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Novak Djokovic torna in semifinale Slam. A quasi due anni di distanza dall’ultima, datata Us Open 2016, il serbo centra per la trentaduesima volta in carriera il penultimo atto in un Major, l’ottavo ai Championships. Sul Centre Court si arrende in quattro set Kei Nishikori nei quarti di finale di Wimbledon 2018: 6-3 3-6 6-2 6-2 lo score che proietta Nole verso la sfida con Nadal o Del Potro, avvicinandolo in maniera decisa verso la top-10 del ranking.
È Djokovic il primo a far breccia in risposta trovando il break sul 2-1 senza però riuscire a confermarlo. Nishikori si rifà sotto, vince un punto col tweener e raccoglie il doppio fallo del serbo sulla palla del contro break per rientrare in carreggiata. L’asiatico è costretto a prendere rischi per far partita pari ma Nole fa muro e nella fase calda del set torna avanti andando al servizio per il set sul 5-3: l’ex numero 1 al mondo rischia di rimettere tutto nuovamente in discussione dal 40-15, ma sulla parità piazza un ace e conquista poi il parziale alla terza chance utile.
E l’avvio di secondo parziale sembra consolidare la posizione di vantaggio dell’ex numero 1 al mondo: Nishikori fatica in un lunghissimo primo gioco, poi risale dallo 0-40 sull’1-1 ma, superato il pericolo, è addirittura lui a trovare il break approfittando di un paio di scelte completamente sbagliate da parte del suo avversario. Kei non si fa pregare e ristabilisce la parità nel conto dei set.
Djokovic sembra alle corde e in difficoltà sul ritmo impresso dal giapponese e sul 2-2 sbanda pericolosamente scivolando sullo 0-40: è il campanello d’allarme che sveglia il tre volte campione di Wimbledon e, una volta uscito dal bunker, mette il piede sull’acceleratore facendosi sentire anche a livello sonoro dall’altro della rete. Nishikori accusa il contraccolpo psicologico e crolla dunque sul 6-2 in pochi minuti tornando ad inseguire.
Dura solamente pochi istanti l’illusione da parte dell’ex top-10 di mettere pressione a Djokovic, bravissimo nel ritornare immediatamente a giocare solido e profondo dopo il break concesso in apertura. Kei cala con il passare dei minuti, sia sul piano mentale che soprattutto dal punto di vista fisico, non riuscendo più ad ottenere punti rapidi dal servizio. Il serbo mette dunque distanza tra sé e l’avversario esaltandosi in risposta issandosi sul 4-1: per Djokovic, nonostante qualche diverbio con il giudice di sedia Ramos per qualche warning di troppo tra time violation e racchette lanciate, è poco più che ordinaria amministrazione chiudere sul 6-2 con un nuovo break dopo 2 ore e 38 minuti di partita.