Roma 2024

Roma 2024, tutti i dettagli. Svelati budget e infrastrututture

Colosseo - Foto Jacopo Paoletti - CC BY-NC-SA 2.0

In un Palazzo dei Congressi gremito di giornalisti, personalità dello sport passate e in attività, e addetti ai lavori, il presidente del CONI Giovanni Malagò e il presidente del comitato promotore Luca Cordero di Montezemolo hanno svelato gli elementi del dossier sulla candidatura di Roma all’Olimpiade del 2024, fra cui, molto attesi, la previsione di spese e ricavi, e la scelta delle infrastrutture dedicate ai giochi.
La cerimonia è stata aperta dalla lettura, da parte dello stesso Malagò, di una lettera di augurio proveniente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui la prospettiva di ospitare una nuova Olimpiade, dopo Roma ’60, viene descritta come una grande opportunità di sviluppo economico e culturale, di cui la città e il Paese hanno bisogno, e per cui impegnarsi tutti con unione e coscienza civica.
L’intervento seguente è stato quello di Luca Cordero di Montezemolo, presidente del comitato promotore dei Giochi, il quale ha dapprima descritto i principi ispiratori della candidatura italiana, per poi rivelare, in maniera molto generica, la previsione di budget in caso l’Olimpiade fosse effettivamente assegnata a Roma.
Dal punto di vista concettuale, Montezemolo cita la “italian art of welcome” come principio centrale nel progetto Roma 2024. Scopo dei promotori è infatti quello di garantire la qualità del servizio offerto in termini di impianti, cura degli atleti e degli spettatori, e tecnologia, nel rispetto dei vincoli imposti dal budget. La “customer satisfaction”, per usare ancora le parole di Montezemolo, è dunque elemento fondamentale della candidatura olimpica di Roma, che punta molto sulle bellezze culturali e architettoniche della Capitale, e sulla loro fruibilità da parte di atleti e spettatori che provengono da tutto il mondo, molti dei quali non avranno una seconda chance di vivere la magia di una visita a Roma. La “customer satisfaction” di Montezemolo comprende però anche i cittadini di Roma, che dall’eventuale Olimpiade si aspettano una crescita e un ammodernamento delle infrastrutture capitoline, e un miglioramento della qualità della vita. Da questo punto di vista, Montezemolo riferisce di come nelle precedenti sedi olimpiche, specie a Sidney, Barcellona e Londra, si sia riscontrato un importante boom turistico nei due anni successivi l’evento, e che la qualità della vita è migliorata nettamente all’indomani dei Giochi. Dal punto di vista delle infrastrutture, ricorda il presidente del comitato promotore, la stessa Roma beneficia ancora di opere costruite per l’Olimpiade del ’60, quali il Muro Torto, la via Olimpica, l’aeroporto di Fiumicino, il villaggio olimpico e altre strutture minori.
Venendo all’esposizione del budget, Montezemolo fa un premessa molto interessante, vista la recente storia di scandali legati alla costruzione di opere pubbliche nella città di Roma: il CIO ha imposto alle città candidate alcuni paletti da rispettare nella stesura del dossier olimpico, con riguardo soprattutto al tema energetico, a quello del rispetto del territorio e dell’ambiente, all’utilizzo di strutture già esistenti laddove disponibili e alla costruzione di impianti temporanei. Olimpiadi sostenibili, in due parole.
Il budget, dunque, date queste premesse, si aggira sui 2,1 miliardi di euro per la costruzione di strutture permanenti, di cui le più onerose sono senza dubbio il nuovo villaggio olimpico, che il progetto prevede sia edificato a Tor Vergata, e l’immane centro stampa che verrebbe costruito a Saxa Rubra. Altre strutture permanenti sarebbero la Cycling Arena, il Parco Naturalistico, mentre, quanto alle strutture già esistenti, è prevista una riqualificazione dello Stadio Flaminio, attualmente abbandonato, e il completamento delle Vele di Calatrava a Tor Vergata. Il budget per gli impianti temporanei è invece indicato in 3,2 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le voci di ricavo, Montezemolo assicura che la copertura dei 3,2 miliardi destinati alle opere temporanee è già quasi del tutto assicurata, con almeno un miliardo di euro garantito dal CIO, importanti entrate provenienti dalle attività di cessione dei diritti, merchandising e biglietteria. Dal punto di vista degli sponsor, fondamentale voce di entrata, tre sponsor di grande rilevanza come Alitalia, BNP Paribas e BNL, e UnipolSsai hanno già sottoscritto accordi con il comitato promotore, mentre altri colossi come Technogym, Eni ed Enel sono vicini a fare altrettanto. Montezemolo conclude il suo intervento riassumendo i principi ispiratori del dossier, i quali sono: elevata trasparenza, grazie al controllo da parte di un comitato di garanti costituito dalle massime cariche della magistratura civile e amministrativa, delle procedure di affidamento degli appalti e del rendiconto delle cifre; approccio low cost, secondo il criterio, imposto dal CIO; di privilegiare l’uso di strutture già esistenti, in modo da non stravolgere l’assetto urbanistico della città; condivisione e coinvolgimento, che significa che tutti i possibili portatori di interesse, municipi, associazioni professionali, associazioni commerciali, eccetera, sono tenute in considerazione e consultate per ottenere un progetto il più possibile compatibile con le esigenze di tutte le sfaccettature della società; miglioramento della città, sia per i cittadini che per i turisti che la vengono a visitare da tutto il mondo.
