Formula 1

Formula 1: le pagelle del GP d’Austria

Sebastian Vettel - Foto Bruno Silverii

Bello l’ultimo giro del GP d’Austria: piloti che non ci stanno a fare i secondi. La rivalità tra Nico Rosberg e Lewis Hamilton è sempre più forte e la Mercedes cerca di gestirli, ma anche no. LA Ferrari? Ciao, addio. Ecco le pagelle della nona tappa del campionato di F1.

Hamilton 10 e lode
Per una volta parte alla grande, comanda e sembra un pomeriggio in carrozza e invece il team gliene fa una dietro l’altra: due pit-stop lentissimi che lo spediscono dietro a Rosberg, gomme soft quando deve recuperare e l’allarme per una sospensione ballerina. Lui non si arrende, rimonta e infila Nico che però lo manda a far funghi. Finisce con la prima vittoria di Hammerton sul circuito di Spielberg e con il premio “Io non ci sto”. It’s Hammertime.

Verstappen 9.5
Bimbo mio, bimbo bello nelle tue vene non scorre sangue, ma una monoposto. Il pilota della Red Bull fa 56 giri con le stesse gomme, chiude le porte a Rosberg e Raikkonen e impacchetta il 2° posto come cadeau per il team sul circuito di casa. Per la gioia di Ricciardo e degli avversari. P.S. Mezzo voto in più e 9 a Ricciardo per essere andati in giro sorridenti per tre giorni con quelle tute oscene.

Button 8.5
Il “vecchio signore” della F1 porta la McLaren al 5° posto. Veloce, sicuro, astuto, educato, una mosca bianca in questo circo invidioso e litigioso.

Wehrlein 8
Quando ha visto l’ennesimo contatto tra i due pistoleri da Far West, ha sogghignato pensando che presto uno dei due sedili sarà suo. Già perché lui è pilota tedesco del vivaio Mercedes. Guida una Manor e le ha consegnato il primo punto in stagione. Oro colato. L’ultimo a riuscire nell’impresa fu Bianchi a Montecarlo.

Vettel 7
Festeggia i suoi 29 anni con l’esplosione di una gomma. Poteva fare di più, poteva arrivare a podio, poteva vincere forse, poteva trovare il petrolio, poteva far rientrare l’Inghilterra nell’UE. Un po’ di realismo no? Sta dando il massimo, questo è il massimo, è il massimo è “mai ‘na gioia”.

Mercedes 5
Ma vi siete accorti che la scuderia di Stoccarda ha meno punti di un anno fa? Vi siete accorti che non è affidabile come prima? Freni, PU, sospensioni, pit-stop da coffee break: qualcuno in fabbrica si è seduto sugli allori.

Raikkonen 5
In Ferrari esultano per la sua gara. Io no. Non è stato in grado di superare Verstappen a ruote finite, praticamente sulle tele. Non inventa mai niente, non brilla mai. Se resta in Ferrari è perchè la scuderia sa che sta guidando un camion, copywright di Prost.

Rosberg 4
A fine gara se l’è presa con la stampa, ma la manovra scorrettissima è farina del suo sacco e ben gli sta che gli si sia ritorta contro. Cerca di essere aggressivo e coriaceo come Hamilton lo è stato in passato, ma semplicemente non lo è. È solo una brutta imitazione. Chi nasce tondo non muore quadrato. Penalizzato con -2 punti sulla patente, 10” che non cambiano la classifica e una reprimenda. Gli va di lusso. La paura (di perdere il titolo) fa 90.

Ferrari 4
Arrivabene è simpatico e concreto, quindi non gli perdoniamo di vivere in Fantasilandia e di prendersela con la sfortuna, l’allineamento dei pianeti, l’anno negativo dei gemelli secondo l’oroscopo, i folletti maligni che custodiscono la pentola d’oro. La macchina è un abbozzo e non diventerà mai un quadro d’autore. Se c’è velocità, non c’è carico, se c’è carico aerodinamico, non c’è velocità. Le gomme non lavorano bene perché non entrano in temperatura. Le strategie al limite sono la conseguenza di tutto ciò. Forse Vettel potrà vincere una battaglia, ma non la guerra. A Maranello farebbero meglio a pensare solo alla vettura 2017. Ciaone dalla Mercedes.

Tute Red Bull 3
Orca boia! Se trovate il genio che ha disegnato i pantaloncini tirolesi con tanto di bretelle sulle tute di Verstappen e Ricciardo, stringetegli la mano da parte mia. Ce ne vuole di coraggio per far sembrare due assi della velocità, due bimbiminkia. Coco Chanel si è rivoltata nella tomba.

Tifosi 2
Perché fischiare Hamilton? Perché ha fatto il suo lavoro? La faccia disgustata di Toto Wolff fotografava meglio di qualsiasi parola la pochezza sportiva dei fan tedeschi.

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