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INTERVISTA – Antonino Lollo: “Sogno la maglia azzurra”

Antonino Lollo, Dario Rognoni e Corrado Pronzati - Foto Fabrizio Lavezzato

Classe 1990, siciliano d’origine ma attualmente residente a Caravaggio (Bergamo) e tesserato per la Società Atletica Bergamo 1959 – Orio CenterAntonino Lollo, il 17 dicembre scorso, ha iscritto, da esordiente sulla distanza dei 42km, il proprio nome nell’albo d’oro della Maratona di Pisa. Nei giorni scorsi siamo riusciti ad intercettarlo, queste le sua parole in esclusiva per Sportface.it.

Antonino, è proprio il caso di dirlo, il tuo è stato un esordio in maratona con il botto. Che sensazione hai provato?

“Un’emozione forte. Fortissima. Ho capito realmente d’aver vinto solo dopo aver tagliato per primo il traguardo. Dal 21^km non mi sono più voltato indietro per vedere dove erano gli avversarsi; ho pensato solamente a correre centellinando le energie. Sono sensazioni, emozioni difficilmente descrivibili con le parole”.

Raccontaci la gara.

“Sono partito guardingo. Non potevo certo fare il ritmo da subito su una distanza che non avevo mai affrontato. Conosco il valore di Dario Rognoni e Corrado Pronzati (rispettivamente giunti al traguardo in seconda e terza posizione, ndr): con Dario ci troviamo spesso a confrontarci nelle gare in Lombardia, per cui avevo ben presente la cifra tecnica dei miei avversari. Per i primi 7km ho lasciato loro l’iniziativa, poi però ho visto che l’andatura in testa era sostenibile ed ho provato ad aumentare, prendendo il comando. Sono passato al 10^km in 33’ circa ed alla mezza maratona in 1h10’. Come ho detto prima, non mi sono più voltato indietro: pensavo soltanto a conservare le gambe in vista del 30^km, in attesa che arrivasse la famosa crisi”.

E’ arrivata?

“Ho fatto fatica dal 35^ fino al 38^ km, dove ho perso un po’ di fluidità nell’azione di corsa. Per fortuna, però, in quel momento il percorso prevedeva il rientro nella città di Pisa. Ho cominciato a credere di potercela fare, ho sentito il tifo della gente. In un contesto emotivo del genere la fatica scompare, o comunque si può gestire meglio. Alla fine ho tagliato il traguardo in 2h24’18’’, non male per un esordiente (ride, ndr)”.

Preparare una maratona non è cosa da poco. Quando hai deciso di correrla?

“Circa 2 mesi e mezzo prima. Dopo una parentesi estiva in cui ho fatto fatica a trovare il giusto giro di gamba, in autunno ho cominciato ad ottenere dei risultati incoraggianti: il 1^ ottobre ho corso un 10.000mt su strada in 31’06’’ a Presezzo (Bergamo), poi, sempre in ottobre, ho fatto il primato personale in mezza maratona, a Cremona, in 1h08’12’’. Oltretutto la gara di Cremona poteva anche andare meglio, diciamo che avrei potuto togliere almeno un altro minuto, ma da circa metà percorso mi sono trovato a correre da solo, con pochi riferimenti, per cui ho fatto un po più fatica”.

Quindi la gara di Cremona Ti ha dato la spinta giusta?

“Diciamo che la spinta più importante me l’ha data il mio allenatore, Saro Naso (Coordinatore Regional FIDAL Lombardia per il mezzofondo, nrd). Dopo Cremona mi ha più volte spronato a tentare la 42km. Abbiamo pertanto impostato una preparazione specifica, passata attraverso un’altra mezza, chiusa in 1h08’50’’ ed attraverso diversi allenamenti di medio e lungo, che mi hanno messo a dura prova, rifinendo poi la preparazione per qualche giorno nel clima più mite della mia Sicilia. Mi sono iscritto alla maratona di Pisa solo 15 giorni prima. Anzi, a proposito dell’iscrizione, voglio raccontarti una curiosità”.

Prego.

“Tre giorni prima della gara ho mandato una mail agli organizzatori dicendo che avevo cambiato idea e volevo correre la mezza. Avevo dei dubbi sulla mia condizione, temevo di non riuscire ad affrontare in maniera ottimale una gara così complessa. Poi il sabato prima della corsa, grazie agli incoraggiamenti del mio allenatore ma anche, e soprattutto, della mia ragazza che mi sta sempre vicino, ho fatto retro-marcia con l’organizzazione, confermando di voler correre la 42 km. Mi avranno preso per matto (ride, ndr)”.

Smaltiti i festeggiamenti per la vittoria, che cosa hai fatto?

“Ho pensato a recuperare pian piano dalla fatica. Oltretutto, io lavoro per l’Esercito e nella settimana successiva alla maratona, sono stato inviato a L’Aquila, nelle zone colpite dal sisma, per cui anche gli allenamenti sono stati un po’ complessi. Domenica 31 dicembre ho corso la We Rome Run, senza obiettivi di tempo, per far girare un po’ le gambe. Le sensazioni sono state incoraggianti. Sabato 6 gennaio invece sarò al Cross del Campaccio, anche qui per fare un allenamento senza obiettivi particolari di piazzamento”.

Obiettivi per il 2018?

!Ottenere dei tempi che mi consentano di indossare la maglia azzurra”.

Veramente? Un obiettivo ambizioso.

“Si, ma credo che debba sempre porsi obiettivi di alto livello se si vuol crescere”.

Hai già in mente un programma di gare?

“Certamente voglio correre una mezza veloce ad inizio primavera, con l’obiettivo di scendere sotto 1h06’ ed una 10km per scendere sotto 31’. Per quanto riguarda la mezza, dovrebbe essere la Stramilano, ma deciderò nelle prossime settimane”.

E la maratona?

“Forse Milano, ad inizio aprile. Vediamo. Certamente ne correrò una in primavera. L’obiettivo cronometrico è provare a scendere sotto le 2h20’. Già a Pisa, se non fossi rimasto solo per così tanto tempo, avrei potuto avvicinarmi. E’ un limite sfidante, lo so, ma sento che ho quel crono nelle mie gambe. Spero di trovare le condizioni giuste. La vittoria a Pisa ha cambiato qualcosa anche per quanto concerne la mia professione: spero che nel 2018 l’Esercito possa venirmi incontro, dandomi la possibilità di allenarmi in maniera il più strutturata possibile”.

Ti sei avvicinato al mondo del running da poco tempo. In precedenza hai praticato ciclismo ad alto per 8 anni fino alla categoria Under 23 Elite, poi cosa Ti ha fatto cambiare?

“E’ vero, pratico il running in maniera seria da circa 1 anno. Prima sono stato un ciclista per tanto tempo, accarezzando anche il sogno del professionismo ad alto livello. Il problema del ciclismo però sono le risorse: arrivati ad un certo punto, a parte poche eccezioni, si fa fatica a mantenersi. Io non volevo correre in bici da semplice amatore, per cui ho scelto un’altra strada. Il ciclismo fa ancora parte della mia vita, ma non a livello agonistico. Con il running credo di aver trovato la mia dimensione”.

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