Dopo Montezemolo è toccato a Luca Pancalli, vicepresidente del comitato promotore e presidente del Comitato Italiano Paralimpico. Pancalli ha ricordato che proprio quelli di Roma ’60 furono i primi giochi paralimpici della storia, e che, sebbene dal punto di vista economico le Paralimpiadi non rappresentino un valore tangibile, esse rappresentano un’occasione di crescita irrinunciabile dal punto di vista culturale, della vivibilità e delle infrastrutture per tutti. Pancalli ricorda come il comitato paralimpico sia parte della squadra olimpica sin dall’inizio, e che gli eventi, olimpico e paralimpico, sono intesi come parti di un progetto unico, dalla grande importanza culturale ancora prima che sportiva. La sostenibilità dell’Olimpiade, principio guida imposto dal CIO, si esprime, nella visione dei due comitati, in alcune regole fondamentali: mobilità sostenibile e cura del ferro: priorità alla mobilità su ferro e costruzione di piste ciclabili, aspetto su cui Roma è molto indietro rispetto alle altre grandi capitali europee; limitazione del consumo del suolo e rigenerazione urbana: riqualificazione degli impianti già esistenti, costruzione delle nuove infrastrutture permanenti in aree degradate della città; eredità dell’Olimpiade: ciò che non è sostenibile sarà temporaneo; trasparenza e legalità: l’assegnazione degli appalti sarà seguita dall’Agenzia Nazionale Anticorruzione, con lo scopo di garantire tempi certi e trasparenza; sostenibilità e qualità degli interventi: tutti i progetti saranno preceduti da concorsi di progettazione internazionale, perché sia garantita il massimo rapporto qualità/prezzo attraverso le dinamiche della concorrenza; rispetto per il Tevere: escluse nuove cubature, si prevede invece l’edificazione di nuove piste ciclabili, e di un parco naturalistico che ne valorizzi biodiversità; cultura: Roma ha un patrimonio storico e culturale di cui fare tesoro, la cui valorizzazione è al centro del progetto olimpico; Roma città dell’accoglienza: la nostra Capitale non è pronta per la Paralimpiade, così come non lo erano le altre città paralimpiche, pertanto proprio la manifestazione paralimpica è l’occasione ideale per dotarla di infrastrutture adeguate, che la renderanno più vivibile e civile a partire da dopo la Paralimpiade.
Dopo l’intervento di Pancalli, Malagò riprende il palco per elencare le strutture designate dal comitato per ospitare gli eventi sportivi e le varie attività collaterali. Esse sono divise dal presidente del CONI in tre categorie: impianti che non si trovano a Roma, impianti cosiddetti “stand alone”, e impianti appartenenti a “cluster” (agglomerati). Fra i primi rientrano gli stadi che ospiteranno il torneo di calcio, di cui quattro vengono ritenuti già pronti (Olimpico, Meazza, Juventus Stadium e Dacia Arena di Udine) e gli altri da ristrutturare, e il Golfo di Cagliari, che sarà teatro delle gare degli sport di vela. Di questa designazione Malagò va particolarmente orgoglioso, in quanto il Golfo di Cagliari è stato ritenuto da molti esperti il miglior sito possibile per gli sport velici, laddove esiste solo un 3% di possibilità che le gare non si possano disputare per assenza o eccesso di vento, è già presente un alloggio per gli atleti (una caserma dimessa), esistono due porti, quello turistico e quello commerciale, ed è situato all’interno di un’oasi naturalistica mozzafiato, che ben si sposa con le bellezze paesaggistiche che caratterizzano tutto il dossier su Roma.
