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Quando Renata Voracova a fine dicembre ha presentato l’esenzione medica per partecipare agli Australian Open, non poteva nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a pochi giorni. La tennista ceca, numero 82 delle classifiche mondiali in doppio, si è ritrovata in un vortice impazzito a Melbourne, tra l’improvvisa cancellazione del visto dopo ore di interrogatorio e la “colpa” di trovarsi nella stessa situazione medica (di certo non legale) di Novak Djokovic. Mentre il numero uno al mondo ha combattuto, senza successo, con avvocati e ministri per prendere parte al primo Slam dell’anno, Voracova ha lasciato il Paese non appena possibile: “Chiederò un rimborso delle spese per il viaggio. Nole? Ha solo avuto più esperienza, ma non so dire se sia giusto o meno quello che ha fatto. Ora voglio tranquillità”.
Renata, raccontaci la tua versione dei fatti.
“Prima di partire mi sono messa in contatto con Tennis Australia per chiedere un’esenzione medica, essendo non vaccinata, ma guarita dal Covid-19. La proposta è stata valutata da alcuni esperti e ho ricevuto il via libera per venire a Melbourne. Ho preso il volo e ho addirittura giocato un torneo nella prima settimana di gennaio (il Gippsland Trophy assieme alla polacca Katarzyna Piter, ndr)”.
Poi la visita a sorpresa…
“Sì. Un giorno sono arrivate le forze dell’ordine nella mia camera d’albergo, chiedendomi come mai mi trovassi lì. Sono stata portata al distretto di polizia, dove mi hanno tenuto dentro una stanza per 6 ore, bombardandomi di domande. Sono uscita solamente all’una di notte. Il risultato? Mi avevano cancellato il visto”.
A quel punto cosa hai fatto?
“Da quel momento in poi non ero più autorizzata a rimanere nel Paese e mi hanno indirizzata così in un hotel per rifugiati assieme a Novak Djokovic. Sono rimasta lì solamente per una notte, ma mi è bastato. Sono tornata in Repubblica Ceca il 9 gennaio”.
Ti senti in colpa per ciò che è successo?
“Assolutamente no. Sembra che ci sia stata una differenza di informazione tra quello che mi è stato riferito dal torneo e quello che invece è previsto dal Governo australiano. Ho ricevuto poche informazioni, così come altre giocatrici, ma io ho semplicemente seguito il protocollo datomi da Tennis Australia, inviando tutta la documentazione necessaria. Non ho mai pensato di essere nel torto, altrimenti non mi sarei mai messa in viaggio. Per me era chiaro che quello che stavo facendo era corretto. Ma di certo avrei preferito che tutto questo non fosse mai accaduto”.
Hai intenzione di fare causa?
“Per ora no, ma penso che chiederò un rimborso spese. Ufficialmente non ho ancora ricevuto nessuna spiegazione dal torneo, ma sicuramente chiederò tutto ciò che non mi è chiaro appena si calmeranno le acque. E’ tutto molto strano perché hanno proceduto con i controlli solamente una settimana dopo il mio arrivo. Sarebbe bello che qualcuno si esponesse a mio favore perché nelle ultime ore c’è stato un boom mediatico molto forte su quanto successo”.
La tua situazione rispecchia in pieno quella di Djokovic riguardo l’esenzione?
“Da quello che so il mio caso è uguale a quello di Djokovic, entrambi ci siamo ammalati lo scorso mese. Io ho avuto questo permesso dal torneo a dicembre perché ho avuto il Covid dal giorno 6 al giorno 20. Inizialmente infatti non mi volevo vaccinare, poi valutando bene la situazione mi sono convinta. Ma ormai era troppo tardi, avevo già l’infezione in corso. Se mi vaccinerò? Sì, non sono una no-vax”.
Quindi, in sostanza, perché Nole ha avuto una minima speranza di partecipare e tu no?
“La vera differenza tra me e lui riguarda la battaglia legale. Io non l’ho intrapresa, mentre Nole si è affidato ai suoi avvocati per combattere la sentenza. Avrei potuto farlo anche io, è stata una mia decisione evitarla. Anche perché mi sono sentita sola in quei giorni”.
Djokovic è il numero uno al mondo. Pensi che abbia inciso anche questo?
“Difficile da dire, ma non è un’opzione da scartare. Sicuramente Novak ha avuto un corso degli eventi più favorevole del mio. Ma ha inciso il fatto che non ho la sua esperienza, il suo team o i suoi legali alle spalle. Non posso dire se fosse corretto o meno che lui partecipasse, ormai devo farmene una ragione e voltare pagina”.
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