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Rino Gattuso ha parlato alla vigilia del match contro il Manchester United che aprirà l’International Champions Cup del Milan. Il tecnico ha fatto una panoramica generale del momento del club rossonero partendo dal lavoro fatto a Milanello e dalle ambizioni della società: “La base più importante l’abbiamo messa in questi 12 giorni di lavoro a Milanello. Adesso ci alleneremo anche con le partite e cercheremo di toccare velocità più alte – commenta il tecnico – Non ho ancora avuto confronti con la proprietà, al momento ho parlato solo con Leonardo. Si deve parlare attorno ad un tavolo, guardarsi negli occhi e scegliere per il bene del Milan“.
Inevitabile parlare di mercato ed in particolar modo del futuro di Leonardo Bonucci che a meno di un anno dal suo acquisto e dalla sua nomina a capitano potrebbe abbandonare il Milan. Sulla questione Gattuso è stato sincero: “Ho parlato con Leo e bisogna essere onesti e dire le cose come stanno. Leo ha avuto un confronto con me, ma non sono io il club e deve parlare con i dirigenti. Fino a quando farà parte del mio spogliatoio, voglio vedere il Bonucci che ho visto in questi ultimi 12 giorni: un Bonucci professionista, è il primo a tirare il gruppo e si sta comportando da grande capitano. Poi spetterà a Leo e alla società decidere, ma spero fino all’ultimo che Bonucci possa rimanere qui. Perché è un giocatore di mentalità e di talento. Spero che rimanga con noi. Penso che quando un giocatore esprime un desiderio, l’allenatore deve fare di tutto per convincerlo a farlo rimanere e pensare ai pro e ai contro. Se il giocatore ha espresso un desiderio in maniera chiara, bisogna capire, sedersi e affrontare in maniera corretta il discorso”.
“Penso che la società sappia i ruoli che mancano per rafforzare la squadra” così esordisce Gattuso parlando di mercato in entrata. “Lo sanno, io l’ho ribadito, ma penso che la cosa più importante sia quella di prendere giocatori che possano dare una mano alla squadra e che la possano migliorare. La società farà le sue scelte, economicamente è molto forte. Si sanno le cose che si devono fare. Vanno presi giocatori funzionali al modo in cui giochi. Non facciamo nulla se non prendi giocatori utili al tuo stile di gioco. Poi è normale che questo, a volte, può decadere su qualche nome perché la società preferisce prendere giocatori di 24-25 anni al posto di uno da 30-31 anni perché parliamo di una proprietà diversa dalle altre e se deve fare un investimento importante, preferisce prendere un ragazzo che prende valore. L’importante è che sia funzionale a quello che si vuole fare”.
Infine un occhio anche la situazione dirigenziale, in particolar modo a quella di Mirabelli. “Io se sono al Milan è perché Massimiliano lo ha voluto fortemente. Mi ha dato la possibilità di allenare la prima squadra e se sono diventato quello che sono, i meriti sono di Mirabelli e di Fassone che mi hanno dato la chance. Io sono un professionista e voglio fare questo mestiere. C’è grande rammarico, c’è grande amarezza però bisogna guardare avanti e può succedere anche a me che se sbaglio due partite, parte la contestazione. Mi dispiace molto, ma bisogna guardare avanti e affrontare questo lavoro, che sarà molto difficile, con grande serietà e professionalità”.