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Jannik Sinner: “Ottimo risultato essere numero sei al mondo, ma continuo a lavorare”

Jannik Sinner
Jannik Sinner - Foto Ray Giubilo

“Ora sono in uno stato di forma di fisico molto buono, lavoriamo tanto fino al week end e poi arriva la parte più divertente, cioè giocare il torneo. Abbiamo lavorato tanto sul servizio, ma stiamo cambiando anche altre due, tre cosine. La cosa più importante ora è lavorare tanto, in qualità e quantità. Poi, certo, sono numero sei del mondo ed è un ottimo risultato”. Così Jannik Sinner, numero uno d’Italia e numero sei al mondo nel ranking Atp, in un’intervista a Repubblica a pochi giorni dal via degli Us Open: “Simone Vagnozzi è molto bravo nella parte tattica e tecnica dei colpi. Darren Cahill, che ha avuto più esperienza, sa parlare molto bene prima delle partite importanti, ti fa stare tranquillo. Ma tutti e due si capiscono molto bene. Il lavoro di squadra è fondamentale. Quando sei giovane non non lo puoi capire, no. Perché pensi totalmente ad altre cose e ascolti. Io ero bravo ad ascoltare, ancora lo faccio molto bene. Ascolto i consigli tecnici e provo a realizzarli subito. Forse questo mi ha portato dove sono ora. Certo, anche nell’altro senso ora le cose un pochettino sono cambiate. C’è più confronto, nel senso che quando non capisco una cosa, ho voce in capitolo. C’è un confronto peri trovare una soluzione giusta. Ora siamo tutti sulla stessa linea, cioè siamo una squadra: il fisio, il preparatore, Darren e Simone. Quando c’è una cosa di cui discutere si parla tutti insieme, e insieme si mettono tutte le cose: quella è la nostra forza, il segreto del team”.

Sulle sue passioni al di là del tennis: “Sinceramente? Sono sempre uguale, come persona, ho le mie passioni: ora mi piace giocare a golf, e poi mi piacciono tantissimo le macchine. Il mio vero, e unico regalo, è stata una Alpine. Ma non per farmi vedere in giro. Credo di essere un ragazzo normale. Io tranquillo non sono. Dentro di me ci sono i dubbi, mi pongo domande, mi incavolo e rosico quando non risolvo subito perché io sono uno che vuol fare le cose subito”.

E sulla vita di tutti i giorni: “Da quando ho 13 anni tutti i miei ragionamenti sono in italiano. Ormai faccio fatica in tedesco. Con i miei amici parlo misto. Gli amici, quelli veri sono dei tempi della scuola, sono gli amici che mi conoscono da sempre e per loro non è importante se sono il numero 6 o il 6000. Sono come fratelli, li sento tutti i giorni e quando ho bisogno di parlare loro qualche volta restano svegli anche la notte ad aspettarmi, come faccio io se qualcuno di loro ha bisogno. Per me l’amicizia è più importante che giocare una partita. Gli amici ti dicono le parole giuste: mi ricordano da dove sono partito, ti tengono su quando sei nella merda. Per me l’amicizia vuol dire tanto”.

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