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Un anno vissuto di corsa, tra l’obiettivo Eurolega e il sogno Olimpiade. Gigi Datome è consapevole del fatto che il 2016 potrebbe essere quello della definitiva consacrazione, una di quelle occasioni da non perdere.
L’arrivo in Turchia, una realtà totalmente differente da quella che aveva conosciuto, i risultati con il suo Fenerbahce. “Sono contento. In casa abbiamo un’atmosfera pazzesca. E’ gratificante giocare per qualcosa di più grande di te. Il Fener conta 30 milioni di tifosi in Turchia e ovunque andiamo in Europa ci sono comunità organizzate che vengono a fare il tifo per noi. Mi sento un giocatore importante. Della parola leader se ne abusa fin troppo, non ci si auto elegge leader, né un leader lo si cerca nelle statistiche. Il leader si vede spesso lontano dalle telecamere, quando serve una parola, un gesto o una azione nello spogliatoio. Da fuori è raro poterlo riconoscere” racconta ai microfoni di Repubblica.
La conquista dell’Eurolega come biglietto da visita per Rio 2016, il capitano azzurro si sente legato alla maglia azzurra e vuole riportare la nazionale all’Olimpiade dopo 12 anni di assenza “Una maglia che prima era solo un privilegio e che ora è diventata una grande responsabilità , verso chi ci segue, verso il movimento e verso me stesso. Messina? La sua esperienza e la sua carriera parlano da sé. Ha vissuto tanta pallacanestro ad altissimo livello in Italia, in Europa e anche in America. Spero possa darci quell’aiuto in più che magari può esserci utile per fare un ulteriore step in avanti. Sappiamo che dobbiamo vincere per conquistarci Rio, conta poco chi avremo o non avremo davanti”.
In chiusura una battuta anche sull’Nba, lui che l’America l’ha conosciuta da vicino. La stagione di Golden State è stata una lieta sorpresa per tutti. “Hanno fatto qualcosa di storico ma sanno benissimo che se non vincono il titolo vorrà dire non aver fatto quasi nulla, paradossalmente. Va detto però che quello che stanno facendo vedere quest’anno è un qualcosa di incredibile”.