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NBA 2018/2019: cadono Bucks e Sixers, male i Lakers. Passeggiate per Rockets e Warriors

James Harden - Foto Keith Allison CC BY-SA 2.0

La notte italiana di sabato 12 gennaio ha visto lo svolgersi di nove partite della regular season NBA 2018/2019. Notte di sorprese in NBA, con Milwaukee, Philadelphia e Lakers che cadono contro avversarie dal record inferiore. Non si può però non essere solidali con queste tre franchigie, alle quali sono mancati (inaspettatamente e non) tre pezzi da novanta, rispettivamente Antetokounmpo, Embiid e James. Affatto sorprese (anche se ci dovremmo sorprendere ogni notte) sono ormai Luka Doncic e James Harden: il primo piazza il game-winner, il secondo continua a battere il ferro finché è caldo, continuando il suo cammino di record in questa regular season. In ascesa Utah e soprattutto Donovan Mitchell che, dopo mesi di critiche sul suo conto, sta tornando il giocatore che ha portato al secondo turno l’anno scorso Utah. Vittoria troppo facile per i Warriors che massacrano i Bulls: fino a prova contraria sono ancora loro i strafavoriti (ricordiamo che fra quattro partite ritorna DeMarcus Cousins).

Milwaukee Bucks-Washington Wizards 106-113

Bradley Beal continua il suo stato di grazia con 32 punti, mentre Satoransky ottiene la sua prima tripla-doppia in carriera in una vittoria contro i Bucks privi di Antetokounmpo: il greco ha sofferto prima della partita di un infortunio all’anca e al quadricipite; il ceco, molto più fortunato, ottiene 18 punti, un career-high di 12 rimbalzi e 10 assist. Trevor Ariza segna 20 punti, includendo 18 punti nel secondo tempo, mettendo a referto sei triple. Stessa resa per Jeff Green, il quale termina con 4 su 7 dall’arco.
Khris Middleton mette a referto 25 punti per i Bucks, mentre Bledsoe conclude con 18 punti e 9 assist.
I Wizards non hanno mai rincorso la partita in seguito ai primi due minuti di gioco: dopo il 5-4 a 10:45 dalla fine del primo quarto vi è un parziale di 21-36 che concede a Washington un vantaggio di 14 a fine primo quarto (26-40), soprattutto grazie a 15 punti di Beal. Nel secondo quarto Brogdon prova a tenere a galla i suoi con un 4 su 4 al tiro che genera 11 punti: i Bucks sono a -10 a fine primo tempo (47-57). Il terzo quarto è aperto con un parziale di 8-0 per Milwaukee, complici 5 punti di Bledsoe. I Bucks si avvicinano e pareggiano ben due volte la partita in questo periodo, senza però mai andare in vantaggio: si arriva al quarto quarto con una partita in equilibrio (82-85). Un parziale di 3-8, dato da due triple di Green e un lay-up di Randle, dà la sgasata decisiva, con annesso margine a 8:50 alla fine (85-93). Milwaukee non riesce più a tornare sotto e alza bandiera bianca a 1:43 dalla fine: l’alley-oop di Satoransky regala a Beal una spettacolare schiacciata e a se stesso il decimo assist, con annesso +10 per i Wizards (101-111).
Washington termina la partita con 18 triple messe a referto, il massimo nella storia della franchigia, raggiunto col 54,5% e 33 tentativi: è la prima volta in stagione che i maghi tirano con più del 50% da tre. Migliorano il loro record in casa (13-7) e il record senza Wall (7-4), che tuttavia vanno a contrastare con il record non brillante in trasferta (5-18). Prima di viaggiare a Londra per la partita contro i Knicks, i Wizards se la vedranno sempre in casa contro Toronto.
Per quanto riguarda i Bucks sconfitta attesa per l’assenza di Antetokounmpo e lo stato di forma degli avversari: perdono terreno da Toronto, che anche questa notte ha vinto, ma rimangono sempre tre le partite in meno giocate dagli uomini di Budenholzer. La serie di gare in trasferta finirà lunedì sera ad Atlanta contro gli Hawks.

