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L’Europa chiama, la Fifa non risponde. Per ora. Sono ben dieci le Nazionali europee qualificate agli ottavi di finale dei Mondiali: il 62,5 per cento delle sedici squadre ancora in lizza in Russia, addirittura il 71,4% per cento delle quattordici nazionali europee che erano al via nella rassegna iridata. Eliminate soltanto l’Islanda, la Serbia (nel girone del Brasile), la deludente Polonia e i campioni del Mondo della Germania. A fare compagnia al vecchio continente segue la zona Conmebol (Sud America) con quattro squadre agli ottavi,sv e le zone Concacaf (Nord e centro America) e AFC (Asia) con una sola squadra a testa. Male l’Africa che non riesce a qualificare alla fase ad eliminazione diretta nessuna delle cinque squadre partecipanti alla rassegna iridata di Russia, come non accadeva dal 1982.
Insomma, sul fronte russo, l’Europa si conferma solida e competitiva. E non ingannino i crolli di Italia, Germania ed Olanda: la Svezia, che ha di fatto preso il posto delle prime due, si è confermata all’altezza della competizione a testimonianza di come il calcio europeo non sia limitato al palmares delle big. Ma questo Mondiale sarà ricordato anche come il fallimento delle altre zone: nel 2014 furono cinque le squadre, tra Asia, Nordamerica e Africa, ad accedere agli ottavi: Messico, Costa Rica, Stati Uniti, Algeria e Nigeria. Nel 2010 furono sempre cinque, nel 2018 solamente due con la Russia che diventa una Stalingrado impenetrabile per le squadre africane.
Alla luce di una ormai costante europeizzazione del Mondiale, è possibile iniziare a pensare ad una rivoluzione del regolamento di qualificazione alla rassegna iridata? In vista del Mondiale del 2026, il primo a quarantotto squadre, il dibattito dovrebbe perlomeno iniziare a farsi strada. Ad oggi, e così sarà almeno fino a Qatar 2022, l’Europa qualifica tredici squadre su cinquantaquattro: il 24% del totale, davvero troppo poco. Con il Sudamerica che ne qualifica cinque su dieci (playoff interzona permettendo), l’Europa dovrebbe avere una maggiore attenzione per il futuro e un numero di posti congruo.
In Bahrain nel 2017 la Fifa ha reso noto il numero degli slot per il Mondiale del 2026 a 48 squadre: soltanto sedici posti all’Europa, tre in più rispetto alla situazione attuale. Non basta. Le nazionali europee presenti a Russia2018 erano il 43% del totale (14 su 32), nel 2026 saranno solo il 33% (16 su 48). Una percentuale che non tiene conto del valore qualitativo e numerico del vecchio continente. E non è tutto, perché la Fifa ha deciso anche di escludere le nazionali europee dal torneo intercontinentale di ripescaggio che assegnerà gli ultimi due posti per il Mondiale 2026, un torneo riservato invece a tutti gli altri continenti.
Saranno Stati Uniti, Messico e Canada ad ospitare la rassegna iridata del 2026. Un’opportunità storica e legittima per aprire la partecipazione a realtà minori, ma col rischio di assistere a partite a senso unico e dal risultato scontato. L’Europa meriterebbe più considerazione. Malumori, sul Mondiale a 48 squadre, anche da parte dei club europei. Solamente un anno fa l’allora presidente della Eca, l’European Club Association, Karl-Heinz Rummenigge aveva definito “insensata” la decisione dell’organismo mondiale. Insomma chi vince ha meno spazio: il paradosso è servito.
MONDIALE 2026, I POSTI PER CIASCUN CONTINENTE
Asia (AFC): 8 squadre
Africa (CAF): 9 squadre
Europa (UEFA): 16 squadre
Nord e Centro America (CONCACAF): 6 squadre
Oceania (OFC): 1 squadra
Sud America (CONMEBOL): 6 squadre
Gli ultimi due posti saranno assegnati attraverso un torneo intercontinentale di ripescaggio che vedrà la partecipazione di una squadra per ogni confederazione, esclusa la Uefa. Mentre la confederazione ospitante avrà diritto a due tra le Nazionali a caccia del ripescaggio.