L’edizione 2016 del Miami Open verrà sicuramente ricordata per la pioggia di ritiri che sta interessando sia il tabellone maschile, sia quello femminile; sono infatti già dieci i giocatori che hanno dovuto arrendersi senza riuscire a completare l’incontro o, in alcuni casi, non scendendo nemmeno in campo.
Il caso più eclatante è senza dubbio quello di Rafael Nadal. Lo spagnolo ha alzato bandiera bianca sul 3-0 al terzo set per l’avversario, il bosniaco Dzumhur, dopo un crollo improvviso dovuto ad un calo di pressione per disidratazione. Per capire l’eccezionalità della situazione basti pensare che erano 443 partite che Rafa non si ritirava dal campo dopo aver cominciato un match, dai quarti di finale contro Murray agli Australian Open 2010.
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Le condizioni ambientali estreme stanno rappresentando senza dubbio un fattore: a Miami le temperature in questi giorni hanno oltrepassato i 30 °C, con un tasso di umidità addirittura intorno all’80%. Situazioni del genere si ritrovano di solito solo agli Australian Open, dove comunque negli ultimi anni si è tentato di ovviare il problema con la chiusura del tetto sulla Rod Laver Arena e l’Hisense Arena, o con l’interruzione del gioco nei campi aperti. “Mi sentivo confuso, fuori fase, spaventato. Alla fine la salute è più importante di qualunque torneo” ha riferito il maiorchino in conferenza stampa, ammettendo la difficoltà a giocare con questa situazione ambientale.
L’iberico non è stato l’unica vittima del grande caldo: finora infatti, per un motivo analogo, hanno abbandonato il loro incontro Stakhovsky e Bellucci nel tabellone maschile, oltre alla Bertens nel torneo femminile. Emblematico poi il caso di Sam Querrey, che ha terminato il suo match di secondo turno con Mannarino solo per onor di firma, apparendo però completamente esausto e privo di energie nel terzo set.
È evidente che, al di là del caldo umido in sé e per sé, una problematica non secondaria sia legata al passaggio dalle condizioni di Indian Wells, con un clima sempre piuttosto caldo ma molto secco, quindi più facilmente gestibile in campo rispetto a questa tipologia di clima opposto che troviamo in Florida. Una voce fuori dal coro, su questa tematica, è stata quella della numero uno femminile Serena Williams, che ha dichiarato di essere abituata a questo caldo umido, anzi di trovarsi particolarmente a suo agio.
Se sommiamo le già citate defezioni a quelle di Roger Federer (gastroenterite), Jelena Jankovic (problema alla spalla), Aljaz Bedene (problema al polso), Belinda Bencic (problema alla schiena), Rajeev Ram (altro guaio fisico) e Ivan Dodig (qui c’è qualche dubbio in più sulle motivazioni, il croato era sotto 5-0 al terzo e non aveva mai richiesto un medical timeout), è chiaro che gli organizzatori del torneo di Key Biscayne non possono essere certamente contenti.
Il problema quindi, andando oltre ai singoli casi legati al caldo, si allarga alla “solita” tematica del calendario troppo fitto di impegni e della difficoltà di effettuare una corretta programmazione, con poco tempo a disposizione per allenarsi in modo adeguato sia nella pre season, sia tra un torneo e un altro. Alcuni giocatori, sia a livello maschile sia femminile, si erano già espressi sulla questione alla fine della scorsa stagione, auspicando una riduzione dei tornei ATP e WTA, con la possibilità di avere tre mesi pieni di stop per conciliare il riposo post season con la preparazione per l’annata successiva.