Atlanta Hawks-Philadelphia 76ers 123-121

Inaspettata sconfitta tra le mure amiche per Philadelphia (priva di Embiid): prima di questa notte erano la squadra con il miglior record in casa (18-3). I Sixers si buttano negli ultimi minuti, puniti dal rabbioso fadeaway di Collins che dà il vantaggio ad Atlanta a 25 secondi dalla fine. In seguito Jimmy Butler viene mandato in lunetta in seguito a una penetrazione a 2.4 secondi dalla fine: sbaglia il primo libero essenziale, ed è quindi costretto anche a sbagliare il secondo; il secondo libero va sul secondo ferro e cade nelle mani di Chandler, che ha un semplice tip-in sotto canestro, che tuttavia sbaglia clamorosamente. L’autore del canestro decisivo John Collins segna 25 punti, ma è Huerter a condurre in punti gli Hawks, con 29 punti e cinque triple.
Butler conduce i Sixers con 30 punti, mentre arriva la tripla-doppia da 23 punti, 10 rimbalzi e 15 assist per Ben Simmons.
La partita è equilibrata, rimasta punto a punto fino ai secondi finali. Nel quarto quarto un paio di triple di JJ Redick permette ai Sixers di pareggiare nei momenti in cui gli Hawks sembravano poter allungare, rispettivamente sul 103-103 e sul 108-108. Philadelphia va finalmente in vantaggio a 2:39 dalla fine con una tripla di TJ McConnell (118-119). Un floater al tabellone di Butler porta i suoi sul +3, ma arriva la tripla clutch di Huerter a 53.6 secondi dalla fine che dona il pareggio ai suoi (121-121). L’epilogo della partita è già noto.
Gli Hawks vincono la loro quarta partita nelle ultime dieci, ma ormai la differenza tra vittoria e sconfitta non incide in ottica tanking: Atlanta ha quattro squadre sotto di sé, ormai irraggiungibili, che ambiranno a una draft-pick più alta, ovvero Chicago, New York, Phoenix e Cleveland. Ospiteranno lunedì notte i Bucks.
Per i Sixers come già detto fuori Embiid a causa del dolore alla caviglia sinistra sofferto giovedì notte contro i Wizards: ha provato nel pre-game a riscaldarsi col dolore, ma ha dato forfait. Philadelphia senza di lui può perdere con chiunque, dato che il camerunense è il leader sia in punti (26.9) che in rimbalzi (13.4) della squadra. Al suo posto è partito in quintetto Mike Muscala, il quale ha segnato 11 punti dei 16 totali nel primo tempo. Prossima partita per la banda di Brown al Madison Square Garden contro i Knicks.

Cleveland Cavs-Houston Rockets 113-141

Nello primo scontro della stagione i Cavs  avevano sorpreso i Rockets 117 a 108, ma questa volta la partita ha ben poco da dire per quanto riguarda lo scontro in sé: davvero il match non è mai stato in discussione. Fa sempre tuttavia parlare di sé il Barba, che continua a scrivere record su record, con la tripla-doppia di stasera da 43 punti, 10 rimbalzi e 12 assist: quindicesima partita di fila con almeno 30 punti a referto (a una sola distanza dal record di Kobe Bryant di 16 partite nel 2003), tredicesima partita in stagione con almeno 40 punti (record di franchigia), di cui sette quarantelli nelle ultime nove partite. Dopo l’orrenda prestazione da 4 su 16 dal campo giovedì notte contro Milwaukee, stanotte c’è un 7 su 8 per Clint Capela, che somma 19 punti.
Per i Cavs il migliore è Ante Zizic, che entra dalla panchina per mettere a referto 18 punti. Seguono a ruota Osman e Sexton, rispettivamente con 15 e 14 punti.
I Rockets piazzano un season-high di 77 punti segnati in un tempo, 24 tra questi sono di James Harden: la stretta conseguenza di ciò è un vantaggio di 28 punti (49-77). A 7:41 dalla fine del terzo quarto Harden ha già raggiunto il trentello e 32 punti (58-91). Tre minuti dopo raggiunge il quarantello, mentre con 90 secondi mancanti al periodo raccoglie il suo decimo rimbalzo che gli concede la sua sesta tripla-doppia in stagione (la numero 41 in carriera). Con le otto triple di stanotte estende la striscia di partite con almeno cinque bombe a 12 partite (record NBA). Scontato dire che ad inizio quarto quarto (81-113) Harden, Capela e Tucker si sono accomodati in panchina.
Arrivano a dieci le partite di fila senza Chris Paul, sempre a causa del problema al tendine del ginocchio sinistro. Sesta partita di stop per Eric Gordon, a causa di una contusione al ginocchio destro. Sesta volta in stagione che i Rockets impattano 70 punti nel primo tempo. Ora per gli uomini di D’Antoni c’è la trasferta allo Staples, contro i Lakers.
Tra le file dei Cavs torna dopo tre partite Rodney Hood, dopo un dolore al tendine d’Achille: in 18 minuti ha sommato 6 punti, 2 rimbalzi e 2 assist. Ora Cleveland volerà in Florida, dove sfiderà gli Orlando Magic.

