Calcio

Francesco Totti, l’uomo che ha messo d’accordo Pelè e Maradona

Francesco Totti - Foto Antonio Fraioli

Una penna stilografica in mano, un pacchetto di marlboro sul tavolo e lo sguardo stanco, segnato da mille battaglie, così si presentò Dino Viola a Trigoria durante le celebrazioni del Natale del 1990 con i ragazzi del settore giovanile della Roma. E tra questi c’era anche un 14enne magro, biondo con il solito sorriso scanzonato. La leggenda narra che il presidente del secondo scudetto, incrociato lo sguardo del giovane Francesco Totti, gli rivolse le seguenti parole: “Mi hanno detto che sei molto bravo, continua così e a 16 anni ti farò esordire”. Dino Viola passò a miglior vita un mese dopo ma la promessa fu mantenuta e il 28 marzo del 1993 durante Brescia-Roma, il suggerimento di Sinisa Mihajlovic a Vujadin Boskov di concedere 10 minuti al ragazzo, venne accolto dal tecnico serbo. Da quella partita che la Roma vinse 2-0 al 1997, Francesco Totti diede sfoggio del suo talento senza però riuscire a conquistare la maglia della Nazionale maggiore. I fotogrammi di questo periodo di carriera vanno dal trionfo all’Europeo under 21, al gol al Milan su pallonetto beffando Sebastiano Rossi, passando per il gol straordinario, il primo vero capolavoro, all’Aalst in Coppa Uefa.

Il 1998 è l’anno chiave per la sua storia. Sulla panchina giallorossa siede Zdenek Zeman, Totti inizia una trasformazione fisica che lo porta ad eccellere nella protezione della palla grazie ad un binomio che vede una tecnica di base sopraffina insieme ad una corporatura che gli permette di resistere agli scontri con i più rocciosi difensori della Serie A. Un esempio lampante di questo aspetto è il gol che fece alla Juventus nel 2003 in una partita finita 2-2: da un cross sulla sinistra di Lima, Totti e Montero saltano insieme, il capitano giallorosso, prima di battere Buffon di sinistro, vince il duello spalla contro spalla con il difensore bianconero, non certo un peso piuma, che cade rovinosamente a terra. L’esordio in Nazionale, e non è un caso, arriva lo stesso anno del cambiamento fisico. Il suo primo, vero squillo in maglia azzurra si ha nel 1999 durante Danimarca-Italia. Francesco Totti entra nel secondo tempo, tocca il suo primo pallone a centrocampo, effettua un tunnel ad un avversario, entra in area superando un altro giocatore e cross morbido per la testa di Antonio Conte che realizza il gol del definitivo 2-1. Il futuro tecnico bianconero esulta in solitudine ma i compagni azzurri corrono dal capitano giallorosso mentre Fabio Capello e Bruno Pizzul si lasciano andare ad ogni regola della telecronaca sportiva urlando di gioia e stupore in diretta. Il mondo si accorge delle sue potenzialità per la prima volta e lui le conferma l’anno dopo. Ad Euro 2000, nella finale sfortunata contro la Francia, Francesco Totti diventa uno dei pochissimi giocatori della storia ad essere eletto miglior giocatore della finale nonostante la finale l’abbia persa. Nel 2001 vince lo scudetto con la Roma che è anche il suo primo trofeo in maglia giallorossa e arriva quinto alla classifica finale del Pallone d’Oro. Fu allora che Diego Armando Maradona, alla domanda su chi fosse per lui il più forte giocatore al mondo, non ebbe dubbi: “Francesco Totti. Mi convince di più di Zidane e Beckham, sa rendere semplici le cose difficili”. Nel 2002, la Roma gli affianca Antonio Cassano e inizia una nuova era per lui e la Roma. L’intesa tra il barese e Totti è di quelle mai viste. “Avevo solo 18 anni e, da quando ero piccolo, avevo sempre voluto giocare con Totti – dice Fantantonio – È una persona fantastica: sono stato sei mesi a vivere a casa sua quando ho firmato con la Roma”. Capello costruisce la Roma post scudetto sulla coppia Totti-Cassano affiancata dall’inossidabile Vincenzo Montella. Un trio anarchico senza regole che nella stagione 2003-2004 regala prestazioni sensazionali. L’Olimpico diventa un fortino inespugnabile, un teatro di un calcio sempre più vicino ad opera d’arte. In quella stagione, la Juventus all’Olimpico perde 4-0, l’Inter viene sconfitta per 4-1 con tre gol regolari annullati alla Roma. Tra la Roma e lo scudetto, però, c’è un’altra coppia, Kakà-Shevchenko, che infrange i sogni giallorossi. Ma di quella stagione, sono vivi i ricordi dei gol capolavoro che portano la firma del capitano giallorosso: il cucchiaio all’Empoli e al Brescia, la progressione da centrocampo conclusa con un tocco morbido alla Sampdoria. Proprio quest’ultimo gol mette in luce un altro aspetto del gioco di Francesco Totti. Il suo unico difetto, la caratteristica in cui non eccelleva, nella straordinaria completezza del suo gioco è stata la velocità, forse sacrificata in nome della forza fisica devastante di cui abbiamo parlato prima. Un limite però colmato da una conoscenza del gioco che pochi hanno raggiunto e il gol in questione è lampante: Francesco Totti riesce pur non essendo un velocista come Kakà, a saltare gli avversari mandandoli fuori tempo con il semplice tocco di palla. E’ la palla che salta l’uomo, non Totti che la governa.

