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NBA 2019/2020: la presentazione del roster dei Memphis Grizzlies

Salutata l’era del “Grit & Grind”, i Memphis Grizzlies affidano le proprie speranze di rinascita al nuovo dynamic duo Ja Morant-Jaren Jackson. Quando nell’NBA finisce un ciclo, bisogna buttare giù tutto e ripartire da zero. È questo il caso della franchigia del Tennessee: d’altronde, non c’era altra strada percorribile dopo la seconda stagione consecutiva iniziata con l’obiettivo di raggiungere i playoff e finita con un record negativo. Con i playoff oramai irraggiungibili, il general manager Chris Wallace ha deciso di sondare il mercato per Mike Conley e Marc Gasol. Alla trade deadline lo spagnolo finisce ai Raptors in cambio di Valanciunas, Delon Wright, C.J. Miles e una seconda scelta.

LA PRESENTAZIONE DI TUTTE LE ALTRE SQUADRE

RECORD 2018/2019: 33-49, fallita la qualificazione ai playoffs.

ARRIVI: Ja Morant (Draft), Brandon Clarke (Draft), Jae Crowder (trade), Josh Jackson (trade), Andre Iguodala (trade), Grayson Allen (trade).

PARTENZE: Mike Conley, Avery Bradley, Delon Wright, CJ Miles, Chandler Parsons.

PROBABILE QUINTETTO 2019/2020: Morant, Brooks, Anderson, Jaren Jackson Jr., Valanciunas.

PANCHINA 2019/2020: Jones, Melton, Guduric, Allen, Konchar, Mooney, Crowder, Hill, Josh Jackson, Iguodala, Clarke, Caboclo, Rabb, Watanabe, Plumlee.

Finita la stagione, arriva il primo scossone: Robert Pera, proprietario della franchigia, esonera coach J.B. Bickerstaff e rimuove Wallace dal ruolo di GM, sostituendoli con Taylor Jenkins e Zack Kleiman. Il 28 maggio si svolge la Lottery: i Grizzlies, che in base alla classifica della regular season avrebbero dovuto teoricamente ricevere l’ottava scelta, ottengono la seconda scelta assoluta. Questo colpo di fortuna è il semaforo verde per far partire definitivamente il rebuilding: il giorno prima del Draft saluta anche Conley, che va ai Jazz in cambio di due prime scelte, Jae Crowder, Grayson Allen e Kyle Korver. All’evento di Brooklyn i Memphis Grizzlies scelgono alla 2 il playmaker Ja Morant da Murray State, alla 21, invece, arriva il lungo da Gonzaga Brandon Clarke.

Il mercato della franchigia si è districato in tre fasi. La prima riguarda l’acquisizione di più asset possibili tramite scambi, sfruttando l’esigenza di alcune squadre di dover “scaricare” contratti per liberare cap. Sono arrivati da Phoenix De’Anthony Melton, Josh Jackson e due seconde scelte in cambio di Jevon Carter e del contratto non totalmente garantito di Kyle Korver. I Grizzlies si sono accollati anche il contratto di Andre Iguodala in cambio di denaro e di una futura prima scelta (di modo che i Warriors potessero mettere sotto contratto D’Angelo Russell). Memphis vorrebbe ottenere un’altra prima scelta dal Finals MVP del 2015, ma per il momento non c’è alcuna trattativa in corso: lo stesso Iguodala ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di rimanere a Memphis e di comune accordo con i Grizzlies non prenderà parte al training camp, in attesa di una squadra che possa muoversi per accaparrarsi il tre volte campione NBA. Infine, sono arrivate altre due seconde scelte da Dallas in una sign & trade per Delon Wright, che era unrestricted free agent.

Nella seconda fase del mercato, i Grizzlies hanno “puntellato” il roster nei ruoli in cui erano scoperti. Hanno rifirmato, innanzitutto, Jonas Valanciunas con un triennale da 45 milioni, poi hanno utilizzato prima la MLE per arrivare a Tyus Jones dai Timberwolves e poi la Biannual Exception per ingaggiare dall’Europa Marco Guduric, guardia del Fenerbahce e della nazionale serba che ha concluso l’ultima Eurolega con un eccellente 48% da tre punti. La terza e ultima fase del mercato dei Grizzlies riguarda la riduzione del monte ingaggi, avvicinatosi pericolosamente alla soglia della luxury tax. Kleiman doveva effettuare due tagli: quello di Avery Bradley (solo 2 milioni di dollari garantiti nel suo contratto) e quella di Dwight Howard in seguito alla trade con C.J. Miles (l’ex DPOY ha poi accettato un buyout facendo scendere ulteriormente il monte ingaggi dei Grizzlies).