Dallas Mavericks-Minnesota T’Wolves 119-115

Debutto amaro in casa per Ryan Saunders, a causa dei 29 punti e dei 12 assist di Luka Doncic, il quale, oltretutto, segna la tripla decisiva a 23.9 secondi dalla fine in seguito a un azione rocambolesca. Lo sloveno segna sette degli ultimi nove punti per i Mavs. Barnes mette a referto 23 punti mentre mentre Powell segna i suoi primi sette tiri, terminando poi con 15 punti.
Doppia-doppia da 30 punti ed 11 rimbalzi per Karl-Anthony Towns, Wiggins stavolta non emula le sue due ultime prestazioni segnando 17 punti, mentre Okogie raggiunge un season-high di quattro triple e un totale di 15 punti.
Partita equilibrata nel primo quarto (28-26), che precede un allungo dei Mavs nel secondo parziale: merito di ciò va dato alla panchina, nella fattispecie a Brunson, Powell e Barea, che sommano 19 punti. Si va al riposo con Dallas in vantaggio di 11 punti (61-50). Gli uomini di Carlisle mantengono una buona distanza di sicurezza anche a fine terzo quarto (85-78). Lo stesso discorso vale per il quarto quarto fino a 5:50 dalla fine, momento in cui Barnes dà il +10 ai suoi con una tripla (105-95): in tre minuti Minnesota infila un parziale di 2-12 che pareggia la partita sul 107-107, grazie soprattutto a 6 punti di Towns. Brunson ferma l’emorragia con una tripla, dopodiché la partita passa tra le mani, come già, di Doncic, fino all’ultimo decisivo possesso: Dallas ha una rimessa sul – 1 (114-115), Doncic regala palla a Gibson che fa partire in contropiede Okogie, il quale tuttavia non riesce a controllare; controtransizione Dallas dopo che la palla è passata dalle mani di DeAndre Jordan a quelle di Doncic, il quale, senza alcuna coscienza, spara la tripla del sorpasso direttamente dalla transizione. Rose in seguito perde palla dopo una penetrazione in cui aveva cercato in area Towns. Barnes sigilla con due liberi la vittoria per Dallas.
Entrambe le squadre hanno ora un record di 20-22, non abbastanza per sognare concretamente i playoff, ma nemmeno troppo basso per poter rinunciarci già a metà regular season. Partite in casa per entrambe nel prossimo turno: Dallas ospiterà Golden State lunedì notte, mentre Minnesota attenderà i New Orleans sempre lunedì notte.

Los Angeles Lakers-Utah Jazz 95-113

In uno scontro decisivo ai fini della classifica, la spuntano i Jazz con 33 punti e un career-high di 9 assist per Donovan Mitchell (protagonista anche per un poster nei confronti di JaVale McGee). Ottima partita per tutto il quintetto di Utah, dove appaiono tre doppia-doppie: Gobert (12+18), Ingles (14+12) e Favors (15+13). Coach Snyder ha ricevuto inoltre una prestazione solida da Royce O’Neale, che ha raggiunto un season-high di 17 punti dopo un 5 su 12 dall’arco.
Affermare che Beasley è stato il top-scorer dei giallo-viola con 17 punti preannuncia quanto siano stati deludenti gli altri giocatori: Ingram e Kuzma, nonostante le ultime prestazioni, continuano ad essere discontinui (rispettivamente 15 e 11 punti a testa).
La partita si mantiene equilibrata fino ad inizio secondo quarto, dopo che Zubac segna due canestri consecutivi a 7:35 dalla fine del primo tempo (34-41): dopodiché, i Lakers non segnano un canestro per quasi sette minuti, finché a 55.1 secondi dalla fine del secondo quarto JaVale McGee mette un mini-jumper. La carestia dei Lakers porta a un parziale di 4-18 e a un +21 Jazz (38-59): in questo parziale c’è tanto Mitchell, che segna un paio di canestro, stoppa Kuzma in difesa e dà un assist in angolo per la prima tripla di Ingles. Nel terzo quarto vi è una reazione dei Lakers con un paio di canestro e un paio di liberi di Beasley, facenti parte di un parziale di 10-0: tuttavia, i Lakers non andranno mai sotto la doppia cifra di svantaggio. I Lakers mollano poi la presa a fine terzo quarto e a inizio quarto quarto, sprofondando fino a un -22 a 7:03 dalla fine (73-95).

