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De Laurentiis, il presidente che ha vinto sfidando Napoli

Caso Osimhen
Caso Osimhen, nessuna penalizzazione: ma De Laurentiis rischia grosso  - Sportface.it (Screen Youtube)

La Supercoppa Italiana vinta il 22 dicembre non è solo un altro trofeo da aggiungere alla bacheca. È una pagina nella storia del Napoli che pesa, fa gioire e che riscatta. Sì, è sempre la solita storia del riscatto, Massimo Troisi docet. Lo vedi nei festeggiamenti del tifoso napoletano che, quando vince, inveisce contro gli altri e non si limita semplicemente a festeggiare.

De Laurentis il presidente più vincente di sempre

Ma torniamo a Riyad. Aurelio De Laurentiis è oggi, numeri alla mano, il presidente più vincente della storia del Napoli. Una verità che a Napoli fa rumore, perché qui il cuore viene sempre prima dei conti.

De Laurentiis non ha mai cercato l’amore della sua gente. Ha scelto lo scontro, spesso la distanza.

De Laurentiis non è mai stato un presidente “popolare” nel senso classico del termine. Anzi. È stato spesso distante, polemico, provocatorio. Ha litigato con i tifosi, con i giornalisti, con le istituzioni del calcio. Ha venduto Cavani, Lavezzi, Higuaín quando il popolo azzurro chiedeva bandiere e continuità. Ogni cessione è stata vissuta come un tradimento, come la rinuncia al sogno. Ma mentre Napoli soffriva, il presidente costruiva il Napoli, ma non vinceva.

Da Bilbao a Riyad

Poi ci sono state le parole, quelle che non passano. A Bilbao, prima di una notte europea amara, De Laurentiis definì i tifosi con una frase rimasta come una cicatrice: “chiagneno e fottono”. Un colpo al cuore di una città che può accettare tutto, tranne sentirsi disprezzata. Da lì il rapporto si è incrinato, diventando una convivenza forzata, fatta di diffidenza e risultati.

Ma si sa, i tifosi sono volubili: occhio agli acquisti

Eppure, anche in mezzo a questa ferita, il Napoli è cresciuto. È diventato una società solida, rispettata, moderna, una delle poche in Europa capace di vincere senza indebitarsi, di competere senza svendersi. Un Napoli che oggi può dire la sua in Italia e all’estero, con continuità e credibilità. Sì, ma tutto questo non bastava: i tifosi, noi, volevano vincere.

Il confronto con l’era di Maradona è inevitabile, ma va maneggiato con il dovuto rispetto. Diego è e resterà un dio per Napoli. Un simbolo eterno, irripetibile, fuori da ogni classifica. Ma l’epoca di Maradona fu prima di tutto un miracolo sportivo e umano, non un modello replicabile. Bisogna però ricordare che Ferlaino costruì intorno a Diego un Napoli stellare che non riuscì a raccogliere quanto avrebbe meritato. Poi un antidoping fu fatale e fece crollare il sogno.

Quella fu una magia irripetibile. De Laurentiis ha fatto altro: ha dato al Napoli una continuità, un futuro, una presenza costante ai vertici. Meno poesia, più sostanza. Meno favola, più storia.

Il paradosso è tutto qui. De Laurentiis ha vinto contro il sentimento di Napoli, imponendo una visione fredda in una città che vive di emozioni. Ha sbagliato nei modi, spesso nel linguaggio, ma ha avuto ragione nei risultati.

Ha imposto un’idea di calcio moderna in una piazza che vive di passione, identità e memoria. Non ha cercato il consenso, ha preteso risultati. Non ha promesso sogni, ha garantito continuità.

Questo non cancella i suoi errori. La comunicazione aggressiva, le fratture con la tifoseria, una gestione spesso arrogante del potere hanno lasciato ferite ancora aperte. Ma non possono più oscurare la realtà dei fatti: oggi il Napoli è uno dei club più solidi d’Europa, rispettato in campo nazionale e internazionale, capace di vincere e di durare.

E allora oggi quella frase torna, si ribalta, cambia senso. Perché sì, Napoli chiagne. “Chiagne” di emozione, di orgoglio, di memoria. “Fotte” sul campo gli altri, grazie anche a un terminator tattico, cinico e spietato che punta a uccidere la sua Sarah Connor, che con i suoi schemi e le sue frasi iconiche abbattono tutti gli ostacoli che si presentano e le critiche di Sky-net.

Oggi Napoli, dopo più di dieci anni da Bilbao, “chiagne e festeggia

Aurelio De Laurentiis non sarà mai il presidente del cuore. Ma è il presidente della storia. E forse il giudizio definitivo arriverà solo quando non ci sarà più, quando Napoli capirà che vincere tanto, così a lungo, senza perdere se stessi, non era affatto scontato. E anche nella notte di Riyad annuncia le sue verità, “un giorno vi racconterò”.

E mentre la città canta sotto i balconi, anche chi non ha mai amato De Laurentiis è costretto ad ammettere una verità semplice e potente: nessuno, prima di lui, aveva vinto così tanto.

Ma si sa, il tifoso è volubile.

Giovanni Copertino

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