Conference League

La Roma riporta una coppa europea in Italia. Da Madrid a Tirana, in archivio dodici anni di passione

José Mourinho
José Mourinho - Foto Antonio Fraioli

E’ la grande notte del riscatto italiano. Della Roma, in primis, visto che i giallorossi non vedevano un trofeo di qualsiasi tipo da quasi quindici anni, dell’intero Bel Paese e del suo movimento calcistico, visto che in Europa non si trionfava da dodici anni, da quell’irripetibile Champions vinta dall’Inter a Madrid nel 2010. E sulla panchina, come stasera a Tirana per i capitolini, c’era José Mourinho, di fatto il nostro benefattore.

Nel frattempo, le finali non sono certo mancate, tutte perse però. Dalle due Champions della Juventus alla recente Europa League con l’Inter giunta a un passo dal trionfo. Dodici anni sono stati lunghissimi, c’è voluta la creazione ad hoc di una terza competizione per allargare le chance. Va detto, la Roma era assolutamente la favorita insieme al Tottenham, che si è fatto fuori da solo e ha lasciato strada libera ai giallorossi. Che, però, hanno comunque dovuto affrontare squadre di livello, tra queste il Leicester in semifinale. Ostacolo superato, ne è spuntato un altro in finale, quel Feyenoord sempre insidioso e che andava battuto anche per vendicare il vandalismo subito nel 2015 in città da parte degli ultras olandesi.

Detto-fatto, nel segno di Zaniolo la Roma alza il trofeo in faccia ai biancorossi e un’intera città può dar vita a feste sfrenate per tutta la notte. Ma è la rivincita del calcio italiano tout-court, perché un successo del genere ci mancava e ci restituisce un pizzico di credibilità. Ovviamente non può bastare, perché in finale di Champions ci sono una spagnola e una inglese, che hanno dominato gli ultimi dieci anni, l’Europa League l’ha vinta una tedesca. Restiamo la quarta forza europea, ma da qui si può ripartire per tornare grandi come negli anni novanta. Grazie Roma, da parte del calcio italiano.

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