James ancora assente nello Utah e, dopo i controlli di venerdì, è sicuro che salterà anche le prossime due partite (non proibitive) contro Cavs e Bulls. Persi totalmente Kuzma (0 su 8 dal campo nel primo tempo e 4 su 18 in totale) e Ingram (solo 3 punti segnati negli ultimi tre quarti). Los Angeles mette a referto solo 5 triple: troppo poco per essere vero.
Per Utah (ora solo a una partita di distanza dai Lakers) Favors raggiunge 3978 rimbalzi in carriera con Utah, passando Greg Ostertag e guadagnandosi il quarto posto all-time di franchigia. Quarta partita di fila con almeno 25 punti per Donovan Mitchell. Prossima partita per Utah sempre in casa, stavolta contro i Bulls.

Chicago Bulls-Golden State Warriors 109-146

Passeggiata di salute per i Warriors, che non fanno vedere palla per 48 minuti agli ormai arrendevoli e “tankeggianti” Bulls. Sfida dall’arco tra Klay Thompson (a fine primo tempo già a 24 punti) e Stephen Curry, con 7 su 11 per il primo e 5 su 11 per il secondo. Terminano rispettivamente con 30 e 28 punti a referto, giocando 25 e 27 minuti a testa. Il figlio di Mychal, dopo tre triple in 70 secondi, sembrava potesse ripetere la prestazione del 29 ottobre sempre contro i Bulls, nella quale aveva messo in essere il record NBA di 14 triple: ciò non è accaduto, ma vi erano molti presupposti per il contrario. Kevin Durant con 22 punti e 7 su 11 dal campo non ha bisogno troppo di sporcarsi le mani.
Per i Bulls prestazione comunque importante per LaVine con 29 punti (di cui 24 nel primo tempo) in soli 26 minuti. Oltre a Portis con 16 punti, poi, i Bulls non hanno alcuna prestazione di rilievo, con Markannen e Dunn che deludono.
I Bulls sono lasciati a 17 punti nel primo quarto, a fronte dei 43 segnati dai Warriors (tra cui 11 di Klay Thompson): i primi 12 minuti terminano con una tripla al tabellone di Jerebko da oltre centrocampo, che fa esplodere l’Oracle Arena. A fine primo tempo lo svantaggio e leggermente accorciato (55-76), ma davvero la partita agonisticamente è poca cosa da raccontare: a metà del terzo quarto, sul +35 Warriors (70-105), Kerr inizia a fare cambi per il garbage time; in quest’ultimo si mettono in rilievo Quinn Cook con 15 punti, Jordan Bell con 13 e Marcus Derrickson con 10 punti.
Dato più importante della serata è il sorpasso di Stephen Curry ai danni di Jason Terry nella classifica all-time di triple segnate: il 30 ora è a 2285, dietro solo a Reggie Miller (2560) e Ray Allen (2973). I Warriors non conducevano di così tanti punti dal 1991, quando contro Sacramento raggiunsero un vantaggio di 30 punti. Punti alla mano, Klay Thompson sembra essere tornato ai vecchi e conosciuti livelli: il prodotto di Washington State ora marcia a una media di 27.7 punti nelle ultime sei partite. Per Golden State prossima partita a Dallas, rincorrendo sempre il primo seed dei Nuggets.
Per i Bulls sesta sconfitta di fila: subiscono il più ampio deficit nel primo quarto della loro storia. Sono la squadra con la peggiore differenza tra triple segnate e subite in stagione, con un -103 di passivo: anche stasera, solo 9 triple segnate e 18 concesse. Per Chicago ora trasferta nello Utah, contro i Jazz.

Tutti i risultati di sabato 12 gennaio

Milwaukee Bucks-Washington Wizards 106-113
Atlanta Hawks-Philadelphia 76ers 123-121
Cleveland Cavs-Houston Rockets 113-141
Dallas Mavericks-Minnesota T’Wolves 119-115
Los Angeles Lakers-Utah Jazz 95-113
Chicago Bulls-Golden State Warriors 109-146
Indiana Pacers-New York Knicks 121-106
Brooklyn Nets-Toronto Raptors 105-122
Charlotte Hornets-Portland Trail Blazers 96-127

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