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Tennis, scommesse: il pericolo viene dai tornei minori

I tornei minori di tennis di solito vedono giovani rampanti che iniziano le loro rispettive carriere tra sogni, speranze ed illusioni. Ma i montepremi sono bassi, visto che sono i tornei più bassi a livello “pro”. Si chiamano Futures, dove ovviamente non esistono le telecamere, se non qualche streaming sporadico. Eventi che però stanno diventando importanti per la cronaca visto che la parola più usata al momento è scommesse. Da quanto apprende Agipronews da alcuni bookmaker, questi piccoli tornei incidono per il 70% sul totale del betting sul tennis, mentre il 30% va sui tornei maggiori (Slam, Atp Masters 1000, Atp 500 e 250). Il mondo al contrario, in nessun altro sport c’è questo ribaltone, neanche nel calcio. Un’altra caratteristica fondamentale è che il tennis arriva  solamente al 6% nelle giocate pre-match, mentre “live”, ovvero con i match in pieno svolgimento, si arriva anche al 35% del peso. Nessun altro sport ha un peso così rilevante, neanche il calcio. Il “live betting” arriva addirittura al 90% sul totale. Un’arma che però può risultare a doppio taglio visti i presunti casi di corruzione svelati dall’inchiesta della BBC e di BuzzFeed News. Dopo il terremoto dello scorso mese, la Tennis Integrity Unit – organismo di cui fanno parte le principali federazioni tennistiche (ITF, ATP e WTA) e gli organizzatori dei quattro maggiori tornei internazionali (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open) – è stata ascoltata nei giorni scorsi dalla Gambling Commission britannica: dai dati illustrati, prosegue Agipronews, è emerso che l’aumento delle segnalazioni per le scommesse sul tennis, a livello internazionale, è cresciuto dai 14 del 2012 ai 246 del 2015, con Argentina, Cile e Russia tra i Paesi a maggior tasso di anomalie.

Secondo Nigel Willerton, direttore della Tennis Integrity Unit, i tornei dello Slam hanno dato origine a solo cinque segnalazioni negli ultimi tre anni (e solo una da Wimbledon), mentre le segnalazioni crescono nei tornei minori, in particolare i Futures, eventi del circuito ITF rivolti soprattutto a tennisti juniores e che contano centinaia di gare ogni anno. Un numero spropositato di eventi (più di 600 tornei in 77 paesi per la parte maschile) che però, come abbiamo detto in precedenza, non garantiscono ai giocatori guadagni troppo elevati, spesso non si riesce a recuperare neanche il denaro investito sulla trasferta. Infatti i premi sono compresi tra i 100 euro per chi passa agli ottavi, fino a 1.800 euro per chi vince i tornei di categoria più bassa. Nel caso dei Futures, inoltre, la vittoria non comporta sempre un avanzamento del ranking, fondamentale per la promozione ai tornei maggiori o comunque il salto è contenuto a livello di classifica. I bookmaker europei hanno adottato da tempo contromisure attraverso sofisticati sistemi di alert, ma la battaglia è ancora lunga visto che la gran parte delle giocate sui tornei minori passa da società di scommesse con credenziali non sempre “certificate”, localizzate soprattutto in Asia o nei Paesi caraibici. Secondo quanto riferito alla Gambling Commission, molte delle giocate sui Futures sono indirizzate su Pinnacle, con sede a Curacao, che non ha sottoscritto alcun memorandum d’intesa con la Integrity Unit al contrario di altri bookmaker. Un’osservazione a cui la società ha risposto, spiegando che la riluttanza a sottoscrivere il memorandum nasce da dubbi sulla tutela della privacy dei clienti, ma che Pinnacle “è assolutamente disposta a collaborare con la Tennis Integrity Unit”.

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