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Nel quarto “middle Sunday” della storia di Wimbledon (solitamente la domenica della prima settimana non si gioca, ma quest’anno gli organizzatori sono stati costretti a rompere la tradizione a causa dei dispetti del maltempo), John Isner e Jo Wilfried Tsonga danno vita a un entusiasmante incontro di terzo turno, conclusosi 6-7 (3), 3-6, 7-6 (5), 6-2, 19-17 in favore del francese dopo una rimonta incominciata ieri e portata a termine quest’oggi. La partita, infatti, era stata sospesa per oscurità alle 22 di ieri sera, sul punteggio di 2 set a 1 per il gigante americano.
Non è la prima volta che lo statunitense si è trovato in situazioni simili. Il suo nome rimarrà per sempre legato ai Championships grazie al record conquistato con sudore nel 2010, quando diede vita con Nicolas Mahut all’incontro più lungo della storia del tennis. Il 70-68 in suo favore fu il risultato di 11 ore e 5 minuti di gioco, 215 ace complessivi, 490 vincenti totali.
Da allora, il campo numero 18 dell’All England Club reca un’insegna commemorativa, che ha reso indimenticabile quel giorno leggendario (in realtà i giorni furono tre, da martedì 22 giugno a giovedì 24 giugno). Ma il rapporto triangolare Isner – francesi – quinto set ha esteso i suoi confini anche a qualche chilometro di distanza. Nel 2012, l’americano uscì sconfitto al secondo turno del Roland Garros per mano di Paul Henri Mathieu, 18-16 al quinto set, al termine di 5 ore e 41 minuti di battaglia.
Alla ripresa odierna contro Tsonga, Isner spera di archiviare la pratica rapidamente, probabilmente a conoscenza dell’imbattibilità di Jo nel quinto set dei Championships (5 su 5 finora, memorabile il successo del 2011 nei quarti di finale, conquistato recuperando due set di svantaggio a Roger Federer).
Ma un acciacco alla gamba sinistra gli impedisce di essere competitivo nel quarto set, che cede nettamente al suo avversario per 6 giochi a 2. Rinvigorito dall’assistenza del trainer, John incomincia il quinto e decisivo parziale al servizio. È ben presto chiaro che la partita possa andare per le lunghe. Nei primi 10 game, il giocatore in risposta racimola le briciole (appena 4 punti Tsonga, 7 Isner), e anche la palla break non convertita dal francese nell’undicesimo gioco rappresenta un’oasi in un deserto di opportunità.
Sul 16-15 per il 31enne statunitense, Tsonga deve affrontare un match point, ma lo schema fedele alleato per un’intera carriera non tradisce nel momento del bisogno: servizio e dritto, 40 pari. Due game più tardi, è Isner a trovarsi sull’orlo del burrone. Dal 30-0 perde tre punti consecutivi, annulla la prima palla break all’avversario con una bordata al servizio, ma concede una seconda opportunità, la terza del set per il francese.
Prima ancora in campo, Tsonga si salva come può ma l’americano spedisce in corridoio un dritto comodo da metà campo. Break. L’ex numero 5 del mondo può servire per il match, e per portare a 6 su 6 il suo record di imbattibilità nei quinti set sull’erba. Chiude a 15 con un’elegante volèe di rovescio, e dopo aver mostrato un’esultanza liberatoria, abbraccia sportivamente il suo avversario, tra gli applausi d’entusiasmo del campo numero 2 di Wimbledon.
Il 19-17 conclusivo rappresenta il terzo quinto set più lungo della storia dei Championships. Ovviamente Isner occupa anche il gradino più alto del podio, grazie al famoso incontro con Mahut citato in precedenza. Secondo posto per il terzo turno del 2000 tra Mark Philippoussis e l’olandese Sjeng Schalken, vinto 20-18 dall’australiano. Sollevati che “Big John” ed un francese abbiano vissuto un altro capitolo del loro intenso rapporto, ci apprestiamo ad immergerci nella seconda settimana del torneo di tennis più bello del mondo.