Calcio

Renato Curi, Taccola e Astori: quanti drammi nel calcio italiano

Davide Astori
Davide Astori - Foto Antonio Fraioli

Giovani, nel pieno della carriera professionale, una vita all’insegna del calcio e spesso genitori. Quella di Davide Astori, 31 anni e capitano della Fiorentina, è solo l’ultima di una morte che nel calcio vede numerosissimi illustri precedenti. In origine toccò a Cesare Alberti, otto reti in undici partite col Genoa, prima di morire alle 4 del mattino del 14 marzo 1926, prima di un match col Livorno. Aveva ventuno anni e alla stessa età, suo fratello Guido, scompariva per una malattia in guerra dopo una esperienza professionale con la maglia del Bologna. Stessa sorte, sempre a ventuno anni, anche per Edoardo Colombo, portiere del Pavia, morto il 28 giugno 1920. Nel 1945 il giovanissimo talento della Roma, Mario Forlivesi, 19 anni, perde la vita a causa di una meningite fulminante che interrompe la carriera di un possibile futuro asso del calcio italiano. Mancano solamente quattro anni alla Tragedia di Superga del 4 maggio 1949 che spezza l’epopea del Grande Torino e segna una cicatrice profonda nella storia del nostro campionato.

Il 16 marzo del 1969 la morte di Giuliano Taccola negli spogliatoi dello Stadio Amsicora dopo Cagliari-Roma senza che lo sfortunato attaccante giallorosso prendesse parte alla gara, apre l’epoca più buia del calcio. Gli anni ’70 vivono le morti di Luciano Re Cecconi (18 gennaio 1977), Renato Curi (30 ottobre 1977), Erasmo Iacovone (6 febbraio 1978) e Nicola De Simone (30 maggio 1979). Sugli sviluppi di una dinamica non ancora chiara, il centrocampista laziale fu ucciso da un colpo di pistola che lo raggiunse al petto mentre a spezzare la vita della bandiera del Taranto fu un incidente stradale all’età di 25 anni. Cadde sul campo da gioco invece Renato Curi stroncato da un arresto cardiaco nel corso di Perugia-Juventus e come lui Nicola De Simone che rimase in coma per poi spegnersi pochi giorni dopo a causa di un calcio alla tempia durante Palmese-Siracusa. La Curva Nord dello Stadio San Vito porta il nome di Massimiliano Catena, calciatore 23enne del Cosenza, morto dopo un incidente stradale del 1 ottobre 1992. Prima di lui, il 14 novembre 1987 Andrea Cecotti si spegneva dopo un embolo al cervello durante Treviso-Pro Patria. “Un ragazzo gentile ed educato, un giocatore di sicuro talento e di limpida correttezza”, è il cordoglio della Juventus per Andrea Fortunato, morto dopo una leucemia diagnosticata all’età di 23 anni. E mentre il mondo del calcio piangeva le morti di Antonio Puerta, Miklòs Fehér, Mark Vivien Foe, Phil O’Donnell, Naoki Matsuda, l’Italia tornava ad accantonare i colori per stringersi al fianco della famiglia di un calciatore il 14 aprile del 2012 con la morte in campo di Piermario Morosini. Poi il tragico turno di Bernardo Ribeiro e Patrick Ekeng per poi arrivare a Davide Astori, capitano della Fiorentina. Il mondo del calcio sta riconoscendo l’indiscusso valore umano, oltre che sportivo, dello sfortunato calciatore. E con il progetto del nuovo stadio della Fiorentina che avanza, chissà che un settore, o l’intero impianto, non venga intitolato alla memoria di Davide Astori.

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