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INTERVISTA – Adriano Albanesi: “Con Lesia Tsurenko ho preso un treno in corsa. A Parigi la svolta”

Lesia Tsurenko e Adriano Albanesi

A cura di Lorenzo Andreoli e Alessandro Nizegorodcew

Romano, classe 1981 e con un passato da professionista. Da maggio 2018 Adriano Albanesi è il nuovo coach di Lesia Tsurenko. Una collaborazione nata quasi per caso a pochi giorni dall’inizio degli Internazionali BNL d’Italia e che in pochissimo tempo ha già dato i suoi frutti, in campo e fuori. Dopo il successo nell’International Event di Acapulco nel mese di febbraio, la giocatrice ucraina è entrata in una crisi profonda, vivendo quattro mesi privi di gioco e di risultati. La svolta con gli ottavi di finale al Roland Garros: da quel momento una ritrovata Tsurenko ha raggiunto prima i quarti di finale a Cincinnati, poi ancora i quarti agli Us Open mietendo vittime del calibro di Garbine Muguruza, Caroline Wozniacki e Daria Kasatkina, issandosi per la prima volta sino alla posizione numero 26 del ranking WTA.  Adriano e Lesia hanno scelto la Rome Tennis Academy per affrontare al meglio la off season. Fra un allenamento e l’altro abbiamo scambiato due chiacchiere con lui.

Come procede la preparazione invernale con Lesia qui alla Rome Tennis Academy?
“Sta andando tutto molto bene, da queste parti respiro la vera aria di casa. Ringrazio Vincenzo Santopadre e Stefano Cobolli per la straordinaria accoglienza e l’ospitalità. Poter lavorare a Roma rende tutto più semplice e dopo una intera stagione in giro per il mondo poter stare più vicino alla mia famiglia è importante. La preseason è importante non solo per lavorare ma anche per ricaricare al meglio le batterie e partire con ancora più slancio”.

Facciamo un passo indietro. Come è iniziata la collaborazione con Lesia Tsurenko?
“Come accade spesso, anche questa volta è iniziato tutto per caso. Ho ricevuto una chiamata dal suo manager che mi informava del fatto che Lesia avesse concluso la relazione lavorativa con il suo ex coach e dieci giorni prima degli Internazionali BNL d’Italia abbiamo mosso i primi passi insieme. Il torneo non è andato bene, ma da quel momento abbiamo iniziato a crescere. Dopo Roma siamo volati a Parigi per il nostro primo Slam insieme, a mio avviso la vera svolta del 2018 di Lesia”.

Dato il poco tempo trascorso, immaginiamo una svolta mentale più che tennistica.
“Esatto. Il tempo per riuscire a cambiare le cose non era sufficiente. Dopo essersi aggiudicata il torneo di Acapulco a Febbraio, Lesia non ha più vinto un match. Sapevo di aver preso un treno in corsa e con poca fiducia. Pian piano siamo riusciti a capire in che modo affrontare un momento così delicato della sua carriera e le cose hanno iniziato a cambiare. Il match di primo turno vinto con la Voegele lo considero sempre il nostro vero punto di partenza”.

A livello personale, che significato ha avuto per te essere catapultato in una realtà così importante come un torneo del Grande Slam?
“Sono entrato in un mondo particolare, ricco di spettacolo ma anche di tanto caos. Noi allenatori studiamo e ci prepariamo proprio per momenti come questi e poterli vivere è davvero emozionante. Spesso si è talmente presi dal proprio lavoro che non si ha nemmeno tempo di realizzare ciò che ci accade intorno e a mio avviso è giusto così”.

Cosa ti lascia più soddisfatto del vostro percorso e su cosa state lavorando in questa preparazione invernale?
“Sono molto contento dell’atteggiamento di Lesia. Mi ha dimostrato e continua a dimostrarmi quotidianamente tanta fiducia. Per un allenatore riuscire a guadagnare la stima del giocatore è fondamentale e fra noi ha funzionato tutto con relativa velocità. In passato una sconfitta era sinonimo di catastrofe, mentre ora non è più così; domani è sempre un nuovo giorno e bisogna essere bravi a saper voltare pagina. Un aneddoto in particolare certifica il suo percorso di crescita. Dopo aver vinto un buon match durante la trasferta americana Lesia non era comunque soddisfatta della sua prestazione e le ho chiesto cosa non andasse. Il suo umore non era giù tanto per il match quanto per il fatto che durante la conferenza stampa un giornalista l’avesse pesantemente criticata. Scherzando le ho suggerito: ‘La prossima volta levati una scarpa e proponi al giornalista di turno di camminare al posto tuo’. Mi ha guardato interdetta per qualche secondo, poi siamo esplosi a ridere insieme. Tutto ciò per capire che una carriera non finisce dopo una partita persa e la vita non finisce dopo la carriera. C’è sempre un giorno in più per rialzarsi e riprendere a lavorare. La nuova Lesia crede maggiormente nelle proprie potenzialità a sa godersi tutto ciò che di bello le sta accadendo”.

Come state vivendo questo mix di culture fra un romano ed una giocatrice dell’est Europa?
“Certamente non è facile. Alla base ci sono una forte intesa e rispetto reciproco. Passiamo così tanto tempo a stretto contatto che ciascuno di noi sta prendendo molto dell’altro. Io mi sento un po’ ucraino ormai (ride n.d.r.) mentre lei sta palesando alcuni lati italiani. Scherzi a parte, lavoriamo molto bene insieme e vogliamo continuare così”.

In bocca al lupo e buona preparazione.
“Crepi il lupo e grazie”!

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