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Stanotte Eric Staal farà ritorno nella sua “vecchia casa”, la PNC Arena di Raleigh. Ecco un estratto della lettera di ringraziamento da parte dell’ex capitano ora attaccante dei New York Rangers.
“Qualche settimana fa sono andato alla PNC Arena, un paio di ore prima del puck drop come d’abitudine degli ultimi 13 anni. Ho salutato i parcheggiatori e mi son diretto verso lo spogliatoio e nel corridoio mi son fermato a parlare con membri dello staff, guardie e le solite persone che ho conosciuto da quando avevo 18 anni. In quel tempo ero un ragazzino eccitato e speranzoso d’intraprendere una grande carriera ma ora sono un uomo adulto con tre figli ed una serie d’innumerevoli ricordi. Sono entrato negli spogliatoio ed ho parlato con i vari allenatori, gente che è diventata parte della mia famiglia per la grande influenza che hanno avuto su di me nel corso di questi anni. Quando sono arrivato al mio posto c’erano i pattini e la mia maglia numero 12 che mi aspettavano. Una maglia con la quale son cresciuto, con la quale ho sudato, vinto, perso, versato sangue e lacrime. Una maglia nella quale la franchigia ha deciso d’aggiungere una speciale “C”, un onore che ogni giocatore vorrebbe inseguire. Dopo essermi preparato arrivò Ron Francis dicendo che voleva parlarmi nel suo ufficio. Sapevo che stava per accadere qualcosa e proprio in quel giorno, una giornata qualunque, con la solita “routine”, fui ceduto ai New York Rangers. Ron era la prima persona che volevo salutare e ringraziare con il cuore perché fu proprio la prima persona che puntò su di me e decise di darmi la possibilità di giocare nella National Hockey League dal 2004. Ambientarsi era davvero difficile ma tutti i compagni mi accolsero alla grande, come un uomo e non come un ragazzino appena uscito dalle “juniors”. In molti mi dicevano che Carolina non era una piazza da “hockey” ma quando iniziammo a vincere le prime partite, diverse persone si convinsero che questo team poteva andare avanti, il pubblico cresceva ed il tifo era sempre più presente. Quando vincemmo la Stanley Cup molte cose cambiarono, si creò un grande entusiasmo e la gente iniziò ad amarmi, era tutto ciò che volevo oltre al fatto che Raleigh diventò la mia casa definitiva. E’ vero che la mia carriera non ha vissuto grandissimi momenti negli ultimi 2/3 anni ma posso dire di aver amato e vissuto con gioia ogni singolo momento da Hurricanes. Un’altra persona fondamentale per me fu Cam Ward. Giocare con lui è stato davvero speciale, un grandissimo portiere ma prima di tutto una persona straordinaria. Salutare lui e mio fratello Jordan è stato davvero doloroso ma la cosa più strana è che ora sono arrivato nella grande mela dove ho trovato l’occasione per giocare assieme all’altro mio fratello, Marc. Ed ora nella mia nuova avventura cercherò di tornare ad esser una pedina importante e non un “peso” per le ambizioni della squadra. E’ difficile lasciare una piazza dopo 13 anni ma questo è il gioco dell’hockey e noi siamo dei professionisti che devono accettare le decisioni fatte per il meglio della squadra. Ma nonostante ciò non potrò mai rinnegare che Carolina sarà per sempre la mia casa”.