Editoriali

Rosberg e Pennetta contro Federer, Rossi e Pellegrini: quando dire basta?

Flavia Pennetta - Foto Antonio Fraioli

Lasciare quando si è in cima, gustare il dolce sapore del trionfo a lungo inseguito e raggiunto dopo una vita di sacrifici, di duro lavoro ed estenuanti allenamenti. Quello di Nico Rosberg è solo l’ultimo di una serie di ritiri da “vincente”: un atto di coraggio definito da alcuni dei suoi colleghi, anche se il pilota tedesco ha spiegato come l’enorme pressione sulle sue spalle lo abbia portato a sacrificare tutto, persino la sua famiglia. E ha deciso che era tempo di voltare pagina, proprio come la nostra Flavia Pennetta: la tennista azzurra è forse l’esempio più eclatante per lo sport azzurro, l’annuncio di voler appendere la racchetta al chiodo a fine stagione dopo aver vinto uno storico Slam in America in una finale altrettanto storica e tutta italiana con Roberta Vinci. Storie simili nel mondo del tennis anche per Marion Bartoli, ma soprattutto per Pete Sampras: l’americano non partecipò più a nessun torneo dopo il quinto Us Open nel 2002, il quattordicesimo Slam complessivo per un record destinato a cadere solamente per mano di Roger Federer.

Ma anche nel campo dei motori Nico è in buona compagnia: come lui, dopo un titolo Mondiale, hanno detto basta Jackie Stewart e Alain Prost. Parzialmente diverso il caso di Casey Stoner in MotoGP: l’australiano, campione iridato per due volte, lascia le corse a soli 27 anni per dedicarsi alla famiglia. Ancora prima i celebri ritiri del nuotatore Mark Spitz (a soli 22 anni dopo 9 ori, 1 argento e 1 bronzo alle Olimpiadi), e della ginnasta Nadia Comaneci (23 anni con 5 ori olimpici e 2 mondiali). Manifestazione a cinque cerchi spesso capolinea di carriere, vetta difficilmente migliorabile: è il caso di Tania Cagnotto e Fabian Cancellara, medagliati a Rio pochi mesi fa. Scelta che avrebbe compiuto anche Ivan Zaytsev: con un oro al collo, lo Zar avrebbe salutato tutti.

Quanto conta la vittoria lo si capisce soprattutto nell’affascinante mondo della boxe, sono due i pugili che hanno terminato la propria carriera uscendo dal ring sempre da imbattuti. Rocky Marciano con 49 successi, record eguagliato da Floyd Mayweather lo scorso anno con il conseguente ritiro.

L’altra faccia della medaglia riguarda gli atleti che, nonostante l’età e il picco ormai raggiunto e superato, non hanno ancora intenzione di cambiar vita. Tra acciacchi fisici, sconfitte inaspettate e passi falsi sempre più dietro l’angolo ma con la voglia rinnovata di mettersi in gioco. Ancora una volta, partiamo dal tennis prendendo come esempi Rafael Nadal e Roger Federer: 31 Slam in due, i due totem per la prima volta dopo 10 anni non occupano i primi 5 posti del ranking ma scacciano con insistenza le voci di ritiro. A rappresentare i colori azzurri, in questa categoria, l’eterna Francesca Schiavone: vincitrice a Parigi nel 2010 e finalista l’anno successivo, la “leonessa” è attualmente fuori dalla top 100. Allo stesso modo, Roberta Vinci ha annunciato pochi giorni fa di voler continuare almeno un altro anno: non è ancora arrivato il momento di dire basta.

Restiamo in Italia: nel calcio è ancora viva la storia d’amore tra Francesco Totti e la Roma, un percorso che ha subito alti e bassi negli ultimi tempi ma che non è ancora giunto al termine. Cadere e rialzarsi come Federica Pellegrini: la “Divina”, portabandiera a Rio, dopo aver lasciato Casa Italia a mani vuote nell’ultima Olimpiade ha superato la delusione iniziale ed è tornata ad allenarsi a pieno regime, pronta a stupire nell’imminente Mondiale in vasca corta. Sulle due ruote, l’esempio più lampante è quello di Valentino Rossi: il “Dottore” ha addirittura sfiorato uno storico Mondiale dodici mesi fa…

C’è poi la schiera degli “indecisi”, atleti che non hanno resistito al richiamo delle competizioni dopo il ritiro. Così Ian Thorpe e Micheal Phelps, seppur con esiti diversi (fallimentare il primo, dominante il secondo), Michael Schumacher (seppur senza troppe gioie) e Michael Jordan, trascinatore dopo 17 mesi di inattività della tripletta di anelli dei Chicago Bulls.

“Bisogna capire quand’è il momento di lasciare”, lo ha detto lo proprio Mayweather. E non è mai cosi semplice.

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