Editoriali

La svolta di Lesia Tsurenko: dall’apatia al coraggio, dalla paura alla battaglia

Lesia Tsurenko e Adriano Albanesi

Come si riconosce una giornata positiva, unica, che potrà regalare gioie e soddisfazioni? A fare la differenza sono alcuni piccoli dettagli: un sorriso, uno sguardo diverso dal solito, una nuova consapevolezza. Lesia Tsurenko arrivava a Parigi dopo un periodo molto negativo. Dopo il successo ad Acapulco, giunto a inizio marzo, l’ucraina aveva inanellato sconfitte in serie, chiudendo anche il rapporto con il suo storico coach. Al Foro Italico è nata una nuova collaborazione con il coach romano Adriano Albanesi. Tabula rasa, un nuovo inizio. Lesia, ventinove anni appena compiuti, quattro titoli Wta, vuole valorizzare gli ultimi 3-4 anni di carriera. A Roma le cose non vanno nel migliore dei modi, tre game portati a casa contro la Martic in un match mai in discussione. Al primo turno del Roland Garros la musica non sembra cambiare: Lesia gioca con paura, non accelera, la sua voce non si sente. Stefanie Voegele sale 6-4 2-0 ma, all’improvviso, qualcosa cambia. Parziale di dodice giochi a due, risultato finale Tsurenko b. Voegele 4-6 6-2 6-2. La partita si chiude con una miriade di vincenti.

Al secondo turno, contro Coco Vandeweghe, Lesia entra in campo tesa e dopo pochi minuti va subito sotto 3-6. Sale 3-0 nel secondo ma viene subito rimontata sul 3-3. Da quel momento, come contro Voegele, si sblocca, la palla è pesante, veloce e profonda. Game set match Tsurenko 3-6 6-4 6-0.

Terzo turno contro Magdalena Rybarikova, campo 7. È una giornata diversa, è una mattinata molto positiva. Lesia sorride, anzi ride. Inizia l’attivazione cognitiva. “Adriano, mi piace tantissimo questo tipo di riscaldamento – esclama affannosamente durante il recupero tra una serie e l’altra -. Tu come hai dormito? Io bene”.

Il warm up mattutino manda segnali incoraggianti. Lesia sbaglia la prima palla dopo 18 minuti e già dopo pochi colpi comincia a far sentire la propria voce. È carica a puntino. Tsurenko e Albanesi, che dopo poche settimane insieme ancora stanno iniziando a conoscersi, si ritrovano nuovamente in palestra per l’ultima parte del riscaldamento. Attivazione leggera ma graduale, così da far entrare in campo Lesia carica a puntino. È concentrata, tesa ma nel modo giusta. Si parla per l’ultima volta di tattica, ma le idee di entrambi sono chiare e ben coordinate. Adriano le fa l’occhiolino, come sempre in questi giorni. Si va in campo.

Sin dal primo ‘15’ si capisce che è tutta un’altra Lesia. Non c’è bisogno di aspettare un set o più per assistere al suo vero tennis, quello fatto di grandi accelerazioni, di colpi profondi, di grinta e determinazione. La Tsurenko gioca una partita fantastica, chiusa 6-2 6-4 contro Rybarikova. Si incarta in un paio di momento, sul 3-1 e sul 5-3 del secondo set, ma si ritrova subito e chiude. Braccia al cielo, un sorriso coinvolgente, una gioia indescrivibile. La gioia di chi ha vinto e ha convinto, prima di tutto se stessa. Al prossimo turno sfida a Garbine Muguruza.

Come mai pensi di esserti incartata in quei due momenti?” – chiede Albanesi a fine match.
Ho pensato, ho pensato troppo” – risponde Lesia.
Non devi pensare, devi giocare. Se pensi, esiti. Se pensi, perdi quella fondamentale frazione di secondo. Gioca, gioca, gioca”.
Lo so, hai ragione – sottolinea Tsurenko – “ma a volte la testa mi dice una cosa e il corpo ne fa un’altra. Io so che tu vuoi che io sia aggressiva…

La parola chiave è coraggio. Adriano lo sa e ribadisce il concetto. Lesia sa benissimo che ha ragione. Dopo la conferenza stampa si ritrovano al ristorante.

Come stai?” – chiede Albanesi
Mi sento bene”.
Cosa mi vuoi raccontare di oggi?” – insiste Adriano.
Voglio dirti che è stata una mattina perfetta. Mi sono goduta tutto, dalla colazione al riscaldamento sino all’ingresso in campo. Ero teso, la bocca era contratta, ma ho buttato via tutto appena è iniziata la partita. Ero pronta a giocare, a vivere la battaglia, a lottare. Non mi accadeva tanto, dalla finale di Acapulco. In questi tre mesi quando veniva annunciato il mio nome volevo scappare, ma finalmente sono tornata”.

Arriva l’allenatore della Rybarikova. Fa i complimenti a Lesia e ad Adriano. Subito dopo arriva Magdalena. Il suo coach ha in mano una birra gigante e un bicchiere vuoto. Dividono la birra in due boccali e inizia a bere, a ridere, a scherzare. Nonostante la sconfitta arrivata al terzo turno di uno Slam. Un’occasione mancata per la Rybarikova. Se ne vanno. È la fotografia della giornata. “Li vedi? – spiega Adriano a Lesia – La vita non finisce dentro al campo da tennis. Non finisce dopo una carriera. La vita è altro. Sorridi, domani c’è un altro match da giocare, un’altra battaglia da affrontare”.

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