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Finali Coppa Davis 2019, day 6: il diario da Madrid

Finals Coppa Davis - Denis Shapovalov
Denis Shapovalov - Foto Ray Giubilo

In attesa del sorteggio per le qualificazioni alle Finals 2020, con l’Italia che affronterà la Corea del Sud, sono l’unico giornalista in una sala stampa invasa da decine di individui in tenuta nera della Pase Producciones, qui riuniti per preparare il terreno all’esibizione di Shakira, che anticiperà con la cerimonia di chiusura la finale della Davis Cup tra Spagna e Canada. Mi guardano tutti con grande sospetto, convinti che io sia l’intruso (e forse non hanno tutti i torti) e, animati da grande euforia, si scambiano ordini e consigli. Pur distratto dalla cacofonia, colgo l’occasione per aprire questa mia ultima giornata alla Caja Magica proprio indirizzando lo sguardo verso il dietro le quinte di questo gigantesco show che, è doveroso ricordarlo, non esisterebbe come tale senza l’apporto determinante di tutte queste formiche che lavorano nell’ombra per agevolare la vita ai privilegiati come il sottoscritto.

Parlando ieri con un amico fotografo nel ristorante riservato alla stampa – dove alla eccellente qualità del cibo e del servizio puoi avere pure il privilegio di pranzare insieme a leggende del tennis come “le magicien” Fabrice Santoro – ho potuto riflettere sul suo concetto che riassumo così: senza passione, in ogni campo della vita, non vai da nessuna parte; se questi sono venuti solo per fare soldi e in fretta, la nuova Davis avrà vita breve.

L’avrete capito, i “questi” in questione sono David Haggerty, presidente dell’ITF, il calciatore Gerard Pique, fondatore della Kosmos (la società che per 25 anni si è garantita l’organizzazione di queste Finals), e Hiroshi Mikitani, CEO della Rakuten, sponsor principale della manifestazione. Ebbene, dopo il sorteggio delle qualificazioni, i suddetti terranno una conferenza stampa in cui faranno il bilancio di questa prima esperienza. Già il fatto che ieri siano state annunciate le due wild-card – assegnate a Francia e Serbia, pur essendo quest’ultima appena settima nel ranking – ci fa capire che anche per il 2020 le nazionali chiamate a disputare la finale saranno 18 e, dato che si giocherà di nuovo in questo impianto, l’unica eventualità che mi viene in mente per snellire il programma e ridurre il rischio di terminare gli incontri in tarda nottata è che venga allestito un quarto campo provvisorio. Lo spazio qui intorno alla Caja non manca e – sia pur non risolvendo del tutto il problema in quanto alla doppia sessione, almeno sul centrale, non potranno rinunciare per evidenti motivi economici – non è da escludere una tale eventualità.

Per rimanere in tema di soldi, la finale odierna tra i padroni di casa della Spagna e la sorpresa (ma non troppo) Canada è già sold-out con prezzi che oscillano dai 500 euro per il biglietto Premium ai 60 della categoria 3 (che però in pratica è l’ultima fila tutt’intorno al perimetro del Santana, circa cinquecento posti in tutto) anche se il grosso dei biglietti è costato 100 o 150 euro. Ieri, durante il match tra Shapovalov e Khachanov, al termine di un cambio di campo il giudice di sedia Jaume Campistol chiedeva a due persone che stavano camminando a pochi passi dal sottoscritto di “sientarse por favor”; mimetizzati ma non troppo, Ion Tiriac e Ilie Nastase hanno preso posto in gradinata e per qualche minuto ho pensato fossero dei sosia, abituato da anni a vederli in tribuna d’onore durante il Mutua Madrid Open, di cui “baffone” Tiriac è praticamente il proprietario. Entrambi scettici – come la maggior parte dei campioni di una certa età, che giocavano la Davis quando l’importanza di questa era assimilabile a quella degli slam – sul nuovo format, sono probabilmente venuti a verificare l’atmosfera di questa competizione e dopo un’oretta hanno lasciato l’impianto. Per tornare ai prezzi dei biglietti e paragonarli, per quanto possibile, a quelli del combined di maggio, il confronto con la domenica conclusiva depone decisamente a favore della Davis, in quanto per la finale del singolare e del doppio maschile al Mutua Madrid Open 2020 i posti peggiori costeranno 165 euro e i migliori 700. Non c’è confronto invece nel merchandising, a mio parere scadente e troppo caro in questa settimana di finali: 10 euro per un magnete e 45 per il telo (che è poco più di una salvietta) venduti nella tienda ufficiale sono decisamente prezzi fuori mercato.

Ieri però, tra le altre cose, si è anche giocato a tennis ed entrambe le semifinali sono state decise dal doppio. Ha rischiato grosso il Canada, con Shapovalov che ha annullato con il brivido la terza palla del contro break quando ha servito per il match sul 5-4 del terzo set contro Khachanov. Poi il mancino ha chiuso 6-4, rimediando alla sconfitta (la prima in singolare) del connazionale Pospisil contro il meraviglioso Rublev di questi giorni e proiettando la sua nazionale verso il doppio, conquistato al tie-break. Per il Canada è la prima finale della storia, sarà invece la decima per la Spagna che, trascinata da un Nadal disumano, ha regolato la generosa Gran Bretagna. Anche oggi gli iberici partiranno (sulla carta e pure sul campo) avanti 1-0 e sarà curioso verificare le mosse di Bruguera, capitano giallorosso, sia per l’altro singolarista che per il doppio. Nei quattro incontri precedenti la Spagna ha spesso cambiato pelle alternando, per scelta o per necessità, tutti gli effettivi a disposizione. Dall’altra parte della rete, Dancevic – capitano canadese – si affiderà ai soliti Pospisil e Shapovalov ma questa volta il tifo sugli spalti non sarà l’uomo in più perché tutto intorno all’arena si muoverà l’onda di dodicimila spagnoli. Forse questa volta non si arriverà nemmeno al doppio. A domani, per l’ultimo capitolo di questo diario da Madrid.

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