
Foto Mattia Vian/IPA Sport
Lorenzo Musetti arriva a Roma fresco di ingresso in top ten. Il numero nove al mondo non nasconde le proprie ambizioni per gli Internazionali d’Italia: “Sulla terra riesco ad esprimere il mio bagaglio tecnico al meglio. Ma arrivato a questo punto la mia mentalità, non solo sulla terra, è quella di vincere il torneo. Su qualunque superficie si giochi – ha sottolineato Musetti –. Non è mancanza di rispetto verso gli altri, perché puoi benissimo perdere al primo turno. Dopo i risultati di Monte-Carlo e Madrid sono a Roma per tenere vivo il momento. La top ten era un obiettivo ma sono rimasto la stessa persona. Non è cambiato molto. Certo, sicurezza e fiducia nel mio gioco sono migliorate. Raggiungere una finale ‘1000’ tra alti e bassi”, racconta Musetti riferendosi al risultato di Monte-Carlo, “e la semifinale a Madrid senza perdere un set è stato la conferma del mio livello attuale, della mia attitudine mentale. E’ differente giocare contro un top ten ed è diverso vincere contro un top ten”.

“Credo di aver fatto un salto di qualità”
Il classe 2002 di Carrara è stato accolto da un bagno di folla: “Accolgo questa popolarità con molta gioia ed anche tanto orgoglio. E’ bello essere ammirato da tanti bambini che inseguono un sogno: sono orgoglioso di poter trasmettere la passione per questo sport, soprattutto pensando che 15 anni fa potevo essere uno di loro”. Musetti rimane lucido sul proprio percorso di crescita: “Credo di aver fatto un salto di qualità come continuità e consistenza. Dallo scorso anno ho cambiato passo: prima avevo dei picchi in alto ma anche in basso. Quale è stato il ‘momento’? Dopo un inizio di 2024 davvero brutto ‘mi sono sporcato le mani‘ e sono tornato a giocare due Challenger, Cagliari e Torino, dove pur non giocando al meglio sono arrivato in fondo anche se non ho vinto“.
Musetti confessa: “Ho ritrovato me stesso sul campo: ho perso in cinque set al terzo turno al Roland Garros contro Djokovic, ho fatto una grande stagione sull’erba con la finale al Queen’s e la ‘semi’ a Londra, e poi di nuovo sulla terra la finale ad Umago ed il bronzo olimpico. Il resto della stagione non è stato eccezionale, se si esclude la semifinale a Vienna, ma se devo individuare quando qualcosa è cambiato è stato proprio un anno fa. Ho ingranato un’altra marcia ed ho acquisito molta consapevolezza”. Il movimento italiano sta vivendo un’epoca d’oro: “Ci sono tanti italiani che hanno il livello per stare nel tour. Un consiglio? Circondarsi di persone fidate che comunque vada ti sostengono. Che ti stanno vicino anche quando prendi delle belle ‘stese’. Il mio team io lo considero una seconda famiglia”, conclude.