Calcio estero

Gerrard dà l’addio al calcio, la sua storia d’amore con il Liverpool

Steven Gerrard - Foto Simo82

“Quando staranno per terminare i miei giorni, non portatemi in ospedale, ma ad Anfield. Qui sono nato e qui voglio morire”.

L’amore, quello vero, lo si può tranquillamente riassumere con questa frase, che racconta 17 anni di una storia bellissima: quella di Steven Gerrard e del suo Liverpool.

Steven, nato col sangue Reds, del Liverpool è stato prima tifoso, poi giocatore e infine Leggenda.

In un calcio ormai alla deriva, dove la passione ha lasciato spazio alla cupidigia, Gerrard è stato una delle ultime bandiere; lui, capitano delle mille battaglie, in quei 17 anni ha versato sangue, sudore e lacrime per quei colori che sono parte di lui, quasi come glieli avessero marchiati addosso col fuoco.

Sin dal primo giorno, quando, in quel lontano novembre del ’98, Houllier decise di farlo entrare in campo al posto di Heggem, quel ragazzino biondo, tifoso del Liverpool, ha sempre avuto le idee chiare: quella maglia sarebbe stata la sua seconda pelle. Come lui stesso dirà: “Sognavo di indossarla almeno una volta e non avrei mai pensato di farlo per 710 volte. Ho amato ogni minuto in cui ho giocato per i migliori tifosi del mondo. E’ stato un viaggio fantastico”. Un viaggio fatto da più bassi che alti; un giocatore che ha vinto un decimo di quanto avrebbe meritato, visto il talento di cui ha più volte dato sfoggio; ma che ha scelto di “accontentarsi”, pur di condividere ogni sua singola gioia con i tifosi Reds, la sua famiglia: ecco perché Istanbul è stata la “migliore serata della sua vita”.  Già, quella serata; quella rocambolesca rimonta, da 0-3 a 3 a 3, a cui seguì la lotteria dei rigori che vide il Suo Liverpool salire sul tetto d’Europa.

Non me ne vogliano i tifosi del Milan, ma quella rimonta è stata, guardando la carriera di Gerrard oggi, uno dei più grandi esempi di provvidenza divina ascrivibili al calcio: sarebbe stato tremendamente ingiusto, se uno così non si fosse mai fregiato di un trofeo importante e, per fortuna, quella sera lo fece.

Per descrivere appieno ciò che Gerrard è stato per il calcio moderno non basterebbero tutte le parole di questo mondo: troppo riduttivi i numeri, per quanto strabilianti siano le 710 presenze e 186 gol segnati da centrocampista; troppo scarno il palmares, che comunque vede la presenza di una Champions League, una Coppa UEFA e 2 Supercoppe europee, oltre alle coppe nazionali.

Gerrard è stato e sempre sarà, per noi amanti di questo sport, l’emblema della passione, quella che ti fa stare al campetto fino a tardi; quella che ti tiene incollato alla tv ogni maledetta domenica; quella che, anche grazie a Uomini come Steven Gerrard, ha trasformato un semplice gioco di squadra nella cosa più bella di questo mondo. Per questo e per tutti i ragazzi che hai ispirato e ispirerai: Thank you so much, Steven Gerrard; You’ll Never Walk Alone!

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