Serie A

Milan, Furlani alla Gazzetta: “Stagione fin qui buona, Pioli mai a rischio per la società”

Giorgio Furlani
Giorgio Furlani - Foto LiveMedia/Luca Diliberto

“Seconda stella Inter? È ovvio che avremmo voluto vincerla prima noi, puntiamo a farlo l’anno prossimo. Non siamo poi così distanti: abbiamo tirato il collo fuori dall’acqua a una società che dopo la gestione cinese rischiava la bancarotta, ora dobbiamo proseguire nel percorso di crescita per essere stabilmente all’altezza delle migliori d’Europa. L’obiettivo era e resta sempre vincere. Siamo comunque secondi. In campionato abbiamo un punto in meno della stagione dello scudetto e dieci in più di un anno fa dopo le stesse giornate. Significa che abbiamo migliorato la squadra, che abbiamo una base di titolari più forte e con valide rotazioni. I nuovi acquisti hanno portato 40 gol e il turnover non è più una sofferenza. L’anno scorso abbiamo dovuto rivoluzionare la rosa, quest’anno no, dovremo perfezionarla. Avremo il vantaggio della continuità per puntare a vincere il campionato e andare avanti in Europa”. Intervistato in esclusiva da La Gazzetta dello Sport, l’amministratore delegato del Milan Giorgio Furlani ha toccato diversi argomenti cari ai tifosi rossoneri. Su tutti quello del mercato, che durante l’estate vedrà alcuni dei big come Mike Maignan e Rafael Leao al centro di trattative e offerte da tutta Europa. In questo contesto si inserisce anche il futuro di Stefano Pioli, la cui presenza sulla panchina del Milan nella prossima stagione non sembra certo scontata: “La nostra stagione fin qui è stata buona, ma come l’anno scorso c’è stata un’altra squadra che è andata oltre le previsioni. Ieri il Napoli, oggi l’Inter. Pioli al Milan ha una storia decisamente positiva, ha riportato la squadra in Champions e ha vinto lo scudetto. Spesso viene criticato ma ha fatto risultati importanti. Nessuno dalla società ha mai parlato di panchina a rischio. Ora sarebbe ingeneroso valutarlo in base al futuro percorso in Europa League o all’esito del derby, per quanto importante sia”.

Sul nuovo stadio: “Per essere veramente e costantemente competitivi in Europa devi stare al passo con gli altri club e senza uno stadio che sia adeguato al 2024, e non al 1960, di fatto operi monco. Il progetto San Donato è quello che abbiamo trovato più attrattivo, andiamo avanti su questa strada. Dal sindaco Sala e da WeBuild ci è stata proposta l’idea di un progetto di ristrutturazione di San Siro, di cui non conosciamo i dettagli. Ascoltiamo le varie opzioni, ma la strada maestra resta San Donato. Tempi? Ipotesi 2028-2029, ma non mi sbilancio”.

Infine Furlani parla anche del futuro societario a livello di proprietà, con il passaggio da Elliot a RedBird a tenere banco: “La prossima Champions? Se lo chiedete a Cardinale vi dirà il prima possibile. È innamorato del club e guarda alla sostanza, in questo è il più determinato. Se chiedete a me in cosa voglio migliorare, è facile: vincere. Un anno fa siamo arrivati in semifinale Champions, non succedeva dal 2007. Quest’anno ci siamo fermati ai gironi ed è anche una questione di fortuna o sfortuna nel sorteggio. E poi c’è l’Europa League, che non abbiamo mai vinto: è un obiettivo importante. Quanto tempo ci vorrà non lo so perché non si stabilisce a tavolino, ma ripeto: abbiamo ereditato un club insolvente e lo abbiamo riportato ai vertici della Serie A, grazie anche alla leadership del presidente Scaroni. Oggi tutte le risorse generate vengono reinvestite per costruire una squadra sempre più forte e in grado di lottare per vincere”. 

E ancora: “Inchiesta? La temiamo zero, il proprietario del Milan è RedBird dall’agosto del 2022. Elliott ha concesso un vendor loan che è uno dei tanti modi possibili per concludere un’operazione di questa portata. Non c’è niente di nascosto, è tutto molto trasparente, i fatti sono facilmente verificabili. Giusto che le autorità facciano il loro dovere, rimaniamo pienamente collaborativi. L’unico desiderio è che si faccia in fretta, nell’aria è inevitabile un po’ di fastidio”. Quindi, su Ibrahimovic: “A livello formale Zlatan non ha deleghe con cui poter decidere, ma il nostro approccio al lavoro non è “formalistico”. C’è un gruppo che opera e decide in piena collegialità. Il mio rapporto con Ibra è fantastico e sono fortunato ad averlo vicino, è curioso, conosce tante realtà e sa che cosa è il calcio di oggi. Siamo complementari, lui è uomo di campo, io un manager. Io non posso parlare a Maignan con il suo stesso linguaggio”.

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