Calcio

Ministro Abodi: “Polemiche Gravina-Casini? Certe cose si dicono in privato”

Andrea Abodi
Andrea Abodi - Foto Giampiero Sposito/FIT

“Le polemiche tra Casini e Gravina per la Supercoppa giocata in Arabia? Abbiamo bisogno di un cambiamento, certe cose se si vogliono dire si dicono in un rapporto bilaterale, non nell’opinione pubblica”. Queste le parole del ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi durante il suo intervento al Premio ‘Aldo Biscardi’ al salone d’onore del Coni. Il riferimento è allo scambio di risposte tra il presidente della Lega di A e della Figc sulla sede della Supercoppa Italiana: “Poi ci può essere un dibattito sul motivo per cui si vada a giocare in Arabia piuttosto che altrove – ha aggiunto Abodi – Scegliere i luoghi dove sicuramente la vita è democratica, mi auguro che in futuro nella scelta dei luoghi ci sia coerenza sui principi che pratichiamo”.

Sul tema delle trasferte vietate per gli ultras di Roma e Napoli, dopo gli scontri in autostrada: “La soluzione giusta è quella che è stata assunta. Nella riunione che abbiamo fatto insieme ho parlato di una necessità di rendere sempre più puntuale l’individuazione delle responsabilità. Nel mio mondo ideale paga chi è colpevole, non chi non c’è. Questa scelta è dettata dagli strumenti tecnologici, se mille tifosi fanno cori incivili, quei mille pagano, non anche chi sta in un’altra città. Però dobbiamo rispettare le norme, poi possiamo lavorare per migliorarle”. E spiega che “L’obiettivo è rendere gli stadi sempre più intelligenti, abbassando la presenza fisica e alzando quella tecnologica. Più tecnologia c’è, maggiore è la sicurezza. Si deve arrivare a una divisione netta, o si è tifosi o si è delinquenti”, aggiunge. “Quello che succede fuori da uno stadio rientra nell’ordine pubblico e ringrazio sempre le forze dell’ordine perché sono motivo della nostra tranquillità. Non sono soddisfatto e contento che a centinaia di chilometri dagli stadi è successo quello che è successo”, conclude il ministro, “anche se gli altri paesi europei subiscono gli stessi attacchi. Si tratta di delinquenti che appartengono più alla scenografia di Gomorra e Suburra, attori non protagonisti di quelle serie tv di cui faccio fatica a comprendere l’utilità e la necessità”.

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