Ciclismo

Giro d’Italia 2022: l’analisi dettagliata del percorso

Trofeo Giro d'Italia (foto Twitter)

Il primo Grande Giro della stagione, come da tradizione, è il Giro d’Italia. La celebre Corsa Rosa, arrivata alla 105ª edizione, nel 2022 proporrà un totale di 3446 km suddivisi in 21 tappe di cui 19 in linea e 2 brevi cronometro (2ª e 21ª tappa). Come al solito, la difficoltà delle tappe è data dalle stelle. Per quanto riguarda questa edizione ci saranno: 3 tappe a 5 stelle, 6 tappe a 4 stelle, 4 tappe a 3 stelle (tra cui le due cronometro), 5 tappe a 2 stelle e 3 tappe ad una stella. Gli arrivi in salita saranno 6 (1ª, 4ª, 9ª, 15ª, 19ª e 20ª tappa) e i metri di dislivello totale ben 54.730, secondo divario dal 2000 ad oggi dopo il 2020. Mentre i metri di dislivello della 3ª settimana, quella di solito decisiva ai fini della classifica generale sono 22.980, quarto divario dal 2000 ad oggi, dopo il 2012, 2017 e 2020.

Per ogni tappa ci saranno 2 sprint intermedi, che metteranno in palio punti per la classifica a punti. In totale invece, i GPM saranno 47 e il Passo Pordoi, con i suoi 2239 metri sarà la Cima Coppi, ovvero il punto più alto toccato dalla corsa. I Gran Premi della Montagna sono divisi in categorie per difficoltà dalla 4ª (meno difficile) alla 1ª (più difficile). Verranno dunque proposti: 11 di 4ª categoria, 10 di 3ª, 11 di 2ª, 14 di 1ª e la Cima Coppa (sempre 1ª categoria, ma punteggio raddoppiato).

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La carovana dunque partirà dall’Ungheria, riproducendo fedelmente le tre tappe che avrebbero dovuto essere svolte nel 2020, se la pandemia da Covid-19 non fosse arrivata a scompaginare l’intero pianeta. Prima tappa del tutto pianeggiante con partenza da Budapest e arrivo posto al termine di una breve salitella di 5,5 km al 4,2% a Visegrad, dopo 195 km. Molto interessante anche la seconda tappa, una cronometro cittadina sempre a Budapest di 9,2 km che si concluderà, anch’essa, dopo un breve strappo di 1,3 km al 4,8%. L’ultima tappa ungherese è per velocisti puri intorno al Lago di Balaton, misura 201 km con partenza da Kaposvar e arrivo a BalatonfuredDa tenere sotto controllo però il vento che potrebbe creare divisioni all’interno del gruppo.

Giorno di riposo e trasferimento in Italia, precisamente in Sicilia, dove verranno disputate due tappe. La quarta, 172 km con partenza da Avola e arrivo in salita sull’Etna (23,3 km al 5,9%) che farà sicuramente selezione. La quinta, 174 km da Catania a Messina, con l’unica asperità di giornata, Portella Mandrazzi (19,6 km al 4%), posta a metà percorso che non dovrebbe fare selezione tra i velocisti.

Si lascia dunque l’isola e si risale lo stivale. La sesta tappa, Palmi-Scalea di 192 km è una tappa di trasferimento, abbastanza tranquilla, preludio ad una tre giorni molto intensa prima del secondo giorno di riposo. La settima tappa, Diamante-Potenza di 196 km avrà oltre 4500 metri di dislivello e sarà, molto più dell’arrivo sull’Etna, una tappa che dirà chi dei favoriti per la generale potrà continuare la propria rincorsa alla maglia rosa. 4 GPM dichiarati ed altre salite ne fanno una delle tappe più interessanti dell’intera corsa, tra cui la Montagna Grande di Viggiano (6,1 km al 9,6%) e l’arrivo posto su una rampa di 350 metri all’8% medio con punte del 13%. Classico “mangia e bevi” che resterà nelle gambe a più di qualcuno.

