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“La riqualificazione dell’area del Flaminio è un’impresa significativa: bisogna essere intraprendenti, perseveranti, determinati e coraggiosi. Oggi vediamo l’effetto di anni e anni di incuria e abbandono, situazioni protratte nel tempo, ma c’è la volontà di dare un contributo e un sostegno da parte di alcune realtà pubbliche e private: non è più il tempo della denuncia e dello sdegno, ma dell’assunzione di responsabilità e della collaborazione”. Queste le parole del presidente dell’Istituto per il credito sportivo Andrea Abodi, presente questa mattina allo stadio Flaminio di Roma per #wakeupflaminio, iniziativa promossa proprio da Ics e Retake Roma per la riqualificazione ambientale delle aree circostanti l’impianto. “Il messaggio che manda una giornata come questa è importante dal punto di vista civico: oggi i cittadini stanno cercando di recuperare quello che altri cittadini hanno provocato, ma prima di pulire bisogna non sporcare – ha sottolineato Abodi – Ognuno può fare la sua parte e il nostro rapporto con Roma Capitale è di grande collaborazione. L’amministrazione comunale sta elaborando un piano per capire cosa poter fare per recuperare lo stadio Flaminio. Per quanto abbia significati molto forti, una struttura da sola serve a poco. Bisogna vedere come interagisce con il territorio: a poche decine di metri c’è l’Auditorium Parco della Musica, un’eccellenza culturale, e c’è anche il Maxxi. Bisogna dialogare con il resto del territorio e il piano di valorizzazione che stiamo sviluppando insieme ad altri soggetti va esattamente in questa direzione: rendere il Flaminio connesso con il resto del villaggio olimpico. Risorse finanziarie? Il piano di sviluppo del villaggio ha bisogno di investimenti per circa cinquanta milioni di euro, ma il problema più importante sono le volontà”.