Gli impianti “stand alone” sono invece: l’Ippodromo di Tor di Quinto, dove si svolgeranno le gare di Tiro a segno e Tiro al volo; lo Stadio Flaminio, che sarà ristrutturato a beneficio dell’intera collettività, e ospiterà le gare di Rugby a 7 e Pentathlon; il Palazzetto dello Sport di Via Flaminia Vecchia, che sarò teatro delle fasi preliminari del torneo di Pallavolo (per le fasi finali il CIO impone che si svolgano in un impianto di almeno 15.000 posti, mentre il Palazzetto ne garantisce solo 4.000); Villa Ada, per la Mountain bike; il Marco Simone Golf & Country Club, per il Golf; Piazza di Siena, per Dressage e Salto degli ostacoli; il centro ippico di Pratoni del Vivaro, sito storico dell’equitazione mondiale, già sede dei Giochi del ’60, per il concorso completo di equitazione.
I ‘cluster’ sono invece agglomerati di strutture e impianti polifunzionali, sparsi per la città, e punti nevralgici sia per le gare, che per l’accoglienza di pubblico e atleti. Essi sono: il Centro storico, e precisamente: il Circo Massimo per il torneo di Beach Volley; lo Stadio delle Terme di Caracalla per il Tiro con l’arco (solo fasi preliminari); Via dei Fori imperiali, per le finali dell’Arco e l’arrivo delle prove di Ciclismo su strada (chi farà tiro con l’arco lo farà guardando il Colosseo, mentre l’arrivo delle gare di ciclismo sarà posto sotto l’Arco di Costantino); l’Arco di Costantino, per gli arrivi di Marcia e Maratona; il Foro italico, e dunque: il Centrale del Tennis, dove si disputeranno le partite di Pallanuoto; lo Stadio del Nuoto, per Nuoto e Nuoto Sincronizzato; lo Stadio Nicola Pietrangeli, per le gare di Tuffi; lo Stadio Olimpico per l’Atletica leggera, le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi, e la finale del torneo di calcio; Saxa rubra, dove saranno costruiti l’International Broadcasting Center e il Main Press Center, e dunque le principali strutture a servizio della stampa e delle televisioni. Tali strutture si stima abbiano bisogno di un’area di 120.000 metri quadri di terreno per sorgere, parte dei quali appartiene alla RAI, che si è resa disponibile a riscattare gli edifici del Main Press Center (circa 40.000 mq). Il resto delle costruzioni sarò invece costituito da strutture temporanee; la Fiera di Roma, nei cui padiglioni si svolgerà la maggior parte delle discipline: Badminton e Taekwondo, Scherma, Judo e Lotta, Tennistavolo, Sollevamento pesi e Pugilato; il Parco naturalistico del Tevere, che sarò teatro delle gare di Canoa, Kayak, Canottaggio e Nuoto di fondo (a testimonianza della grande qualità dell’acqua, tiene a specificare Malagò); il Laghetto dell’Eur per il Triathlon; lo Stadio delle Tre Fontane per l’Hockey e le finali del torneo di Pallavolo; il Villaggio Olimpico a Tor Vergata. Su questo argomento Malagò si sofferma con particolare attenzione, visto il suo coinvolgimento in prima persona nel progetto delle Vele di Calatrava, tetro simbolo della speculazione edilizia romana. Il presidente del CONI immagina questa come un’area immensa e polifunzionale, in cui sia possibile il contatto fra gli atleti, ospitati in oltre 17.000 posti letto, e il pubblico, e che sia teatro di eventi, feste, e iniziative legate agli sponsor, dove vivere compiutamente la magia dello spirito olimpico. Senza Tor Vergata, afferma Malagò, la candidatura olimpica di Roma non sarebbe competitiva. All’interno della cittadella sarebbero ospitate le gare di Basket, in un palazzetto di 25.000 posti ancora tutto da costruire, Pallamano, Ciclismo su pista (in una Cycling Arena da 6.000 posti), Ciclismo BMX, su un percorso che poi costituirà un lascito alla collettività, mentre le tribune che lo circonderanno saranno removibili. Sarà inoltre allestito un imponente Tennis Center, con sette campi in cemento circondati da tribune mobili, dove la capienza dei quattro campi principali sarà rispettivamente di 15.000, 8.000, 5.000 e 3.500 posti. Terminata l’esposizione del dossier, Malagò ha chiamato sul palco tutti i membri del comitato, tecnici ed ex atleti, per una foto di gruppo, cui ha fatto seguito un’emozionante lettura di Sergio Castellitto, ospite d’onore dell’evento, sui ricordi di Roma ’60.

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