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“La passione per il tennis è nata da quando sono piccolo, perché tutta la mia famiglia ha sempre giocato, compresi i nonni, anche se nessuno lo ha mai fatto a livello professionistico. Si tratta di una cosa che abbiamo nel DNA, sono nato cresciuto nel campo da tennis, è stato lo sport più semplice da scegliere. Un aneddoto carino: a convincermi a ricominciare a giocare è stato mio fratello Jacopo, che è più piccolo di me come età ma ha cominciato prima di me. Io avevo provato per qualche anno, però non mi era piaciuto più di tanto, ho provato altri sport e alla fine è stato proprio lui a convincermi a riprovare, quando avevo otto anni. Da quel momento in poi non ho più smesso”. Queste sono le parole d’esordio di Matteo Berrettini, intervenuto ai microfoni di ‘The Lions Talk’ per un question and answer sulla propria carriera e sul tennis in generale, incluso il recente exploit a Wimbledon.
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Proprio il torneo tennistico per eccellenza, quantomeno il più prestigioso, tra i pensieri del tennista italiano: “Wimbledon? Si è trattato di un sogno forse troppo grande, che mi porto dietro da quando ero piccolo, ma le cose cambiano. Ho fatto tanti passi in avanti, mi sono impegnato tantissimo per cercare di migliorarmi. Ogni giorno sia in campo che fuori, cerchiamo l’eccellenza, e quindi cerco sempre di essere la migliore versione di me stesso e questo mi ha portato di essere dove sono adesso. Spero che questa prima finale Slam, a Wimbledon, sia un punto di partenza per una carriera ancora più importante. Supporto del pubblico? Questa è una delle sensazioni per cui gioco a tennis. Sentire lo stadio che fa il tifo per te, soprattutto, ovviamente, quello italiano, è uno stimolo grandissimo, anche se è un tifo contro di te. Entrare in uno impianto grande e non avere nessun che ti guarda fa una sensazione strana, sembra quasi un allenamento. Risentire invece le voci, vedere la mia famiglia che cerca di incitarmi, è una delle cose bellissime dello sport in generale”.
Toccato anche il delicato argomento Giochi Olimpici di Tokyo, saltati da Berrettini a causa di uno sfortunato infortunio: “Olimpiadi? Quello è stato sicuramente il momento più buio di questa stagione. Pochi giorni prima del via ero convinto di partire, poi però ho fatto una risonanza ha rivelato una lesione al vasto mediale, che mi sono procurato durante la finale con Djokovic. Già in semifinale, avevo una piccola lesione al muscolo ma, si sa, in finale, si gioca anche da zoppi. Perciò, ho sforzato, sono andato oltre e così non sono riuscito a recuperare. Ho sempre guardato le Olimpiadi, ho continuato a farlo anche da casa e ho sempre voluto parteciparvi. Quelli che mi conoscono bene sanno quanto ho sofferto per quella mancata partecipazione. Io sono uno che pensa al futuro quindi già ho la testa a Parigi, ai prossimi Giochi fra tre anni“.
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