La terza fase di Francesco Totti è quella della definitiva consacrazione che arriva a 30 anni anche se nel frattempo da trequartista ha segnato più di 140 reti. Luciano Spalletti prende le redini della nave giallorossa, si gode alcuni dei gol più belli di sempre firmati dal fantasista romano come il cucchiaio a Julio Cesar, il tiro al volo alla Sampdoria e la punizione al Palermo, tre reti che fanno saltare in piedi il pubblico di San Siro, Marassi e Barbera. L’allenatore toscano in una gara casalinga contro la Sampdoria in assenza di Montella e Nonda, sposta Totti centravanti. Una scelta di emergenza che si rivela vincente, Francesco Totti realizza 31 reti nella successiva stagione 2006-07 sbagliando la bellezza di 7 rigori (il più importante lo aveva segnato però al Mondiale di Germania) e il sogno delle 300 reti inizia a diventare più nitido nonostante gli infortuni che lo tormentano. Nel solo biennio 2006-2007 Francesco Totti vince quattro trofei (Il Mondiale, la Scarpa d’Oro, la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana) e ci pensa Pelè ad incoronare il capitano giallorosso: “E’ il più forte al mondo, è stato solo un po’ sfortunato”. Tre anni dopo, c’è tempo per sfiorare un altro scudetto e di rendersi protagonista di un episodio deplorevole: il calcio a Balotelli, uno dei momenti più bassi della sua carriera, gli fa venire in mente per la prima volta l’ipotesi del ritiro ma l’amore della città lo convincono a continuare. Oggi, Francesco Totti è tornato all’origine, Spalletti che nel 2006 lo aveva inventato centravanti togliendolo dalla casa madre del trequartista, lo ha riportato dietro le punte, ad orchestrare il gioco, riducendo il numero dei gol su azione ma mettendo in luce l’abilità della casa, l’assist. Ma anche dal punto di vista realizzativo, per Totti sono stati anni soddisfacenti, tre i traguardi individuali raggiunti: il giocatore più anziano a segnare in Champions, il gol numero 300 realizzato con il Sassuolo e la rete numero 250 in Serie A che consolida il secondo posto dietro a Silvio Piola.

Una carriera lunghissima, romantica, dedicata ad una sola squadra, alla pari di quelle di Alessandro Del Piero, Gigi Riva, Paolo Maldini e Javier Zanetti, dei fuoriclasse prima di essere bandiere. Dopo aver vinto trofei, battuto record su record Francesco Totti si appresta a raggiungere il primato che in pochi conoscono e che forse anche lui sottovaluta. La Roma, infatti, eccetto un altro campione come Francesco Rocca costretto a smettere anzitempo all’età di 26 anni per un serio infortunio, non ha mai avuto tra le sue fila un one club man nella sua storia, tante bandiere come Di Bartolomei, Amadei e Giannini ma nessuno in grado di terminare la carriera con una sola maglia indossata, quella giallorossa. Francesco Totti sta per diventare il primo, un altro record, un altro capitolo, l’ultimo, nella storia d’amore più bella che potesse esistere. Tanti auguri.

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