Calcio

Riforma della Serie A, i soldi che mancano tornano dal gioco?

Pallone Serie A
Pallone Serie A - Foto LiveMedia/Alessio Marini

Da tempo non si fa che parlare, in Italia, di riforma del sistema calcio. Da più parti è pervenuta quella che è autenticamente una esigenza, denunciata anche dai massimi organi federali. Questo perché – non è un segreto – il calcio italiano vive in una situazione di profonda crisi cominciata tempo fa ma aggravatasi dal 2018 in avanti, anche per questioni normative, con perdite da oltre 100 milioni annui. Il Covid, poi, ha peggiorato la situazione di più.

Di recente la Lega Serie A ha depositato una memoria in seguito all’audizione sulla riforma del calcio italiano in Commissione Cultura al Senato. Tra gli argomenti anche la necessità di contributi pubblici o di introiti extra provenienti da sistemi collaterali quali il mondo dei giochi e delle scommesse.

Il settore del gioco in Italia vale l’1% del PIL: un gettito erariale notevole legato anche alle scommesse sportive sul calcio professionistico ma che – a conti fatti – nulla dà al movimento. Nell’ottica di una riforma, quei soldi diventano salvifici: “Una correzione normativa potrebbe permettere ulteriori introiti alle società del calcio italiano. I club potrebbero realizzare infrastrutture nuove, spazi per le giovanili, sfruttare insomma un pacchetto di risorse oggi inaccessibile”, commentano da Wisecasino.net.

Il quadro normativo italiano in materia è complesso ma la Lega Serie A si è mossa per migliorarlo e rendere il prodotto Serie A una vetrina più appetibile e accattivante. Ma come fattivamente si potrebbe perseguire questo scopo? Ancora da Wisecasino.net: “Potrebbe essere attribuita una quota percentuale del volume delle scommesse sportive alla Lega Serie A, da dividere proporzionalmente per ciascun campionato, anche con un vincolo di destinazione per determinati investimenti. Un modello del genere, quello in UK, è funzionale”.  Insomma, sfruttare il gioco per rendere più proficui gli investimenti.

Dalla memoria depositata al Senato emerge che i maggiori introiti da giochi e scommesse potrebbero così derivare dalla quota montepremi, dalla previsione di nuove fonti di entrata – come la chiacchierata regolamentazione del mondo degli e-Sports. Ma i sistemi adottabili potrebbero essere potenzialmente anche altri e vari, come il ripristino della carta di identità al posto della tessera sanitaria perché rimetterebbe in gioco anche i giocatori-scommettitori stranieri. Un dato non di poco conto visto che molti utenti si stanno perdendo nel mercato nero.

La memoria suggerisce inoltre altri interventi. Anzitutto una forma di controllo più stringente ed efficace, da coniugare con meccanismi di contrasto alla ludopatia, fino al ripristino per sponsor e partnership indirette verso il betting. Dei punti che potrebbero segnare una fase di primissima ripartenza per il calcio della Serie A e tutto il movimento calcistico italiano.

SportFace