A Dubai la n.1 WTA affronta Kyrgios in un match evento che divide: lontano dallo spirito del 1973, ma al centro del dibattito globale
Un’altra “battaglia dei sessi”, questa volta con protagonisti Aryna Sabalenka e Nick Kyrgios. Il tennis torna a interrogarsi sui rapporti di forza tra uomini e donne, ma il contesto, lo spirito e gli obiettivi sono profondamente diversi da quelli che segnarono una data simbolo dello sport mondiale.
Segui le nostre dirette e i nostri contenuti su Sportface Tv. Per scaricare gratuitamente l’app di Sportface TV, puoi accedere al Play Store per Android e scaricare l’app Sportface. Se hai un dispositivo iOS, puoi scaricare l’app dall’App Store. L’app è disponibile anche per l’uso web tv.sportface.it
Il riferimento storico è inevitabile: 20 settembre 1973, quando Billie Jean King sconfisse Bobby Riggs davanti a 90 milioni di telespettatori. Quella non fu solo una partita di tennis, ma una battaglia culturale. In palio c’erano parità salariale, dignità professionale e riconoscimento per il tennis femminile. King vinse sul campo e nella storia, diventando un’icona globale del femminismo sportivo.
Oggi il palcoscenico è Dubai, l’orario è quello delle grandi occasioni e la cornice è quella di un evento mediatico globale, con una borsa milionaria e diretta in chiaro anche in Italia. Ma, come ha sottolineato la stessa King, “l’unica somiglianza è che gioca un uomo contro una donna”. Tutto il resto è cambiato.
Sabalenka, numero uno del ranking WTA, ha chiarito subito il senso della sfida: non una rivendicazione sociale, ma un evento per dare visibilità al tennis e dimostrare, ancora una volta, la forza e la competitività del movimento femminile.
«Le donne hanno già dimostrato di meritare la parità – ha spiegato –. Io voglio mostrare che possiamo lottare, divertirci e avere il coraggio di metterci alla prova. È anche un messaggio per le ragazze: essere forti significa non avere paura».
Per Kyrgios, invece, il match rappresenta soprattutto un ritorno al centro della scena. L’australiano, scivolato oltre la 600ª posizione del ranking ATP e frenato da tre anni di infortuni, ha ritrovato visibilità più per le polemiche – anche recenti – che per i risultati in campo. La sfida con Sabalenka diventa così un’occasione di rilancio mediatico, oltre che sportivo.
Per rendere l’incontro più equilibrato, il regolamento è stato adattato: un solo servizio per ciascun giocatore, campo leggermente ridotto per Sabalenka e, al posto del terzo set, un match tie-break a dieci punti. Un compromesso che conferma come non si tratti di una competizione “pura”, ma di uno spettacolo costruito.
Ed è proprio questo il punto che divide. C’è chi vede nell’evento un’opportunità di promozione globale e chi, come l’ex doppista Rennae Stubbs, si chiede cosa possa davvero guadagnare il tennis femminile da una partita in cui il risultato appare scontato sul piano fisico.
Sabalenka non si nasconde: su un campo tradizionale sarebbe difficilissimo competere contro un uomo, per velocità, potenza e forza. Ma se dovesse vincere in queste condizioni, il messaggio sarebbe comunque forte.
Più che una battaglia tra sessi, dunque, quella di Dubai sembra una battaglia tra epoche. Da una parte il 1973, con il tennis come strumento di cambiamento sociale. Dall’altra il 2025, dove il tennis diventa evento globale, intrattenimento e business. Due mondi lontani, uniti solo da una rete e da una domanda che continua a tornare: cosa significa oggi, davvero, parità nello sport?









