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Dopo il successo del 2013, che aveva interrotto il digiuno di un tennista britannico a Wimbledon durato per 77 anni (Fred Perry nel 1936), Andy Murray si laurea per la seconda volta in carriera campione ai Championships. Nell’ultimo atto della 130esima edizione, lo scozzese sconfigge col punteggio finale di 6-4 7-6(3) 7-6(2) il canadese Milos Raonic. Per il numero 2 del mondo, unico tennista sempre in finale nei primi 3 Slam del 2016, è il terzo titolo in un Major. Il 29enne di Dunblane torna al successo dopo 3 anni, quando al suo fianco c’era proprio Ivan Lendl, unico allenatore in grado di portare lo scozzese a vincere tornei dello Slam.
Quello di oggi è il decimo confronto tra i due tennisti, con Murray avanti 6-3. Seconda sfida sull’erba, con la prima vinta proprio 3 settimane fa al Queen’s dal numero 2 del mondo, occasione in cui comunque Raonic aveva fatto vedere i suoi miglioramenti su erba.
Sulla carta, è proprio lo scozzese ad arrivare in finale più fresco fisicamente. Tennis sempre più convincente quello del beniamino di casa che nella strada verso la finale incontra qualche difficoltà solo nei quarti di finale contro Tsonga, che si arrende però al quinto dopo una grande rimonta da 0-2.
Molto più difficile e pericoloso il cammino di Raonic, che dopo tre belle vittorie in tre set contro Carreno-Busta, Seppi e l’americano Jack Sock, perde cinque set nella seconda settimana: prima della storica vittoria di venerdì su Federer con una rimonta da 2 set a 1 sotto, il canadese aveva già clamorosamente vinto al quinto con Goffin (il belga era avanti 0-2) e poi al quarto set con Sam Querrey nei quarti di finale.
I due colpi chiave di questa finale si intravedono sin dal primo game con Raonic che tiene la battuta grazie al servizio, perdendo un solo punto con una grande risposta di Murray che si apre il campo e chiude con il rovescio successivo. Lo scozzese riesce a creare problemi al numero 7 del mondo anche con alcune velenose risposte nei piedi: nel terzo gioco il tennista di Podgorica è infatti costretto ad annullare subito una palla break, mentre Murray tiene la battuta con più facilità. L’allievo di Piatti prova anche con il serve ‘n volley ma l’avversario, ovviamente superiore negli scambi da fondo lo obbliga a giocare sempre un colpo in più che si rivela spesso fondamentale per l’esito dello scambio. Tutto questo avviene nel fatidico settimo game, dove lo scozzese ottiene il tanto desiderato break di vantaggio, grazie anche alla sua grande abilità nei passanti, che spesso causano gli errori a rete del canadese. Acquisito il vantaggio sul 5-3, Murray si rivela sempre più sciolto e lucido, dopo 40 minuti di gran tennis il 29enne di Dunblane fa suo il primo set col punteggio di 6-4.
Nonostante i buonissimi numeri sul servizio (percentuale di prime sopra al 60%), il 25enne vede quasi svanire l’effetto del suo grande colpo: Murray riesce a rispondere in campo anche alle elevatissime velocità delle bordate dell’avversario, mettendosi così spesso nelle migliori condizioni per portare a casa il punto. La testa di serie numero 6 infatti è sempre in affanno nei turni di battuta e deve annullare un’occasione di break anche nel primo game del secondo parziale riuscendo a portarsi sull’1-0. Tuttavia in avvio di secondo set l’avvio l’equilibrio si mantiene intatto, con Raonic che viaggia più spedito nei turni di battuta e Murray che lo segue a ruota con altrettanta velocità. Clamorose le occasioni perse dal britannico: nonostante le sublimi risposte non riesce a concretizzare tre chance di break, una nel settimo game e 2 nel nono, commettendo tre gravissimi errori che permettono al canadese di restare a galla. In perfetto equilibrio con i turni di battuta, il secondo set trova il suo inevitabile epilogo solamente nel tie-break. Ancora una volta, purtroppo per il tennista classe 1990, a fare la differenza è la meravigliosa difesa del numero 2 del mondo che con un tie-break perfetto, chiuso per 7 punti 3, si porta avanti di 2 set a 0 davanti ad un coraggioso, ma sempre più sconsolato Raonic.
Nel terzo parziale i due tennisti rimangono ancora a contatto grazie al loro servizio, rischia però tantissimo Murray: l’idolo di casa subisce un calo di attenzione nel quinto gioco, dove con gravi non-forzati concede le prime palle break del match al canadese, tuttavia cancellate con grande tenacia. Nel terzo set tra gli spalti cresce la tensione, con il loro beniamino vicino sì alla conquista del titolo, ma comunque poco attivo in quei momenti. Così si arriva in equilibrio ancora al tie-break. Murray a questo punto tira fuori l’istinto del killer che solo i veri campioni hanno e chiude meravigliosamente la finale di Wimbledon con il punteggio di 6-4 7-6(3) 7-6(2), proprio come nel 2013, tra le urla di gioia del Centre Court per elogiare il loro profeta in patria.
A 3 anni dalla prima volta, Andy Murray torna così a far battere il cuore dei tifosi britannici, aggiudicandosi il terzo torneo del Grand Slam in carriera. Si fa ancora più particolare la statistica che vede lo scozzese campione di un Slam soltanto sotto la guida di Ivan Lendl, allenatore che era stato richiamato proprio dal Queen’s per poter riportare in patria il trofeo tennistico più importante del mondo. Continua la grande stagione di Murray, finalista in tutte le prove dello Slam in questa stagione e sempre almeno finalista in un torneo dal Masters 1000 di Madrid. Raonic invece esce sconfitto dalla prima finale in carriera a Wimbledon, ma i suoi miglioramenti sono oramai palesi, anche dal punto di vista mentale: se il canadese troverà continuità acquisendo col tempo maggiore esperienza, potrebbe non essere una sorpresa rivederlo nella seconda domenica di un Major. E chi lo sa, magari ancora qui a Wimbledon…