Canoa

Rio 2016, canoa k1 slalom: storica doppietta oceanica, delusione per la Horn

Stefanie Horn - Foto Fick

In una giornata di luci ed ombre per i colori italiani, con il bronzo di Abagnale-Di Costanzo e ben tre medaglie di legno, anche Stefanie Horn, in ottava posizione, è di gran lunga fuori dal podio nella gara di canoa k1 slalom. Nella cornice del Whitewater Stadium, sul bacino del suggestivo lago artificiale di Rio, si scrive oggi una pagina importante di questa disciplina, che vede una storica quanto inaspettata doppietta oceanica nel secondo e terzo posto. Se l’emozionante corsa per l’oro viene vinta dalla spagnola Maialen Chourraut (1:38.65), l’argento va alla neozelandese Luuka Jones (1:41.82), interprete di una gara straordinaria dopo la prima qualificazione di sempre ottenuta dalla sua nazione in questo sport. Medaglia di bronzo all’australiana Jessica Fox (1:42.49), a completare un podio davvero sorprendente.

Si consuma invece un piccolo grande dramma sportivo per la Germania, per la prima volta relegata ai margini di una competizione in cui da anni detta legge: Melanie Pfeifer, campionessa d’Europa in carica, non solo non riesce a proteggere il titolo ma finisce per arrendersi ad una deludente settima posizione, a digiuno da medaglie, dopo una finale raggiunta a stento e viziata da numerosi errori in fase di traiettoria e linea. Un pizzico di amarezza anche per l’Italia, che sognava di coronare un’impresa impossibile accarezzata soprattutto in seguito sensazionale prestazione di Stefanie Horn durante la fase di qualificazione che aveva lasciato davvero ben sperare. L’azzurra, bresciana d’adozione, si rende protagonista di un buon avvio di gara durante la semifinale, mostrando però qualche difficoltà già nel secondo intermedio con un passaggio a 63’; un gap che si ripete anche in finale, costringendo l’atleta ad essere esclusa dal discorso medaglie. La canottista compromette la propria prestazione dopo aver sfiorato la porta 23, errore che le costa 2’ di penalità e la perdita del vantaggio acquisito sulla tedesca Pfeifer, a quota 106.89. La gara inizia sensibilmente a decollare sul finale con l’ingresso della Chourraut, che imprime immediatamente un ritmo impressionante alla finale dello slalom k1. Spaventosa la facilità con la quale l’iberica riesce a divincolarsi dalle rapide, con un movimento di braccia cadenzato ed impetuoso ed una velocità impressionante che le permette di ipotecare l’oro. Non ha niente da rimproverarsi la neozelandese Jones: per lei è un argento che vale oro. Non soltanto la soddisfazione personale di un riconoscimento olimpico, ma la consapevolezza di aver condotto per mano una nazione intera nella storia.

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