L’ottava tappa è un omaggio a Procida Capitale Italiana della Cultura 2022. Partenza e arrivo a Napoli, 153 km di continuo saliscendi, un circuito di 19 km da ripetere 4 volte e un dentello che scollinerà a 7 km dal traguardo: tappa ideale per i finisseur da classiche. La nona tappa, che chiude la prima settimana, è davvero tosta. Classico tappone appenninico di 191 km con oltre 5000 metri di dislivello. Partenza da Isernia e arrivo sul Blockhaus (13,9 km all’8,4% medio), in altre parole, l’arrivo in salita più duro dell’intera corsa che sicuramente riscriverà la classifica generale. Nella tappa, inoltre, si scaleranno il Valico del Macerone (3,1 km al 5,7%), Rionero Sannitico (9 km al 6,7%), Roccaraso (7,3 km al 6,1%), Guardiagrele (3,9 km al 5,3%), la salita di La Forca (8,9 km al 4,1%), Passo Lanciano (10,3 km al 7,6%), prima appunto dell’ascesa finale. Frazione da non sbagliare assolutamente per arrivare con il morale alto al giorno di riposo.

Nell’edizione 2021 Egan Bernal vinse proprio la frazione abruzzese numero 9, prese la maglia rosa e la portò fino a Milano.

La tappa numero dieci inaugurerà la seconda settimana: Pescara-Jesi di 196 km, ma non il miglior profilo possibile data l’innumerevole quantità di muri presenti tra Abruzzo e Marche. Prima metà di gara pianeggiante lungo l’Adriatico e poi deviazioni interne. Si passerà anche da Filottrano, paese del compianto Michele Scarponi, per omaggiarlo. L’ultima asperità sarà a 8 km dal traguardo dove potrebbe partire qualcuno, anche questa, classica tappa da finisseur.

L’undicesima tappa, Santarcangelo di Romagna-Reggio Emilia è invece una tavola da biliardo di 203 km dove si arriverà in volata. La dodicesima tappa, la Parma-Genova di 204 km, alla presentazione ufficiale, è stata considerata come una delle più intriganti dell’intera corsa, ma come spesso capita ultimamente, RCS ha deciso di modificarla in corsa. Via dunque il Monte Becco (10 km al 7%), con scollinamento a circa 20 km dal traguardo e dentro il valico di Trensasco (4 km all’8%) da cui si scollina quando di km ne mancano più di 30. Frazione perfetta per un fugone da lontano. 

La tredicesima tappa è una tappa di trasferimento particolare: Sanremo-Cuneo di 150 km che porterà i corridori in Piemonte. Altra tappa da fuga grazie al Colle di Nava (10 km al 6,6%) anche se dallo scollinamento mancheranno oltre 100 km al traguardo, quindi le squadre dei velocisti potrebbero attrezzarsi per ricucire la corsa.

Si arriva così alle ultime due tappe della seconda settimana: la quattordicesima Santena-Torino di 147 è stata disegnata splendidamente dall’organizzazione. Primi 70 km già abbastanza ondulati con Il Pilonetto (3,6 km al 7,2%) nel mezzo e poi inizia il vero divertimento con il circuito di Superga. Si entra nel circuito attraverso Parco della Rimembranza (3,8 km al 5,8%), ma GPM non dichiarato, per poi affrontare, due volte: Superga-Bric del Duca (5,1 km all’8.2%) e Colle della Maddalena (3,6 km al 7,3%). Potrebbero muoversi i big, ma è una tappa adatta ai corridori da classiche, con l’ultimo scollinamento a poco più di 15 km dal traguardo.

I big, probabilmente, si muoveranno nella quindicesima tappa: Rivarolo Canavese-Cogne di 177 km con quasi 4000 metri di dislivello. Classica tappa da Alpi Occidentali con salite lunghe ma pedalabili che celebra i 100 anni del Parco Nazionale del Gran Paradiso e presenta ben 46 km negli ultimi 80 tutti in salita. Si scaleranno in rapida successione: Pila-Les Fleurs (12,2 km al 6,9%), Vergogne (13,9 km al 7,1%) e Cogne (22,2 km al 4,3%) dove sarà posto l’arrivo che chiude la seconda settimana.

Dopo l’ultimo giorno di riposo, inizia la terza e decisiva settimana, che quest’anno presenta delle tappe a dir poco incandescenti. Si parte subito con la sedicesima tappa. La tappa regina del Giro 105: Salò-Aprica di 202 km e oltre 5200 metri di dislivello. Sarà la Wine Stage di questa edizione, un’occasione per far conoscere in Italia e nel mondo lo Sforzato, il prodotto simbolo delle cantine valtellinesi. La tappa non presenta un metro di pianura e si aprirà con la salita di Goletto di Cadino (19,9 km al 6,2%), lunga discesa verso Breno e ampio tratto in falsopiano tutto all’insù verso Monno, dove parte il terribile Mortirolo (12,6 km al 7,6%, con punte al 16%). Discesa tecnica fino a Grosio e ancora strada a scendere fino a Bianzone dove parte la salita di Teglio (5,6 km all’8,2%), non dichiarata come GPM, discesa verso Tresenda e quindi il Valico di Santa Cristina (13,5 km all’8%) dove presumibilmente saranno rimasti in pochissimi. Dalla vetta al traguardo soli 6 km, 4,5 in discesa e 1,5 in leggerissima salita al 2,3%, per una tappa che ridisegnerà completamente la classifica generale.

