Calcio

Per la Serie A ripartire è necessario: ecco le conseguenze economiche

Foto Antonio Fraioli

La ripresa della Serie A è in bilico, il ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora intervenuto martedì 19 maggio ai microfoni di Raisport ha dichiarato: “Ho convocato una riunione il 28 maggio con il presidente della FIGC Gravina, della Lega A Dal Pino e tutte le altre componenti perché giovedì prossimo saremo nelle condizioni per decidere una data se e quando far ripartire il campionato. La scelta della Francia di chiudere tutto sarebbe stata la più facile da compiere – ha proseguito il ministro – Io non l’ho voluta fare così come non ho voluto all’epoca dare una data certa per la ripresa, ma ora che si può è giusto farlo”. Spadafora infine ha dichiarato: “L’obiettivo che dobbiamo realizzare non è solo quello di far ripartire il campionato, bensì di riuscire a farlo terminare”.

Ed è proprio questa ultima frase la più importante: secondo il sito internet “QuiFinanza.it” infatti  il sistema calcio italiano conta circa 1,4 milioni di  tesserati cui si aggiungono 120.000 lavoratori. Sempre la stessa fonte afferma che le conseguenze economiche sia in caso di stop definitivo che di ripartenza saranno comunque non trascurabili: se la stagione di Serie A infatti si concludesse (ovviamente a porte chiuse) la perdita sarebbe di 300 milioni di euro, mentre in caso di chiusura definitiva  alcuni ipotizzano un deficit tra i 700 e gli 800 milioni di euro. Da quando è partita l’emergenza coronavirus governo, virologi e scienziati hanno sempre detto che la priorità è salvaguardare la salute (ragionamento che ovviamente non fa una piega), ma come tutte le industrie va curata anche la questione economica.

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