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Dominic Thiem, finalmente tu

Dominic Thiem - Foto Ray Giubilo

L’austriaco Dominic Thiem è in finale agli Australian Open 2020, terza volta in un torneo del Grande Slam nella sua carriera, prima sul veloce. Il classe ’93 nativo di Wiener Neustadt ha conquistato la scena superando il tedesco Alexander Zverev, fra le sorprese del torneo, mediante una prestazione di carattere e tenacia. Senza dubbio il 2020 può e deve essere il momento di Thiem, per fornire, una volta per tutte, un’alternativa che sia valida, iconica, talentuosa, ma soprattutto pronta, alla straordinaria era caratterizzata dai successi dei Fab Four. Vi è solo un ostacolo fra l’austriaco ed il prestigioso trono australiano, ovvero Novak Djokovic, extraterrestre del tennis moderno e macchina colleziona-vittorie strabiliante.

Il predominio di Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic ed Andy Murray è stato, ed è, palese ed evidente da ormai decenni. Le partentesi firmate da Juan Martìn Del Potro, Stanislas Wawrinka o Marin Cilic sono state soltanto originate da alcuni lampi non continuativi di atleti sicuramente parecchio validi, ma che sono riusciti a contrastare la manifesta superiorità dei titani soltanto in determinati periodi della loro ottima carriera. L’argentino, lo svizzero e il croato sopra citati sono stati frenati da infortuni, discontinuità o genericamente scelte sbagliate, sia tecnico-tattiche che professionali.

La nuova generazione di tennisti presenta possibili futuri vincitori Slam come Stefanos Tsitsipas, Alex De Minaur, Denis Shapovalov, i quali però non hanno ancora dato il via all’exploit definitivo, per ciò che concerne i quattro tornei principali, per far sì che possano venir amati e onorati come campioni nell’immediato, non sempre con una grande etichetta con su scritto “futuro”. Dominic Thiem ha una enorme chance per sostenere: “Io sono qui ed ora”, dando il via ad un cambio generazionale di cui questo sport ha disperato bisogno per evitare che l’attenzione o il tifo degli appassionati vada scemando dopo i ritiri dei vari campioni che hanno segnato un’epoca.

L’austriaco è maturato parecchio nel corso degli anni, migliorando gradualmente il servizio, il rovescio (già strepitoso agli inizi), il dritto: in toto ogni fondamentale che potesse designarlo come campione completo e godibile. L’aspetto che Thiem sembra aver maggiormente attenzionato è di certo quello relativo alla tattica, in quanto non sembra più il giocatore impulsivo dei primi anni, ma anzi si è sicuri, guardandolo, di quanto sia un atleta pronto a fare il grande salto, grazie ad una tenuta mentale fra le più solide del circuito. Dominic è pronto ad essere un’icona anche dal punto di vista prettamente estetico, possedendo un rovescio elegantissimo, oltre che efficace, e movimenti generalmente leggiadri, inclusa un’apertura di dritto ampia e gratificante da osservare, la quale ricorda molto da vicino quella espressa da Florian Mayer, altro esteta tennistico.

La finale fra Dominic Thiem e Novak Djokovic può essere uno spartiacque fra senatori e newcomer, fra campioni affermati e talenti che vogliono scrivere la storia, fra passato e presente (non futuro, presente), fra stili di gioco totalmente differenti, fra classe e concretezza. Ma soprattutto, è una sfida fra Davide (l’austriaco) e Golia (il serbo)? La risposta è no, Thiem ha dimostrato di esser adatto per strutturare un pezzo di storia fondamentale, con le sue capacità, la sua grinta ed il suo smisurato talento. Dominic, finalmente tu, adesso.

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