La diciassettesima tappa presenta un profilo davvero intrigante: Ponte di Legno-Lavarone di 168 km. Probabilmente i big si risparmieranno e tireranno il fiato in vista delle ultime due tappe di alta montagna, ma potrebbe essere l’occasione per chi è rimasto attardato di attaccare da lontano e recuperare tempo prezioso. La salita di Passo del Tonale (8,6 km al 6,3%), non indicata come GPM però, potrebbe essere il trampolino ideale per una fuga da lontano. Arrivati poi a Pergine Valsugana si scaleranno, in rapida successione, Passo del Vetriolo (12 km al 7,7%) e l’inedito Monterovere (8 km al 9,6%) dal cui scollinamento mancheranno solo 8 km al traguardo, tutti di strada ondulata. Potrebbe venir fuori davvero una bellissima tappa.

La diciottesima tappa è l’ultima occasione per i pochi velocisti in gara o per la classica fuga di metà gruppo che va a giocarsi la vittoria: Borgo Valsugana-Treviso di 152 km, dove i big si riscalderanno in vista delle ultime tappe.

E dunque si giunge alla prima delle tre tappe decisive dell’ultimo weekend: Marano Lagunare-Santuario di Castelmonte di 178 km. Tappa di media montagna con due colli di terza categoria nei primi 100 km che porteranno all’unico sconfinamento del Giro, in Slovenia. Qui partirà la tappa vera e propria e infatti, a 54 km dalla conclusione, si attaccherà quella che è forse la salita più dura di tutta la terza settimana: Kolovrat (10,3 km al 9,2%). È una salita che non concede respiro e sicuramente succederà qualcosa: è il punto migliore per attaccare e recuperare terreno o scavare ancor di più il solco con gli avversari. Al GPM si rientra in Italia e ci saranno 20 km di discesa tecnica e altri 15 di falsopiano, prima dell’ultima salita al Santuario di Castelmonte (7 km al 7,8%), ascesa dura ma non terribile.

La ventesima tappa è l’apoteosi per chi ama il Giro d’Italia: il classico tappone dolomitco. Belluno-Passo Fedaia (Marmolada) di 168 km. È una tappa che non ha bisogno di presentazioni e mette in scena l’essenza della Corsa Rosa: le Dolomiti e la bicicletta. Il Passo San Pellegrino (18,5 km al 6,2%) comincia dopo circa 60 km, da Cencenighe Agordino: è una salita pedalabile nel primo tratto e molto dura nel finale. Discesa verso Moena e quindi falsopiano in salita fino ad arrivare a Canazei, dove, a 57 km dalla conclusione, inizia il Passo Pordoi che con i suoi 2239 metri è la Cima Coppi dell’edizione 105, ovvero il punto più alto toccato dalla corsa. Salita pedalabile che nel ciclismo moderno non fa distacchi enormi, anche se, scalato come penultima salita dell’intera corsa, potrebbe mietere più vittime del previsto. 12 km al 6,8%. Dalla vetta lunga discesa di circa 30 km che porterà il gruppo a Caprile, dove inizierà l’ultima salita di giornata e del Giro: il Passo Fedaia-Marmolada (14 km al 7,6%), che torna sede di tappa a 14 anni dall’impresa di Emanuele Sella. Sarà la 15ª volta che verrà affrontato e non servono altre parole per descrivere la grandezza e l’immensità di questo passo, che termina proprio alle pendici della Regina delle Dolomiti: la Marmolada, che molto probabilmente incoronerà il nuovo Re del Giro d’Italia, nonché il successore di Egan Bernal, trionfatore nel 2021.

C’è un però, perché manca una tappa, ed è quella che potrebbe fare più male agli scalatori puri e rendere interessante la rimonta dei passisti-scalatori. La ventunesima ed ultima frazione infatti è una cronometro individuale di 17,4 km con partenza e arrivo a Verona.  Non è roba per specialisti, infatti di 17,4 km, 4,1 saranno in salita al 5,4% per salire verso Torricella Massimiliana e altrettanti in discesa, per rientrare in città. Risulterà decisiva solo se i distacchi sono estremamente contenuti.

Che dire allora, buon Giro a tutti.

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