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L’inaugurazione della crisi della Juventus coincide con l’apertura del tabù Hellas Verona. La squadra bianconera non è riuscita a vincere nelle ultime quattro sfide contro gli scaligeri in Serie A in quella che è la striscia più lunga negativa contro un club. Dopo la sconfitta casalinga col Sassuolo, la Juventus cade anche al Bentegodi 2-1 sotto i colpi di un Simeone in versione Aguero. Ora il distacco dal primo posto può salire a sedici punti, fin troppi per sperare in una rimonta che avrebbe un sapore storico. Ma è un sogno, reso impossibile dai numeri: la Juventus ha otto punti in meno rispetto alla scorsa stagione dopo undici giornate, un distacco di otto lunghezze di Pirlo su Allegri che non rischia la panchina ma dovrà fare un gran lavoro per riportare fiducia nello spogliatoio ed entrare nella testa dei calciatori. Era dal 1984/85 che la Juventus non incassava almeno quattordici gol nelle prime undici giornate e in quella stagione chiuse al sesto posto. Se ora l’obiettivo diventa almeno il quarto posto, la Juventus dovrà reagire subito e ripartire da un Paulo Dybala che, nonostante il risultato, è stato tra i migliori, a tratti l’unico trascinatore di una squadra che aveva poche idee e confuse con la palla tra i piedi. L’argentino incanta, sfiora il gol con un mancino a giro dalla distanza, lega il gioco e disegna giocate da applausi. Ma solo a tratti i compagni lo seguono. All’80’ è McKennie invece a siglare il gol della speranza, il secondo consecutivo e come quello al Sassuolo sarà anche quello dell’illusione.
Merito anche degli avversari. Dopo la partenza shock con Di Francesco, l’Hellas non si ferma. Con Tudor ha il miglior attacco dal momento dell’ingresso del croato: 21 reti in otto partite. E ha il secondo miglior attacco (24) dell’intero campionato, dietro solo l’Inter. E come uomo copertina ha un Giovanni Simeone, che non sembra poter essere fermato. Ottavo gol in dieci partite, senza rigori, con soli dieci conclusioni in porta all’attivo: praticamente quando l’argentino calcia, solo due volte non si è verificata una rete. Nella settimana in cui Sarri ha preso male il dato che vede la sua Lazio in testa per km percorsi (“Corriamo troppo, tutti, si può fare stesso lavoro con dispendio inferiore”), Tudor si gode la squadra che al contrario corre meno di tutti. Correre meglio, correre meno. La filosofia di un Hellas Verona che ha sostituito Zaccagni con il miglior Caprari visto in carriera e che si gode un Giovanni Simeone finalmente all’altezza delle aspettative di inizio carriera. Quindici punti e secondo miglior attacco. Difficile porsi limiti per un Tudor che sta tenendo il passo di Juric oltre ogni aspettativa.
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