Il roster conta solo altri cinque elementi presenti anche l’anno scorso: Kyle Anderson, Jaren Jackson, Bruno Caboclo, Ivan Rabb e Jonas Valanciunas. Dillon Brooks sembrerebbe in leggero vantaggio per ricoprire il ruolo di guardia titolare mentre si giocano l’ultimo posto da starter Crowder ed Anderson. Il ruolo di ala piccola al momento è parecchio intasato, vista anche la presenza a roster di Josh Jackson e Solomon Hill. Jaren Jackson nel suo anno da rookie ha dimostrato una grande versatilità, sia in attacco che in difesa. Può segnare da 3 punti ma anche battere il diretto avversario dal palleggio e concludere al ferro. Ha difeso in maniera eccellente sul perimetro contro i piccoli, ma è anche uno straordinario rim protector: sarà interessante vederlo in un contesto di pallacanestro differente rispetto a quello degli ultimi anni ossia più consono al gioco di Morant. Quest’ultimo è un giocatore esplosivo in grado di dettare il ritmo alla squadra e di mettere i compagni nelle condizioni ideali di finalizzare, grazie al suo eccellente playmaking. E’ tuttavia, come ogni prospetto che entra nella Lega, dotato di punti deboli: ha una meccanica di tiro rivedibile che potrebbe creargli qualche problema al piano di sopra, non ha il floater nel suo bagaglio tecnico e non è affidabile nel tiro dal palleggio, aspetto altrettanto importante per un giocatore che è destinato ad avere tanto la palla in mano.

Dillon Brooks è stato una piacevole sorpresa per i Grizzlies nella stagione 2017/2018. Scelto al secondo giro, la guardia dell’Oregon si è rivelato essere un giocatore subito pronto per la NBA, dimostrando di essere un discreto scorer e un buon difensore. Nell’ultima regular season, però, non è riuscito a ripetere quanto di buono mostrato nella sua rookie season a causa degli infortuni che lo hanno limitato a solo 18 apparizioni sul parquet. Sembra il complemento perfetto per Morant, in quanto può portare alla causa le sue abilità al tiro e fungere da ball-handler secondario. Valanciunas è l’unico lungo presente a roster in grado di garantire una presenza costante a rimbalzo, dei blocchi granitici e uno scoring in post basso ad alta efficienza. Inoltre, nella sua esperienza a Memphis, Valanciunas ha dimostrato i suoi progressi anche nella metà campo difensiva per quanto riguarda la difesa del pitturato e non è da sottovalutare la necessità di avere comunque un giocatore di una certa esperienza in un roster così giovane. Josh Jackson, invece, è stato scaricato da Phoenix e si ritrova a Memphis senza troppe certezze sul suo ruolo in squadra. Inizierà la stagione in G-League con i Memphis Hustle nel tentativo di riabilitarsi dopo due anni controversi sia dentro che fuori dal campo. L’ex Suns, che parte da zero, ha l’occasione ideale per mettersi in mostra e ai Grizzlies (i quali partono a loro volta da zero) non costa nulla dare una possibilità alla scelta numero 4 del Draft 2017.

A Gonzaga Clarke ha fatto vedere di essere un ottimo rim-runner, di poter difendere più posizioni sul perimetro e di avere un incredibile timing negli aiuti difensivi che al college gli ha permesso di collezionare diverse stoppate. Tuttavia, pur essendo un grande atleta, resta un giocatore sottodimensionato per il ruolo che al college ha dimostrato di avere poca confidenza con il tiro da tre. Nella Summer League, incentivato a tirare dalla lunga distanza da coach Jenkins, Clarke ha fatto vedere anche di avere una bella mano da fuori, concludendo la competizione con 5 su 9 da tre punti e, in generale, giocando un’ ottima manifestazione, guadagnandosi il premio di MVP. L’ex playmaker dei Timberwolves Jones è stato scelto per ricoprire il ruolo di backup di Morant. Il prodotto di Duke nella scorsa stagione ha realizzato il record NBA per il miglior assist-to-turnover ratio: 7 assist per ogni palla persa. Evitare le palle perse e passare bene la palla sono aspetti cruciali per una squadra che giocherà a ritmi alti e con giocatori giovani e inesperti. Sia Morant che Jones sono ottimi passatori e abili giocatori di pick and roll ed entrambi danno il meglio in transizione.

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Bisognerà concentrarsi su quanto progredirà questa squadra nel corso dei mesi, senza tener troppo conto delle vittorie e delle sconfitte. Nel best case scenario Jaren Jackson Jr riuscirà a ridurre il numero di falli commessi (3.8 a partita) e restare il più possibile in campo. Morant sarà uno dei primi tre rookie a fine anno, avendo un un percorso quantomeno simile a quello di Trae Young la scorsa stagione. Clarke dimostrerà che la performance al tiro in Summer League non è stata casuale e che potrà essere replicabile anche in NBA. Josh Jackson si riscatterà: una sua buona stagione potrebbe essere la ciliegina sulla torta.
Se malauguratamente Jaren Jackson Jr. dovesse avere ancora problemi di falli e incappasse in quello che in America chiamano sophomore slump, e dall’altra parte Morant non dovesse rispettare le aspettative che i Grizzlies ripongono in lui, allora questa stagione potrebbe rappresentare l’ennesimo anno di transizione e non l’inizio di un percorso di crescita.

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