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Rafael Nadal agguanta i quarti di finale agli Australian Open 2018 per la decima volta in carriera e lo fa non senza difficoltà. Diego Schwartzman, testa di serie numero 26 del tabellone maschile, strappa il primo set del torneo al campione di Melbourne del 2009 resistendo quasi quattro ore ma alla fine è costretto ad alzare bandiera bianca sullo score di 6-3 6-7(4) 6-3 6-3. Un successo che permette a Nadal di raggiungere Marin Cilic negli ultimi otto nel draw e proseguire la sua campagna verso il “Double Career Slam” (vittoria in ogni Major in almeno due occasioni, mai riuscita fin qui nell’Era Open), ma soprattutto di confermare il numero 1 nel ranking anche in caso di bis di Roger Federer.
L‘avvio di partita non è propriamente una passeggiata per Rafa. Lo spagnolo riscontra qualche difficoltà in più rispetto ai turni precedenti nel registrare il dritto, meno incisivo del solito, e la sua solidità da fondo ne risente. La prima avvisaglia con la palla break concessa nel quinto gioco diventa un vero e proprio campanello d’allarme sul 3-3, quando il maiorchino si ritrova sotto per 0-40. Nadal esce dal bunker con la complicità di Schwartzman che esagera nel cercare profondità nei colpi, poi finalmente mette la freccia. Nell’ottavo game per la prima volta conquista più di due punti in risposta e la terza palla break è quella buona: Rafa chiude dunque sul 6-3 senza patemi e tira un sospiro di sollievo.
La partita, però, è ben lungi dall’essere già archiviata. Resilienza è la parola che descrive al meglio un secondo set giocato da Schwartzman gettando il cuore oltre l’ostacolo, in cui ha dovuto recuperare per tre volte un break di svantaggio, uno dei quali con il numero 1 al mondo al servizio sul 6-5. Se da un lato è encomiabile la ‘garra’ dell’argentino, dall’altra sono ancor più evidenti le insicurezze odierne di Rafa, solamente mascherate dalla vittoria del primo parziale. E il tie-break è la giusta fotografia del suo momento: dopo aver recuperato un mini-break per due volte, sotto per 5-4 stecca prima col dritto e poi col rovescio. Schwartzman stringe il pugno, sulla Rod Laver Arena c’è partita. Eccome.
Rinvigorito dal primo set strappato all’iberico dopo tre precedenti in bianco, il tascabile tennista argentino vende cara la pelle. Chiave di svolta, purtroppo per lui, sia nella terza che nella quarta frazione la serie di chance mancate in apertura. Se nella maggior parte di queste (sette in totale) è quasi sempre perfetto Nadal nel trovare la prima e comandare sin da subito lo scambio, c’è qualche rimpianto soprattutto nel secondo gioco del quarto set durato oltre 10 minuti: su una delle cinque opportunità mancate, Diego ferma il gioco e chiede il challenge ma il falco non gli dà ragione, perdendo così malamente il quindici. Un lusso che non ci si può permettere con il sedici volte campione Slam, anche in giornate non indimenticabili come queste. Prodezze come il dritto in corsa che spolvera la riga sull’1-1 40-40 del quarto set possono far cambiare inerzia in maniera repentina, passando dal possibile break Schwartzman a quello effettivo messo a segno da Rafa. La splendida partita dell’argentino merita comunque altri minuti di gloria: dopo aver sventato il tracollo sul 4-2, si procura addirittura due palle per l’aggancio sul 4-4 ma Nadal è glaciale nel ritrovare la concentrazione ed evitare guai maggiori imponendosi ai vantaggi con un paio di smash. Nel gioco successivo Schwartzman è duro a morire, cancella due match point e prova a restare in vita ma Rafa non ha voglia di scherzare e mette la parola fine con una risposta vincente di rovescio.
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