Ciclismo

Vincenzo Nibali si ritira, lo Squalo lascia il mare: si chiude un’era del ciclismo italiano

Vincenzo Nibali
Vincenzo Nibali - Foto LiveMedia/Claudio Benedetto

Il giorno tanto temuto per il ciclismo italiano e non solo alla fine è arrivato: sabato 8 ottobre sarà l’ultima volta in cui, la mattina presto in quel di Bergamo, Vincenzo Nibali partirà con il numero attaccato alla schiena per una corsa di ciclismo. Lo Squalo dirà addio in una classica, il Giro di Lombardia, che per lui ha significato moltissimo, una corsa amatissima vinta per ben due volte (2015 e 2017) su quel traguardo del lungolago di Como dove taglierà per l’ultima volta il traguardo.

Vincenzo da il suo addio dopo ben 18 anni di professionismo, anni in cui ha regalato a tutti gli appassionati, ma non solo, numerose emozioni, sia per i suoi bellissimi successi, sia per le delusioni, che come in tutte la carriere dei campionissimi ci sono comunque state. Vincenzo è stato il punto di riferimento del ciclismo italiani degli anni 2000 e non è inopportuno dire per il nostro movimento c’è stato un pre-Nibali e ci sarà un post-Nibali. I freddi numeri non bastano a spiegare cosa ha significato il siciliano per gli sportivi, perché le emozioni che abbiamo provato grazia alle sue gesta sono indefinibili e sfuggono alla razionalità.

Giusto per citare i successi più importanti, Vincenzo Nibali ha trionfato in tutti i tre Grandi Giri, per due volte al Giro d’Italia (2013 e 2016), una volta al Tour de France (2014) e una volta alla Vuelta a Espana (2010). Nella storia del ciclismo hanno realizzato questa incredibile impresa solamente altri sei corridori, sei leggende, ovvero Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Alberto Contador e Chris Froome. Nibali ha inoltre trionfato anche in due delle classiche monumento, ovvero il Giro di Lombardia e la Milano-Sanremo, forse la sua vittoria più bella, nel 2018. Un corridore d’altri tempi, che ha vinto su terreni diversi negli anni in cui ciclismo diventava sempre più specializzato.

Vincere tutti i tre grandi giri e ben due classiche monumento è infatti cosa d’altra epoca, tanto che solamente Gimoni, Hinault e Merckx hanno fatto lo stesso. Negli ultimi 40 anni solo Vincenzo è riuscito a ripetere questa impresa. Nibali è riuscito ad emozionare il pubblico e ad essere così amato per il suo modo di correre, inventivo e sempre all’attacco, con un coraggio e immaginazione unici ma che gli hanno permesso di raggiungere traguardi altrimenti irraggiungibili. Nell’estate del 2014 ha regalato al ciclismo italiano la maglia gialla del Tour de France, primo italiano a trionfare sui Campi Elisi dai tempi di Marco Pantani e per come sta scivolando il movimento italiano in questi anni l’impressione è che resterà l’ultimo vincitore italiano del Tour per molto tempo.

Ha vinto due volte il Giro d’Italia, il primo con l’immagine passata alla storia di lui sotto la neve sul traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, il secondo, tre anni dopo, vinto con una rimonta fenomenale negli ultimi due giorni di corsa, quando ormai tutto sembrava perduto, assistito dall’amico di sempre Michele Scarponi. Il 17 marzo 2018 in quel di Sanremo ha realizzato forse il suo più grande capolavoro, andando a trionfare nella Classica di Primavera grazie ad un attacco spettacolare e solitario sul Poggio, prima di lanciarsi nella successiva discesa pennellando ogni singola curva, arrivando in via Roma a braccia alzate tra due ali di folla di appassionati. Uno scalatore che trionfa nella corsa dei velocisti, la Milano-Sanremo, anche in questo caso, cose di altri tempi, che nel ciclismo attuale fatto di watt e computerini si vedono ormai raramente.

Vincenzo Nibali non è però mai stato calcolo e razionalità, ha sempre corso con il cuore ed è grazie a questo che ha regalato queste imprese. Non sono mancate le giornate difficili, le delusioni che ancora oggi restano rimpianti per il siciliano, come il Mondiale di Firenze nel 2013 e le Olimpiadi di Rio nel 2016. Lui, uno dei migliori discesisti di sempre, che in entrambe le occasioni fu tradito proprio mentre volava in picchiata verso una medaglia che lo avrebbe consegnato ancora di più alla leggenda. In particolar modo la caduta alle Olimpiadi brasiliane dopo sei anni fa ancora male, a lui e a noi appassionati, perché la medaglia d’oro era davvero vicina.
Sabato 8 ottobre, per l’ultimo giro di giostra, Vincenzo non dovrà correre con l’obiettivo di ottenere ad ogni costo il risultato, ma piuttosto godersela per l’ultima volta su quelle strade dove ha emozionato e magari, farci emozionare ancora provandoci per l’ennesima, ultima volta.

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