[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
Ci sono settimane che sono diverse dalle altre. Non lo capisci subito, perché per un mestiere come il tennista che vive sempre sul filo, sull’equilibrio sottilissimo tra vittoria e sconfitta è quasi impossibile stabilirlo: ma le sensazioni che maturano quelle sì che sono segnali, spie a cui è impossibile non dare retta. E Matteo Berrettini in questa settimana di Stoccarda sembrava essere destinato a vincere, è un trionfo pesante, pesantissimo. Sia per come è avvenuto, sia per quando è avvenuto e sia per le conseguenze che porta: la prima, quella più tangibile, è la classifica. Matteo lunedì sarà numero 22 del ranking Atp, con una seconda parte di stagione da attaccare a tutta e senza grandi cambiali in scadenza (circa 500 punti totali con i 250 di Gstaad). Ma la seconda conseguenza, quella più importante, è che Matteo Berrettini è diventato un giocatore vero, di quelli che sono destinati a fare faville. Merito di Vincenzo Santopadre, merito del suo staff, merito di Matteo stesso che non si accontenta mai e ha una mentalità vincente.
[the_ad id=”668943″]
La settimana dicevamo. Quella cominciata con una vittoria netta e schiacciante contro Nick Kyrgios, uno che su questi campi è sicuramente un outsider di lusso. Spazzato via in neanche un’ora di gioco. Al secondo turno c’è la testa di serie numero due, quel Karen Khachanov che dopo il Roland Garros è diventato top ten. Ok, non sarà un fenomeno sull’erba ma un top ten bisogna saperlo batterlo. E Matteo, dopo il successo con Zverev a Roma, ha fatto bis. E sempre in due set, in un match anche questo controllato dall’inizio alla fine. Denis Kudla nei quarti di finale poteva rappresentare un ostacolo molto pericoloso anche per via dei precedenti: doppio 6-3 senza patemi d’animo. La semifinale e la finale sono state le due partite capolavoro del giocatore romano: sconfiggere Struff e Auger-Aliassime in due match molto equilibrati, in questo modo, dimostrando di poter giocare ad alto livello sotto pressione è tanta roba. Emblematico il tie-break del secondo set contro il canadese: un 13-11 in cui è praticamente successo di tutto, tranne una cosa, Matteo non ha mai perso lucidità ed efficacia. E questo conta. E anche tanto visto che il giovane Auger-Aliassime ha spolverato tutte le righe servendo e giocando ad altissimo livello. Ma alla fine ha vinto Matteo e lo ha fatto senza mai perdere il servizio in tutta la settimana.
Dopo Stoccarda viene Halle e infine Wimbledon. Berrettini non è sazio e può veramente uscire da questo mese erbivoro con un pieno di fiducia considerevole: l’impressione è che l’Italia abbia trovato un giocatore che per diversi anni possa stare ad altissimi livelli, su tutti i campi e in qualsiasi superficie. Basti pensare ad un anno e mezzo fa, Matteo ha fatto passi da gigante. E non ha nessuna intenzione di fermarsi.
[the_ad id=”676180″]