Serie A

Plusvalenze: la procura Figc chiede nove punti di penalizzazione per la Juventus

Dirigenza Juventus
Dirigenza Juventus - Foto LiveMedia/Nderim Kaceli

Nove punti di penalizzazione per la Juventus, 16 mesi di inibizione per Agnelli, 20 mesi e 10 giorni per Paratici, 10 mesi per Cherubini e 12 mesi per tutti altri consiglieri della Juventus. Queste le richieste del procuratore della Figc, Giuseppe Chinè, nel corso dell’udienza davanti alla Corte d’appello federale per l’istanza di revocazione del processo plusvalenze contro l’assoluzione di 9 club, tra cui la stessa Juve, nel procedimento sulle plusvalenze dello scorso maggio. Per tutte le altre otto squadre coinvolte, UC Sampdoria, FC Pro Vercelli 1892 Srl, Genoa CFC SpA, Parma Calcio 1913 Srl, Pisa Sporting Club Srl, Empoli FC SpA, Novara Calcio SpA, Delfino Pescara 1936 SpA, la procura Figc chiede lo stesso tipo di sanzione del primo processo. Quindi solo ammende. Ora la Corte federale d’appello dovrà pronunciarsi sull’istanza di revoca della sentenza di assoluzione richiesta dalla procura decidendo se riaprire o meno il processo.

DIFESA JUVE – Ricorso “inammissibile, in ragione dell’assenza, nel caso in esame, dei presupposti applicativi di tale mezzo di impugnazione straordinario”, cioè di “fatti nuovi”, secondo il principio per cui “nessuno può essere perseguito o condannato penalmente dalla giurisdizione dello stesso Stato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato a seguito di una sentenza definitiva conformemente alla legge e alla procedura penale di tale Stato”. Questa la memoria difensiva della Juve per l’udienza della Corte federale d’Appello per l’istanza di revoca dell’assoluzione presentata dalla Procura Figc sulle plusvalenze.  Un principio, quello citato nella memoria, secondo il quale, nell’ordinamento euro unitario, “nessuno può essere perseguito o condannato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato nell’Unione a seguito di una sentenza penale definitiva conformemente alla legge”. “Tale divieto di “bis in idem” – prosegue la memoria – costituisce un principio fondamentale dell’ordinamento giuridico italiano, così come riconosciuto dalla Corte Costituzionale, che, come noto, ha pienamente recepito le indicazioni interpretative in materia provenienti dalle Corti europee”.

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