muguruza con cui il bilancio è di una vittoria e due sconfitte. 0-2 il bilancio con Karolina Pliskova, 1-1 con Simona Halep (dove il primo 1 è rappresentato dalla finale di Parigi), 0-1 con Venus Williams ed 1-0 con Elina Svitolina. Nessun precedente invece con l’ultima delle qualificate, Caroline Garcia.
Da sempre seguita dalla madre-allenatrice Jelena Jakovleva (supportata dal 2016 dalla ex tennista spagnola Anabel Medina Garrigues), “solo” quest’anno la 20enne di Riga si è inserita nel gotha del tennis, sebbene se ne intravedessero le potenzialità già da diverso tempo. Ma Jelena non frequentando una scuola privata come tante colleghe, spesso ha scelto di anteporre gli impegni scolastici alla carriera, vedi anche la rinuncia ad Indian Wells dello scorso anno: “Ho sempre voluto studiare perché nello sport non puoi mai sapere cosa accadrà. Dunque ho pensato che frequentando una scuola migliore mi sarei garantita un futuro più certo, e nei prossimi anni non escludo di iscrivermi all’università”.
La tennista lettone ha vissuto una stagione altalenante, col picco dello storico trionfo nello Slam francese: più giovane vincitrice di un major dai tempi di Maria Sharapova (19 anni e 77 giorni agli Us Open 2006), la più giovane ad alzare la coppa intitolata a Suzanne Lenglen da Iva Majoli (19 anni e 300 giorni nel 1997) la prima a vincere il Roland Garros da non testa di serie nell’era open. Exploit giunto peraltro al termine di una stagione sul rosso non esaltante, a maggior ragione non tenendo conto della finale di Charleston, dove si gioca su terra verde, persa con Daria Kasatkina. Spesso svogliata nei tornei minori, ma anche in alcuni Premier, la Ostapenko ha certamente dato il meglio di sé negli Slam, a cominciare dall’Australian Open dove al terzo turno subisce una clamorosa rimonta da Karolina Pliskova, finendo per cedere 10-8 al set decisivo. Quarti di finale a Wimbledon, stoppata solo da Venus, terzo turno allo Us Open, sconfitta ancora dalla coetanea Kasatkina (con cui i rapporti non sono idilliaci), e per chiudere un finale di stagione di alto livello col successo a Seoul su Beatriz Haddad Maia e le due semifinali di Wuhan e Pechino che le hanno regalato i punti decisivi per Singapore: in un anno la tennista lettone è così passata dalla 43esima posizione all’attuale numero 7 Wta, che rappresenta anche il suo best rank.
La qualità più importante della Ostapenko, retaggio di un infanzia che la vedeva dividersi tra il tennis e il ballo, è senz’altro la velocità di piedi che le permette di colpire la palla sempre nella posizione ideale sprigionando una potenza devastante con tutti i fondamentali: il servizio è certamente migliorabile, ma il rovescio lungolinea è semplicemente perfetto, il diritto si assesta costantemente su velocità “maschili” ed il tocco è sensibilmente migliorato grazie alle tante partite di doppio disputate. Dove la lettone può crescere ed anche tanto, è dal punto di vista caratteriale: a tratti ingiocabile per le avversarie, in alcuni casi tende a uscire totalmente dal match perdendosi in sterili polemiche col pubblico ed il giudice di sedia, compromettendo set e spesso interi incontri. Memorabili poi alcuni suoi “coaching” in cui la madre o la Garrigues tentavano di farla ragionare, venendo per tutta risposta mandate a quel paese!
Insomma, anche se non è tra le favorite, se la testa regge e la grande personalità unita al suo gioco ultra-offensivo viene canalizzata nella giusta direzione (come sovente le accade contro avversarie di alto profilo), alla Ostapenko non manca davvero nulla per sognare l’impresa anche a queste Wta Finals: d’altronde l’anno scorso vinse Dominika Cibulkova e anche lei partiva col numero 7.